La vita di un’adolescente è fatta di mille sfumature e tutte sono brillantemente raccontate da Sex Education, la serie che salverà i Millennial dalla diseducazione sessuoaffettiva. Quello che forse non ci saremmo aspettati, dalla serie tv di Netflix che ha infranto ogni tabù, è che ci insegnasse cos’è una molestia sessuale. A noi, che siamo adulte e adulti. A noi che abbiamo incontrato il lupo e da anni conviviamo con la consapevolezza che tutto questo ci abbia segnato per sempre. Eppure serviva Aimee Gibbs a spiegarci, davvero, come si affronta un trauma del genere.
Vi prego di non proseguire nella lettura se non siete in pari con la serie tv: ci sono spoiler sul finale.
Chi è Aimee Gibbs
Uno dei personaggi di Sex Education più amati dal pubblico, Aimee ci è apparsa nella prima stagione come la classica adolescente svampita. Un po’ bulla e un po’ troppo insicura per ammettere che a lei, i tipi “strani” del liceo in fondo piacciono. Insomma, una teenager come tanti nel mondo edulcorato e super queen di Sex Education. Una ragazzina britannica, goffa e un po’ stupidotta che pian piano scopre la sua reale personalità indipendente dalla cricca dei ragazzi “in” e dal fidanzato con cui non ha una reale connessione emotiva.
Invece Aimee è molto di più, e nel corso delle stagioni si svela come una creatura complessa, con una mente a tratti brillantemente nonsense e una personalità frizzante in grado di conquistare tutti. Non le basterà a evitare una delle più gravi – e più comuni – esperienze che moltissime adolescenti fanno. Nell’Inghilterra onirica di Sex Education così come nel nostro vivere quotidiano, a pochissime elette viene risparmiato di scoprire cosa sia una molestia sessuale. E perfino Aimee deve farci i conti.
Cos’è una molestia sessuale – per Aimee e per noi
Nel corso della serie tv, Aimee vive quello che molte adolescenti di tutti i mondi reali e immaginati prima o poi affrontano: una molestia sessuale. Uno sconosciuto si masturba su di lei nel bus che prende tutti i giorni per andare a scuola. I jeans, i suoi preferiti e macchiati dall’orrenda prova di quella molestia, diventano la rappresentazione sempre vivida del trauma.
Non basta riderci su, come Aimee spesso fa. Non basta neanche nascondere i jeans in fondo all’armadio. Il trauma è dentro di lei, per sempre parte di lei, e non si supera con una scrollata di spalle. Non basta neanche il supporto, per quanto prezioso, del suo fidanzato e delle sue amiche. Aimee ha bisogno di terapia. Ed è qui che scopriamo quanto la storyline di questa teenager ci tocchi veramente da vicino.
Jean Milburn, la terapeuta che ha parlato direttamente con noi
È una semplice frase di Jean, uno dei personaggi adulti di Sex Education, a riportarci nel terreno della realtà. Jean è una sessuologa e psicoterapeuta, madre di uno degli amici di Aimee a cui lei si rivolge per capire cosa le sta succedendo. Perché non riesce più ad amare il suo corpo, ad avere un’intimità con il suo fidanzato, nemmeno a indossare quei jeans, dopo la molestia. Durante la seduta di psicoterapia, viene fuori quello che mille volte ci siamo dette, chissà se a voce alta, pensando ai nostri traumi. Cos’è una molestia sessuale? È forse una dimostrazione di quanto siamo ingenue, sciocche, troppo pronte a sorridere a chicchessia, troppo amichevoli, troppo qualcosa? Jean nel migliore e più umano dei modi.
Quello che ti è successo non ha niente a che vedere con il tuo sorriso e con la tua personalità. Ha a che vedere solo con l’uomo che lo ha fatto. E non è, assolutamente, colpa tua.
Questa frase è un sospiro di sollievo collettivo, che si alza da tutte le persone che hanno visto e vedranno la serie e hanno pensato e penseranno: Allora neanche quello che è successo a me è stato colpa mia.
Non tornerai ad essere come eri – perché adesso sai cos’è una molestia sessuale
C’è un prima e un dopo, nella vita di ogni persona che abbia subito una molestia. E non sempre coincide esattamente con il momento in cui è avvenuta. Soprattutto se è successa in un momento in cui eravamo troppo piccole, troppo fragili, troppo ingenue. È il momento in cui ci rendiamo conto di quello che è successo, a fare da spartiacque.
Vorrei tornare a essere la me stessa di prima – dice Aimee alla sua terapeuta. E lei le risponde nell’unico modo possibile: non succederà. Esiste un prima e un dopo ed esiste anche un durante. Il percorso di guarigione di Aimee, il percorso che ognuna di noi può fare. Ma che non ci riporterà esattamente al punto di partenza.
Il percorso di guarigione e l’arte come terapia
Per Aimee, quel percorso avviene gradualmente in diverse stagioni. Prima con l’aiuto delle amiche, poi con la psicoterapia, poi con un diario della riscoperta intimità con suo stesso corpo, infine con l’arte. Cosa voglio che dica la mia arte? Che le donne non devono avere paura. Una cosa semplice e terribile. Quando hai 17 anni come quando ne hai 30, 40, 70. È difficile credere che non dovremmo avere paura, eppure è indispensabile. Si chiama fear gap, quella differenza (l’ennesima) tra uomini e donne nel semplice vivere quotidiano. A loro non sono toccate in sorte le paure continue che noi viviamo quando siamo nel mondo. Ne avranno altre, questo è certo, ma non sono le nostre*.
Scoprire chi sei, dopo la molestia
Che sia stato un episodio o anni di abusi, che sia successo tempo fa o ieri, devi imparare ad affrontare te stessa e a scoprire chi sei dopo la molestia. Aimee lo fa in una maniera incredibilmente matura per una ragazzina liceale (una svampita, per giunta). Decide di prendersi tempo per sé. Esplora il suo corpo. Riscopre la sua sessualità. Allontana qualsiasi contatto intimo finché non si sente pronta. E trova un’alleata preziosa nell’arte. Per lei è la fotografia, per noi può essere qualsiasi altra cosa. Il servizio fotografico della puntata finale, quello in cui dà fuoco ai suoi amati jeans, è l’emblema di quella riscoperta. Ha messo via il simulacro di quel trauma, ma non sarà mai più la stessa. Lo riconosce, lo accetta, ricomincia ad amarsi e ad amare.
Scoprire cos’è una molestia sessuale in una serie tv per ragazzini
È emblematico che Sex Education non abbia avuto in Italia il successo poderoso di altre serie tv. Si tratta di una serie su liceali in un mondo irreale di qualche campagna inglese super-progressista. Quanto di più lontano ci sia dalla dis-educazione sessuoaffettiva che gli italiani hanno avuto e continuano ad avere. Qui non si tratta di politicamente corretto, non si tratta di cavalcare l’onda del #MeToo (come qualche orrendo articolo sui giornali italiani ha titolato). Si tratta di educazione sessuale vera.
Dopo l’estate devastante della nostra Italia in cui gli stupri, di gruppo e non solo, hanno martoriato le tv e le menti di chiunque sia sopravvissuta a un abuso, è importante ricevere questo tipo di educazione. Se i nostri Governi, le nostre scuole, le nostre famiglie non vogliono impartirle, saranno le serie tv a spiegarci cos’è una molestia sessuale e cosa può significare nella vita di una ragazza, di una donna. Purché lo impariamo.
*Parlo al femminile non per sminuire le esperienze traumatiche maschili, ma per rimarcarne la chiara e differente natura.