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estetica del cinema, una scena di Saltburn

Abbiamo dimenticato cosa sia l’estetica del cinema? A volte sembra proprio di sì. Per esempio quando guardiamo Saltburn, il film evento di Emerald Fennell bello, bello da impazzire. Abbiamo smesso di guardare la bellezza per quello che è – bellezza e basta – cercando ossessivamente il significato, la lezione, la morale?

Perché ultimamente abbiamo perso di vista l’estetica del cinema

La mia personale teoria è che… facciamo troppe teorie. Ogni episodio di ogni serie tv, ogni frammento di ogni pellicola, perfino ogni videoclip di una popstar vengono analizzati a fondo fino a perdere il senso della bellezza pura. Mi spiego meglio. Sto studiando Sociologia della Cultura (neeeeerd) e c’è un interessante filone di studiosi e studiose che collegano il fan dei giorni nostri alla figura del detective.

Da Edgar Allan Poe ad Agatha Christie, nella storia della letteratura il detective ha caratteristiche precise. Si tratta di un individuo cinico, poco propenso a lasciarsi trascinare dall’emozione (seppur più o meno simpatico a seconda dei casi) e attento ai dettagli. Così siamo diventati noi fan della cultura pop. Grazie soprattutto ai social media, siamo tutti e tutte wannabe critici cinematografici. Di ogni cosa che guardiamo cerchiamo il significato, l’easter egg, la morale, la critica sociale che l’autore o l’autrice avrebbero impresso al loro lavoro. E se non fosse così?

Una scena di Saltburn, di Emerald Fennell

L’arte per l’arte

Boh, forse sono un po’ bohémien quando penso all’arte per l’arte, alla bellezza per la bellezza. Quando guardiamo la fotografia mozzafiato di Saltburn, ci interessa davvero capire il senso di quella scena all’interno della trama? Quando Anya Taylor-Joy addenta il suo cheesburger in The Menu, ha senso fare dietrologia sulla lotta di classe? A volte sì e a volte no.

Per esempio questi due film, per me estremamente simili come stile e temi, partono da presupposti diversi. ATTENZIONE SPOILER PER ENTRAMBI I FILM!

Lo chef di The Menu ha programmato la cena perfetta, ideando per mesi il menù eprfetto e la sua perfetta conclusione: la morte di tutti i commensali. Oliver in Saltburn, invece, parte dall’ossessione, dall’odio-amore per Felix e un po’ va a caso in base a quello che succede e a come si presentano i membri della famiglia Catton e i loro amici.

Una scena di The Menu, di Mark Mylod

Eat the rich, la critica sociale e l’estetica del cinema

Siamo ormai abituati, dicevamo, a cercare la critica sociale in tutto quello che vediamo. Forse perché abbiamo la tendenza a fare i fan-detective, forse perché il mondo del cinema e della tv sta effettivamente eolvendo verso una continua ricerca di senso e di spiegazione di ciò che fruiamo come spettatori. Però non sempre dietro un film c’è un reale intento di critica sociale. Non sempre un’opera di intrattenimento o un’opera d’arte deve spiegarci la vita.

Emerald Fennell, per esempio, lei stessa appartenente alla classe più agiata della Gran Bretagna di un tempo (la sua festa di 18 anni è stata citata da Tatler, per dire), sostiene di non aver pensato affatto alla lotta di classe scrivendo Saltburn. Il suo, ha detto in un’intervista, è un film sul desiderio. E io non ci credo, perché è vero che potrebbe essere scema lei o potremmo essere scemi tutti noialtri, però questa è la stessa donna che ha scritto e diretto Promising Young Woman. O è improvvisamente scimunita nel corso di qualche anno, oppure un sotterraneo tema di Eat the Rich c’è anche in Saltburn. Il punto è che non ci interessa, non dovrebbe interessarci.

La bellezza perfetta e disturbante di Saltburn non ha bisogno di altro

Saltburn è bellissimo, ok? Dico bellissimo in un modo quasi doloroso, sicuramente grottesco e disturbante, ma perfetto. Non c’è una scena che non sia una lezione di estetica del cinema. E quindi. Chi se ne frega del messaggio, della trama, della critica?

Facciamo un esempio forse più semplice. Una persona che non sa nulla di arte, che non conosce l’Impressionismo, che non ha idea di chi sia Monet, si imbatte in uno dei quadri della serie Ninfee. Il quadro gli sembrerà meno bello perché non ne capisce il contesto? O penserà lo stesso di trovarsi davanti a una cosa esteticamente straordinaria?

Un quadro della serie Ninfee, di Claude Monet

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