come si reagisce alle battute sulla malattia
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Il ceffone di Will Smith a Chris Rock è l’argomento della settimana, e inizialmente era facile capire il perché: finalmente succede uno psicodramma che non è una guerra mondiale, abbiamo chiacchiere da bar nuove di zecca. Ma si tratta solo di questo? O c’è dietro una più profonda riflessione sulle battute sulla malattia, su come si reagisce, e non solo?

Lo psicodramma che ci piace

La penosa scenetta andata in mondovisione domenica notte, diciamocelo, ci è stata un po’ utile. Un argomento di chiacchiera che non riguardi la pandemia né la guerra e che non ci coinvolge direttamente? Uh, lo aspettavamo da mesi. Poi però ci siamo resi conto che forse ci coinvolge.

Perché se un uomo prende a sberle un altro uomo per difendere la moglie da una pessima battuta sulla sua malattia, qui i temi da sviscerare sono tanti. Ecco una lista non esaustiva:

  • Sessismo: se Jada non fosse stata la moglie di Will, lui avrebbe preso lo stesso le sue difese?
  • Machismo: Will ha usato la violenza solo perché è un uomo che in quel momento stava difendendo una donna di “sua” proprietà?
  • Abilismo: quanto ci si può spingere oltre nelle battute sulla malattia?
  • Razzismo: staremmo commentando diversamente l’accaduto, se uno dei protagonisti fosse stato bianco (o tutti e tre)?
  • Buonismo: l’Academy ha fatto abbastanza con quel tweet scarno e poco incisivo?

Insomma, di questa storia si può parlare all’infinito e ognuno di noi ha almeno un legame emotivo personale con una situazione simile e il suo risvolto sociale e psicologico. E per questo motivo lo psicodramma non ci sembra più così divertente.

Le battute sulla malattia: andiamo al cuore

Per moltissime persone, il fulcro della situazione è stato subito chiaro. Come si reagisce quando qualcuno fa battute su una malattia? Reagiremmo allo stesso modo se l’oggetto di quelle battute fosse un estraneo o una persona che amiamo? E se fossimo noi stessi?

Ecco, qui si è dipanata la matassa mentale che ho dovuto sbrogliare in questi giorni. Perché cavolo, mentre tutti scrivevano “Che ne sapete, di come si reagisce quando vengono fatte battute di cattivo gusto su un problema di salute?” io pensavo che… lo so.

A me capita continuamente. Certo, mai in mondovisione e mai sul palco degli Oscar, e di questo mi rammarico. Ma capita. E non sono solo le battutine, eh. Ci sono le innocue chiacchiere tra donne che sottolineano un qualche mio difetto fisico legato (direttamente o indirettamente) alle mie condizioni di salute. E le occhiate. Ah, le occhiate. I commenti su quanto lavoro, quanto dormo, quanto spesso esco, se e come mi metto in tiro quando sono fuori e dentro casa mia. È un gran casino, lasciatemelo dire.

Tu chi sei, in questa situazione?

È successo che molti uomini si siano sentiti Will Smith e molte donne si siano sentite Jada Pinkett Smith. Il che è normale, mi pare. Purtroppo, nella nostra società ancora molto maschilista ed eteronormativa, ci siamo subito identificati con la coppia sposata e chiesti come si affrontano, insieme, le battute sulla malattia di uno dei due.

E quindi io sono Jada Pinkett Smith. Santo Cielo, di tutti i personaggi di Hollywood dovevo identificarmi proprio con una che non sopporto? Ok, però il paragone è innegabile, dai. È una donna con dei problemi di salute che è stata fatta bersaglio di commenti poco carini. Sono io. Di più: è una donna che sbandiera ai quattro venti di essere perfettamente a proprio agio nell’aspetto fisico al quale i suoi problemi di salute la costringono. Tanto a proprio agio che sceglie di presentarsi agli Oscar con la testa rasata invece di comprare, che so, una fabbrica di parrucche.

Lo so, Jada, che te lo potresti permettere. Ma non vuoi, perché diavolo, sei una donna forte e non hai paura di mostrarti così come sei. Però alla prima battuta crolli e ti inca**i se la persona che ami sta pure ridendo. Sono proprio Jada.

Will, Chris e le battute sulla malattia

Mi sono serviti un po’ di giorni e lunghe, lunghissime chiacchierate in pubblico e in privato, con amici, conoscenti e sconosciuti per capire che ops, non sono solo Jada in questa situazione. Sono pure Will. Non nel senso che prendo a pizze chi fa battute sulla malattia, ma nel senso che davanti a una situazione del genere sbarello. Magari non lo dimostro così apertamente, ma sbarello.

Ecco, sono Will nella mia completa inadeguatezza a reagire in queste situazioni. Il mio primo pensiero è stato “Will, Santo Cielo, fai l’attore comico. Rispondi con una battuta più intelligente della sua e chiudila lì“. Però quando accade nella vita vera, io mica sono capace di rispondere con una battuta intelligente e chiuderla lì. Quindi sì, sono pure Will. Si mette male.

Almeno non sono Chris Rock, questo è certo. Non mi metto mai (mai, mai mai) a fare battutacce sui difetti fisici delle persone intorno a me, soprattutto se so che hanno un problema di salute. E dire che ne ne ho ricevute anche da loro, eh. Ne conosco. Ne conosco di persone, anche malate croniche come me, che in questi giorni si sono erte a grandi paladini e paladine della giustizia. “Non si fanno battute sulle malattie!” e a me però le hanno fatte. Ma va bene. Io non sono come loro. Sono migliore.

Davvero sono migliore? Baby, sei sicura?

Parlo con me stessa qui. Proprio come parlo con me stessa quando mi dico che oh, chi se ne frega se andare dal parrucchiere per te è una tortura cinese: i capelli bianchi a 30 anni non si possono vedere e lo sai.

Parlo con me stessa quando faccio battute sulla mia stessa malattia. La ciccia sulla panza che non andrà mai via finché non potrò smettere di prendere gli ormoni e/o andare in palestra tutti i giorni. Cioè mai. Quando mi racconto che vanno bene le scarpe per plantari, però siamo a un matrimonio e avresti dovuto mettere i tacchi e adesso ti stanno guardando tutti, maledetta idiota.

Quindi… insomma… sono anche Chris. Sono Chris che fa battute cattive; sono Jada che subisce le battute; sono pure Will che non sa come reagire e rovina la serata più importante della sua carriera. Che disastro.

battute sulla malattia

Permettetemi questa citazione d’alto livello.

Perché questa storia ci triggera così tanto

Perché siamo tutti un po’ Jada. O Will. O Chris. Oppure tutti e tre, o ancora uno dei tre alternativamente, nei diversi momenti della nostra vita. E questa è una riflessione che io ho fatto in merito alle battute sulla malattia ma, come abbiamo visto, ognuno si può identificare in una diversa parte del problema.

Bello schifo. Insomma, gira che ti rigira facciamo tutti un po’ schifo, da un verso o dall’altro, in una situazione o in un’altra. Forse Chris, Will e Jada dovremmo ringraziarli per averci offerto tutti questi spunti di riflessione.

Possiamo riconoscerli in noi stessi e riconoscerli nelle persone intorno a noi e capirli. Compatirli un pochino, tutti e tre, e provare tenerezza per loro. Però metterci a scazzottare sul palco degli Oscar, o in qualunque altra situazione, magari evitiamolo.