Come termina la storia?
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Oltre a un enorme buco nel petto dico, cosa ci lascia la fiction Rai con Jasmine Trinca che ha magistralmente interpretato il romanzo di Elsa Morante? Se, come me, non hai letto il libro, probabilmente ti ha stupito vedere come termina La Storia. La serie tv segue quasi perfettamente le vicende del romanzo di quasi 700 pagine – certo rendendole più facilmente digeribili alla sensibilità televisiva, ma senza per questo fare sconti.

Attenzione agli spoiler andando avanti nell’articolo!

Come termina La Storia?

Il finale del romanzo e della serie tv è amaro, lascia con una sensazione di sbigottimento che ti rimane appiccata sulla pelle. Almeno, questo è l’effetto che ho subito io e che, due giorni dopo aver visto l’ultima puntata, ancora non riesco a scrollarmi di dosso. Ma davvero finisce così? Non c’è altro? Siamo destinati al nulla? Ma andiamo con ordine. La Storia è un romanzo realista fin nel midollo, ma allo stesso tempo poetico. Si percepisce già dalla creazione dei personaggi, tutti piccoli eroi del quotidiano che si trovano a vivere un’avventura più grande di loro.

La Seconda Guerra Mondiale è infatti lo sfondo e lo spettro delle vicende, si annida tra le case diroccate e le uniformi nazifasciste, tra la fame dei personaggi e le piccole meschinità che permettono di sopravvivere. La protagonista indiscussa è Ida Ramundo, una maestra elementare davvero piccola nella statura e nel peso specifico che ha sulla Storia. Quella con la S maiuscola. La attraversa e ne rimane vittima, la tocca con mano attraverso il figlio Nino, prima fascista e poi partigiano; con il bombardamento del suo quartiere e della sua casa; con uno stupro che la lascia fiaccata nello spirito ma le regala anche una nuova vita.

Chi è il bambino Useppe di La Storia?

Se Ida è il personaggio principale, i suoi comprimari sono tutti affrescati con una delicatezza e un realismo in perfetto equilibrio. Lo è soprattutto Useppe, “un prodotto di guerracome lo definisce la pediatra. Il figlio di quello stupro diventa il faro sia nella vita di Ida che in quella di Nino, il figlio maggiore che attraversa due guerre in una: quella dell’adolescenza e quella mondiale. Useppe è un bambino fragile, affascinato dal mondo, entusiasta di esplorarlo pur nei minimi spazi in cui rimane confinato per gran parte del racconto.

Ed è proprio per lui che ci chiediamo come termina La Storia. Già da metà serie ci accorgiamo che qualcosa non va in quel bambino. Si tratta della solitudine, del trauma della guerra, dell’epilessia ereditata dalla mamma? Poco importa, Useppe è già morto quando vede quel treno diretto verso chissà dove, straripante di urla e di disperazione.

Il titolo e il finale

Non avendo letto il libro, mi aspettavo una deliziosa conclusione felice. Non per tutti, certo, ma almeno per i nostri tre eroi principali: Ida, Nino e Useppe ce la faranno. Ce ne convinciamo, soprattutto quando sentiamo l’oste e capo partigiano Remo dirlo apertamente. “Gliel’hanno fatta! Gliel’hanno fatta, ahò! sorride compiaciuto, guardando dal basso la famigliola finalmente riunita in una nuova bella casa romana.

La guerra è finita, ma la Storia no. Gli strascichi dell’orrore si insinuano serpeggianti nei cuori e nelle menti di tutti. Del piccolo Useppe, che del mondo sa poco e lo ha sempre visto in bilico tra paura e sollievo. Di Nino, che non sa smettere di combattere e diventa un contrabbandiere di armi. Di Ida, che pur nel suo vano tentativo di tornare a una vita normale ha sempre sotto gli occhi quello che ha visto, quello che ha vissuto, i morsi della fame, le piante strappate dai muri di una Roma in macerie, il suo palazzo che stanno ricostruendo ma nel quale non vuole rimettere piede.

Come comincia e come termina La Storia?

Eppure avremmo dovuto saperlo, ce lo aveva detto proprio Elsa Morante nel sottotitolo del libro La Storia – Uno scandalo che dura da diecimila anni“. Così ha chiamato il suo romanzo, tanto criticato dalla sua pubblicazione nel 1974 proprio per lo scandalo che racconta. Non la guerra in sé, non un evento preciso di quegli anni di terrore, ma uno scandalo che dura da diecimila anni, appunto. Lo scandalo della vita dei piccoli, delle persone comuni, che dagli avvenimenti decisi dai grandi vengono schiacciati.

La Storia che stritola la storia personale di ognuno di questi individui. Nino muore in un incidente, durante una delle rocambolesche fughe con le sue armi di contrabbando. Davide, il ragazzo ebreo e anarchico che si è nascosto con la famiglia Ramundo durante i bombardamenti e poi è diventato partigiano, non regge il senso di colpa del sopravvissuto e muore di overdose. Il piccolo Useppe, con l’anima, il cervello e il cuore dilaniati dalla malattia e dalla solitudine, si spegne durante una delle sue crisi epilettiche. E Ida? Al personaggio femminile forte e fragile, che tanto ha sopportato e tanto si è vistra strappare di mano, cosa succede?

«la ragione, che già da sempre faticava tanto a resistere nel suo cervello incapace e pavido, finalmente aveva lasciato dentro di lei la sua presa».

E. Morante – La Storia

La Storia continua

… e la Storia continua…

Leggiamo sull’ultima schermata della serie tv. Perché abbiamo appena scoperto come termina la storia di Ida, ma la sua famiglia è ancora in piedi. La nipotina, la figlia che Nino ha avuto forse senza neanche saperlo, cammina per le strade di una Roma liberata, mano nella mano con la sua mamma. La storia continua. Non importa quante storie individuali i grandi della terra riusciranno a stroncare. La storia continua per tutti gli altri, continua nelle vite di tutti i giorni, continua nell’eroismo di una quotidianità instancabile. Nelle storie di tutti noi. Come termina, in definitiva, la storia, lo decideremo noi. E quelli che verranno dopo di noi, e tutti gli altri. Abbiamo la responsabilità di essere la storia che Ida ci ha lasciato, che ci hanno lasciato Davide Segre e Eppetondo, la famiglia Marrocco e Remo e il piccolo Useppe e il tormentato Nino. Abbiamo la responsabilità di resistere al rigurgito neofascista che si respira in Italia e in Europa e nel mondo. Per noi stessi, e pure un po’ per loro.