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cos'è il politicamente corretto

Spoiler: non quello che pensi tu. “Politicamente corretto” è un’espressione nata, pensa te, in ambienti dittatoriali. Ci sono diverse versioni della sua prima attestazione, legate alla rivoluzione russa marxista-leninista oppure alla Germania nazista. Ci si riferiva a un ideale di correttezza politica perfettamente introiettata, che non permetteva sbavature o incrinature di nessun tipo. Insomma sì, la dittatura. In cui tutti devono pensare e dire e fare esattamente le stesse cose, stabilite da un potere che “cala dall’alto” le sue decisioni. Ti pare che assumere un’attrice nera per fare La Sirenetta sia dittatoriale? Ma aspetta, stiamo correndo un po’ troppo.

Cos’è il politicamente corretto oggi

da www.treccani.it

Oggi si usa questa espressione per definire tutto ciò che, parliamoci chiaro, non sia bianco, eterosessuale, cisgender, normodotato. Sai dirmi come siamo arrivati a tutto ciò? Io no, onestamente, e ho fatto un po’ di ricerche. Questo non è il risultato di quelle, inconcludenti e frustranti, ricerche, ma il frutto di una riflessione personale. Nessun sociolinguista è stato maltrattato per scrivere questo post. E nessuna sociolinguista.

Eccoci già arrivati al primo nocciolo della questione: i sociolinguisti? o i sociolinguisti e le sociolinguiste? oppure ə sociolinguistə? Sai cosa? Non importa. Quello che interessa alla maggioranza della popolazione occidentale in questo momento (voglio sperare che sia la maggioranza, almeno) è smettere di chiudere la gente in una scatola.

Le scatole in cui siamo chiusi (anche tu, anche io)

Sei nato o nata in Italia? Hai la carnagione chiara? Il tuo o la tua attuale partner è di genere diverso dal tuo? Tu ti riconosci nel genere in cui sei nato o nata? Hai un corpo conforme agli standard di bellezza occidentali? Hai una qualche disabilità o neurodivergenza? Professi una religione diversa da quella cristiana cattolica o addirittura nessuna religione? Provieni da una famiglia diversa da quella tradizionale (mamma, papà, 2 figli e mezzo rigorosamente biologici? Sai che ognuna delle risposte a queste domande ti infila in una scatola ben precisa?

Per moltissimo tempo quella scatola è stata la stessa per tutti: quella della spazzatura. Chiunque non rientrasse nel perfetto stereotipo della persona bianca, eterosessuale e cisgender, normodotata e con un corpo conforme, nata e cresciuta nel culto religioso cattolico e in una famiglia tradizionale andava buttato via. Parlavamo del nazismo, ricordi? Beh, quell’ideologia è andata avanti per un bel po’ oltre la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ce la siamo portata dietro per decenni, fino a pochissimo tempo fa.

Se non sei rappresentato, non esisti

Qui non parliamo ovviamente di soppressione fisica della diversità. Quei tempi, almeno in Occidente, almeno in Europa, almeno in Italia, sono passati. E anche noi siamo passati a scatole meno ingombranti, meno invadenti nella nostra vita. Invece di buttare via tutti coloro che non rientravano nello stereotipo di cui sopra, ci siamo limitati a far finta che non esistessero.

Ma tu lo sai che vuol dire, essere invisibile? Se anche a solo una delle domande precedenti hai risposto sì, lo sai. Ti dirò di più: pure se sei una donna e perfettamente rientrante in tutti gli altri stereotipi sei comunque deviante dalla norma, sei altro, sei anomala. La normalità esatta è l’uomo, bianco cisgender di buona famiglia e blablabla. Il maschilismo interiorizzato è una cosa brutta. Ma questo è un discorso per un altro post. Rimaniamo sul politicamente corretto, se no ci confondiamo.

Se il politicamente corretto non fosse quello che pensi tu?

Dicevamo, invisibilizzazione di chiunque non sia “normale”. Sulla concezione di normalità e sulla creazione di questo concetto lascerei parlare chi ne sa più di me. Sono certa che, quando dico persona normale tu abbia un’immagine ben precisa in mente. E quindi. Per decenni abbiamo pensato che quella persona, quella normale, fosse l’unica esistente. E non perché le altre non esistessero: perché ci è stato detto di non vederle, di voltarci dall’altra parte.

Sapevamo perfettamente che gli immigrati clandestini esistono, solo pensavamo che ignorandoli sarebbero scomparsi. E con loro le persone omosessuali, transessuali, disabili, neurodivergenti, povere. Strane. Non normali. Invece, pensa un po’, quelli hanno continuato ad esistere. Non solo esistono, proprio all’interno delle nostre società, ma hanno avuto anche il coraggio, in diversi periodi della storia recente, di dire siamo qui, smettila di ignorarci.

Il centro del mondo e tutti i suoi margini

Ed ecco cos’è quello che tu chiami politicamente corretto. La percezione, diffusa e istituzionalizzata, che le persone che per decenni hai voluto invisibilizzare siano visibili. Ops. Qualcosa è andato storto nella tua visione del mondo, mi sa. Ti trovavi esattamente al centro e potevi benissimo fingere che esistesse solo quello. Il centro esatto e nulla più. Tutto inizia e tutto finisce con te.

Invece siamo arrivati noi, gli orribili individui che ti sottopongono a torture quotidiane. Cose indicibili, che mai avresti pensato potessero accadere nella tua vita perfettamente normale. Tipo, che so, il fatto che in nazionale giochi gente che ha un cognome diverso da Rossi. Oppure che le fiabe da sempre incentrate su di te e solo su di te vengano allargate a platee più ampie. Che disastro, vero? C’è addirittura chi inserisce in un film o in una serie tv un personaggio trans, senza che questa sia la parte centrale della sua storyline. Ci sono pubblicità con donne grasse in tv, che non riguardano creme dimagranti o negozi per “taglie forti”. Ti pare normale? Certo che no.

Quando finirà il politicamente corretto?

So che te lo chiedi, sei disperato. Oppure disperata. Mamma mia, quando mi sarà risparmiata questa indicibile tortura di vedere storie diverse dalla mia raccontate in tv, al cinema, nei libri? Quando smetterò di vedere per strada persone che non mi somigliano ma pretendono di essere cittadine del mio Paese? Quando tornerò ad essere io il centro del mondo?

Ho una brutta notizia per te. Non succederà mai più. Almeno finché i Paesi in cui viviamo non saranno delle dittature, e vorrei che riflettessi molto su questo punto, non sarai mai più il centro del mondo. Anzi. Non sarai mai più l’unico centro del mondo. “Ognuno di noi è il suo centro del mondo“, canta Ligabue, e ha ragione. Tutte le storie di tutte le persone diverse da te sono il centro del loro mondo. E hanno diritto di essere raccontate, ammirate, criticate e di avere accesso a tutto ciò che finora è stato solo tuo. La cultura pop, la pubblicità, le riviste, i ruoli di potere. Stacci, oppure muori pazzo. Cordiali saluti.

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