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Uscito da pochi giorni, è già l’ossessione trash di tutte le amanti delle serie in costume. Ma Bridgerton è una storia vera? E perché poi ci interessa saperlo? Ecco le mie riflessioni sulla serie tv e sull’ossessione odierna per l’accuratezza storica.

Bridgerton storia vera e romanzetto Harmony

Bridgerton non è tratto da una storia vera ma da una serie di romanzi, pubblicati da Julia Quinn a partire dal 2000. Quindi partiamo dal principio: si tratta di finzione, e non solo. Quelli che iniziano con “Il duca ed io” e da 3 sono diventati 8 romanzi dedicati alla famiglia Bridgerton sono pura finzione storica.

Nella definizione letteraria americana andrebbero sotto l’etichetta di “historical romance”. Eh sì, non solo Bridgerton non è una storia vera, ma è pure americana. Non per denigrare i cugini d’oltreoceano eh, ma va ricordato che questa storia d’amore ambientata nella Londra di inizio 1800 non è stata scritta da un’autrice britannica. Giusto per mettere le cose in prospettiva.

Di cosa parla Bridgerton?

La famiglia del titolo è protagonista di 8 romanzi e, dal giorno di Natale, di una fortunatissima serie tv Netflix. Non va dimenticato che a produrre il gioiellino è stata Shonda Rhimes, una che di drammoni americani se ne intende (è la creatrice di Grey’s Anatomy e Scandal, per dire).

La storia inizia con la più grande delle fanciulle, Daphne, pronta a debuttare in società. La stagione mondana nella Londra dell’era Regency è alle porte e una misteriosa scrittrice, Lady Whistledown, si diverte a diffondere pettegolezzi e scandali tra le famiglie della buona società.

Insomma, è un Gossip Girl prima che esistessero i blog. Se Lady Whistledown fosse un personaggio dei nostri tempi, sarebbe Alfonso Signorini.

Quindi Bridgerton è una storia vera?

Ma come potrebbe esserlo, ragà? Ma perché dovrebbe esserlo? Bridgerton e la storia vera sono come il succitato Alfonso Signorini e la deontologia giornalistica: si conoscono di sfuggita.

E non è questo il bello? In Bridgerton c’è la storia vera della stagione dei matrimoni, dell’imbarazzante quanto vitale rituale del corteggiamento tra aristocratici britannici. E poco altro.

Il resto è un romanzetto Harmony infarcito di scene hot, dettagli storici decisamente inaccurati, canzoni di Ariana Grande ri-arrangiate per quartetti d’archi e bellissimi, splendidi vestiti in stile Regency.

Perché l’accuratezza storica ci ossessiona così tanto?

Perché, ogni volta che vediamo una serie tv o un film tratto da una storia vera o semplicemente in costume, abbiamo questa ossessione di suddividere realtà storica e finzione narrativa?

Abbiamo perso il gusto per una bella storia un po’ trash, leggera e senza pretese? Da quando ci siamo convinti che una serie tv debba insegnarci la storia?

Tutto è cominciato con i film in costume e poi con le serie tv (The Crown ha una bella fetta di colpa qui). Finiamo di guardare una puntata e corriamo su Wikipedia a cercare come siano andate veramente le cose.

Storia vera e finzione narrativa possono coesistere

Anzi, devono coesistere. In tante serie tv così come in Bridgerton la storia vera fa da contorno a vicende di puro intrattenimento. Chi se ne frega, se la famiglia dei protagonisti è vissuta realmente a Londra o no?

Abbiamo tutta questa necessità di puntare il dito contro la presenza o meno di nobili di colore alla corte di Re Giorgio III? Se sì, studiamo la storia della Regina Charlotte, effettivamente considerata la prima royal di sangue africano. Una serie tv o un film in costume possono spingerci a scoprirne la storia vera, ad informarci sui fatti, a conoscere personaggi affascinanti.

Ma dovremmo smetterla, davvero, di confondere realtà e finzione. Una serie tv è una serie tv, non è un documentario. Se guardando The Favourite ci ha incuriosito la figura della Regina Anna, cerchiamo un documentario o una biografia ufficiale. Studiamo la storia. Ma separiamola dal puro intrattenimento.

Quindi la scena dello stupro…?

In Bridgerton la storia vera è la cornice di personaggi e vicende (neanche così entusiasmanti, se proprio vogliamo dirla tutta) che di reale hanno ben poco.

Quindi no, bambini, non possiamo giustificare lo stupro condotto da Daphne nei confronti del Duca di Hastings. Ecco la scena più controversa della serie tv (che pure, a quanto pare, è presa interamente dal romanzo).

Possiamo perdonare Daphne Bridgerton per aver costretto il marito a un rapporto completo, nonostante lui non volesse figli? No. O meglio, sì, nella misura in cui consideriamo che sia Daphne che il marito sono personaggi di fantasia. Ma uno stupro è uno stupro. E quindi sì, fantasticate pure su una storia d’amore alla Bridgerton, ma evitate di bucare i preservativi a vostro marito, ecco.

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