prenderla sul personale femminicidio
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Indovina a chi viene ripetuta più spesso questa frase?

  1. A mio marito, quando guarda le partite del Milan.
  2. A un fan di Star Wars, quando si lamenta di un prodotto Star Wars.
  3. A me, quando parlo di violenza di genere.

Scommetto che hai indovinato: la risposta giusta è la 3. Possiamo indignarci, arrabbiarci, farci gonfiare le vene del collo per una miriade di cose nella vita. Ma solo per cose piccole, di poco conto, che non hanno un reale impatto sulla nostra vita. Quando invece succedono cose che prevedono la morte o la sofferenza di qualcuno, pensa te, ci viene chiesto di non prenderla sul personale.

Tutte vittime?

No, ringraziando il cielo non siamo tutte vittime. Ma quello che non capite è che non è per questo che la prendiamo sul personale, quando una ragazza di 22 anni scompare col suo ex fidanzato e qualcuno ha il coraggio di scrivere “Beh, poteva smettere di vederlo“. La prendiamo sul personale perché quello che è successo mille volte, che forse è successo anche a Giulia Cecchettin o forse no, quello che comunque succederà ad altre milioni di donne a noi non è successo. Ma potrebbe.

Qui, di solito, casca l’asino: “Stai dicendo che tutti gli uomini uccidono le donne? Stai dicendo che tuo marito potrebbe farti del male?“. Ancora una volta, ringraziando il cielo, no. Il problema non è che mio marito non mi sfiorerebbe neanche con una piuma. Il problema è che a me questo marito è capitato per caso. Poteva capitarmi quell’altro, quello che ti infila il coltello nella schiena se un tuo amico mette like a una foto su Instagram.

Perché questa tendenza a prenderla sul personale

Perché siamo consapevoli che la pelle di Giulia, e di quell’altra Giulia, e di Melania, e di Pinuccia, e di Teresa, potrebbe essere la nostra. Sono 100 le donne uccise in Italia nel 2023, solo fino al mese di ottobre. Mi correggo: sono 100 le donne vittime di femminicidio in Italia. Perché questa parola esiste, è reale, la sua esistenza è attestata già dal 1888 (Fonte: Femminili Singolari, Vera Gheno) e ha un significato preciso. Eccolo:

Una donna che rimane vittima di un incidente non rientra in questi casi. Non è la persona uccisa qui il problema, ma l’intenzione dell’uccisore. Annientarla, renderla niente, soprattutto renderla incapace di scegliere. E qual è la frase che leggiamo più spesso a proposito di femminicidi? “Non accettava la fine della loro storia“. Tu come persona non sei l’obiettivo della mia rabbia, tu come persona neanche esisti. È la tua libertà, la sola possibilità che tu scelga altro da me, che mi fa imbestialire.

Le bestie, i lupi, i mostri

Halloween è passato, ma qui è sempre tempo di creature orrende. Sono quelli che uccidono, picchiano, violentano le donne. Loro, esattamente quelli. Quelli da cui dovremmo imparare a scappare. La vita femminile ha una prospettiva rosea e felice in ogni luogo e in ogni tempo, purché la fanciulla abbia un pregio: saper riconoscere i mostri. In fondo è semplice, no?

Hanno la bava alla bocca, la pelle verde e bitorzoluta, gli occhi di bragia e le mani ad artiglio, questi mostri. Se siamo proprio fortunate si presentano nella familiare forma di un lupo: impossibile non riconoscerli. E se noi proprio non li riconosciamo, sarà che siamo un po’ sbadate? Quelle che si mettono con questi tipi qua saranno sceme, poco attente ai dettagli, forse distratte dal logorio della vita moderna, se non vedono quelle zanne enormi che sporgono ad ogni sorriso.

Un motivo per prenderla sul personale

La storia di Giulia e Filippo, i due ex fidanzati scomparsi da Vigonovo, ha colpito particolarmente la nostra immaginazione. Non è la prima ovviamente, e non sarà l’ultima. Cos’ha di diverso dalle altre? Il copione sembra lo stesso: lei lascia lui, lui continua ad amarla, si vedono, litigano, scompaiono. In queste ore siamo tutti in trepidante attesa di loro notizie e chissà se, al momento della pubblicazione di questo post, li avremo trovati. Chissà che le nostre peggiori paure vengano dissipate, stavolta.

Perché la storia di Giulia e Filippo ci regala un motivo in più per prenderla sul personale. Qui non ci sono mostri, e sembrano molto difficili da fabbricare. Nessuna gravidanza indesiderata, nessuna fama di donnaiolo, nessun tradimento pregresso. Solo due ragazzi, belli, giovani, intelligenti, la cui storia è finita per un motivo o per un altro. Due ragazzi che ci mettono davanti a una verità che fa male: Giulia e Filippo potrebbero essere chiunque. Giulia e Filippo potremmo essere noi, perché il carattere mite, i bei vestiti, l’Università o il lavoro non ci mettono al riparo dal mostro. Qualunque ragazzo di cui ci innamoriamo a scuola, al lavoro, in vacanza, potrebbe essere l’amore della nostra vita o potrebbe essere il mostro. O entrambi. Il problema è che non abbiamo nessun modo per prevederlo.

Cosa fare allora?

Si avvicina la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, e con lei tutti i post del qatso di gente che oggi scrive “Perché continuava a uscire con lui dopo averlo lasciato?” e domani scriverà “Le donne non si toccano neanche con una piuma“. E continuerà a non capire che queste due frasi sono opposte. Ché se le donne (ma pure gli uomini, i bambini, tutti gli esseri umani) non si toccano neanche con una piuma, ognuno di noi dovrebbe avere il diritto di vedere chi vuole, frequentare i posti che desidera, rifarsi una vita oppure no, aprire la porta a un amico o dirgli che preferisce uscire domani.

Dovremmo essere libere e se non lo siamo la colpa è vostra. Sì, di tutti voi che scrivete ‘ste cose e non capite che dovreste andare dai vostri figli, dai vostri amici, dai vostri nipoti e dirgli “Oh, quella ragazza giovedì si laurea, lasciala preparare la tesi in pace!“. Sentitevi liberi di prenderla sul personale.