Ancora ebbri dalla sbronza di Sanremo, stiamo facendo tutti una gran fatica a discostarci dai discorsi seri e faceti che hanno dominato la settimana appena trascorsa (forse più delle canzoni in gara). Doveva essere il Festival della sobrietà e appare chiaro che la Rai avesse dato linee guida decise in tal senso, eppure i personaggi famosi impegnati nel sociale ci sono sempre stati e non sono mancati neanche stavolta. Ma quando abbiamo deciso che i VIP debbano essere esempi di virtù?
I temi sociali affrontati a Sanremo
Partiamo dal principio: cos’è Sanremo e perché ci affascina tanto. Molto del merito va dato, nel bene e nel male, ad Amadeus e ai social media. L’insieme delle scelte del direttore artistico e l’impazzare del Fantasanremo hanno riportato il Festivàl ai fasti di un tempo. Ovvero ad essere realmente quel momento di unità nazionale che raramente sperimentiamo. Forse solo durante i Mondiali di Calcio, ma non ci partecipiamo da un po’.
Insomma, Sanremo è la piazza pubblica in cui ci raccontiamo a vicenda cosa ci sta a cuore e cosa ci infastidisce. Ridiamo o ci indigniamo, apprezziamo o disprezziamo un artista, ci lamentiamo collettivamente dell’orario di chiusura delle puntate ma rimaniamo svegli lo stesso. È forse lo specchio del Paese, come molti lo definiscono, e ciò è inteso sia in positivo che in negativo. Ci mette impietosamente davanti a tutto ciò che ci definisce come pubblico, come fruitori di contenuti e, tramite i social media, come loro creatori.
Inevitabile, quindi, che porti con sé i temi più caldi del periodo. Il problema, o meglio il nodo da sciogliere, è come li affronta. I monologhetti annacquati lasciano il tempo che trovano e servono ad allungare delle serate già sfiancanti: il vero dibattito pubblico si svolge altrove, sui social. Dove ogni singolo spettatore (e quest’anno abbiamo toccato un picco di 18 milioni e passa) dice la sua su quello che avviene o non avviene all’Ariston.
I personaggi famosi impegnati nel sociale, e quelli meno
Una prima distinzione potentissima è tra le due fazioni di chi guarda Sanremo: i puristi della squadra “siamo qui solo per le canzoni” e i battaglieri delle cause sociali e politiche. Un piccolo appunto va fatto. Anche i primi, senza volerlo e forse senza rendersene conto, stanno facendo politica. L’atto stesso di separare lo spettacolo dalla politica, la scelta di non voler parlare di determinati argomenti è in sé un atto politico.
E questo ci porta al secondo punto. I personaggi famosi impegnati nel sociale sono tanti e non necessariamente la pensano come noi, ma tutti hanno le loro opinioni e le loro battaglie. Possono scegliere di condividerle nel testo della canzone, nella messa in scena dell’esibizione, dell’outfit scelto per la serata o fuori dal palco dell’Ariston, oppure mai. Anche da parte degli artisti non parlare di politica è un atto politico. La questione si fa complicata vero?
Personaggi famosi impegnati nel sociale e nella politica: cosa vuol dire?
Lasciami sfoggiare qui questa definizione che cade a fagiuolo:
Politico è tutto ciò che è connesso con i motivi o le vicende della vita pubblica. Dimmi tu se il programma più visto dell’anno, in onda sulla TV pubblica, non è connesso alla vita pubblica. Certo che lo è. Così possiamo già tagliare via tutte le scemenze sul fatto che la politica non stia bene a Sanremo. E poi aggiungerei: politica non è solo destra o sinistra, bianco o nero, liberale o autoritario. Politica, appunto, è tutto ciò che riguarda la sfera della vita pubblica.
Quello di cui scegliamo di parlare o di non parlare è una scelta politica. Il lavoro che facciamo o che non facciamo è una scelta politica. Il nostro modo di vivere in famiglia, nel quartiere, in città e nel Paese lo è. Vuoi che non lo sia ciò che condividiamo sui social media, che oggi sono la vera e propria piazza del Paese?
E quindi sì, sore’ (o frate’ o quello che vuoi), anche la tua interpretazione di quello che succede sul palco di Sanremo rientra nella politica. Sei, che tu lo voglia o no, impegnato nel sociale. E tutti i personaggi famosi sono impegnati nel sociale perché (a parte qualche rara eccezione tipo Mina) quello che fanno lo fanno in pubblico. Influenzano, a volte senza neanche volerlo, ciò di cui parliamo, gli argomenti a cui pensiamo, la nostra stessa opinione su quegli argomenti.
Il paradosso del personaggio simbolo di virtù
Solo dopo questa infinita premessa posso dirti quello che sei qui per sentirti dire: se i personaggi famosi socialmente impegnati facciano bene o male alla società. Il problema è che non importa, o meglio, non tanto quanto ci sembra. Prendiamo un esempio che in questa settimana Sanremese mi ha tolto il sonno: Giovanni Allevi.
Giovanni Allevi solitamente non è annoverato tra i personaggi famosi impegnati nel sociale, o almeno non mi sembra. Uno dei compositori contemporanei italiani più amati, fino a qualche tempo fa, parlava delle coccinelle che si posano sulla finestra e delle lezioni di piano quando era bambino. Il massimo di discorso sovversivo che gli ho sentito fare in concerto era un invito a non distruggere la natura, che mi pare condivisibile. Eppure sul palco di Sanremo è diventato qualcos’altro.
È arrivato, dopo due anni fuori dalle scene, a raccontarci del mieloma. O meglio, a raccontarci la sua esperienza con il suo mieloma. Lo ha fatto come fa sempre, chi lo segue da tempo lo sa: con la sua voce fragile che sembra uscire a malapena da un corpo mingherlino già prima della malattia e la sua positività assoluta, per certi versi stucchevole, per qualcuno spaventosa.
Giovanni Allevi e i personaggi famosi come esempi di virtù
Perché spaventosa? Perché alcune persone si sono sentite attaccate dalla sua visione della malattia, dalla sua gratitudine per i doni ricevuti in questo periodo buio e dal desiderio di riprendere a suonare, anche se ancora in terapia, anche se tremante e fragilissimo. Si tratta in molti casi di persone malate e/o attivisti e attiviste che difendono i loro diritti.
“Non si può parlare della malattia in modo positivo, perché questo mina le lotte che le persone malate portano avanti da decenni affinché venga riconosciuta la loro sofferenza” hanno scritto in tanti, e io mi sono arrabbiata. Hanno sbagliato loro e ho sbagliato io. Lo sbaglio è pensare che chi è su un palco debba essere portatore di messaggi universali, che raccontano l’umanità. Ma chi è sul palco è solo sé stesso. Un uomo, una donna o quel che è, che porta il proprio messaggio, condivisibile o meno. Quando abbiamo deciso che i personaggi famosi siano un esempio di virtù incorruttibile, abbiamo iniziato a corromperli.
Messaggi collettivi e messaggi individuali
Il punto è che cantanti, attori, artisti di ogni tipo, anche personaggi famosi impegnati nel sociale, sono solo persone. Non sono simboli, non sono esempi di nulla. Sono solo persone. E se possiamo – anzi, dobbiamo – pretendere messaggi universali dalle istituzioni (il Festival, la Rai, i rappresentanti del Governo) non possiamo pretendere lo stesso dalle singole persone.
Così il messaggio di Giovanni Allevi torna alla sua dimensione reale: è il suo messaggio su una sua esperienza vissuta. Ma lo stesso si può dire, per tornare alle polemiche più intense, per le parole di Ghali e di Dargen D’Amico e per la canzone di Big Mama. Sono stati condivisi da moltissimi italiani che in quei giorni guardavano il Festival, ma non hanno mai preteso di rappresentare il pensiero di tutti gli italiani.
Cosa non è giusto pretendere dai personaggi famosi impegnati nel sociale
Cosa succede quando ci sentiamo personalmente coinvolti dal messaggio che un personaggio famoso esprime o da una causa che appoggia esplicitamente? Entra in atto il meccanismo di idealizzazione e creiamo standard troppo elevati per quella che, ricordiamolo sempre, è una persona. Cominciamo a pretendere che ne parli sempre, che ne parli sempre con le parole giuste. Di più: decidiamo che se è d’accordo con noi su un argomento debba esserlo anche su altro, debba avere i nostri stessi interessi e battersi per le cause sociali come faremmo noi. Dimenticando che, appunto, è una persona.
Ogni opera d’arte può piacerci o non piacerci, essere legata ad alti ideali o completamente frivola e divertente. Una cosa però non possiamo dimenticare: ogni artista porta sul palco sé stesso e tutta una carrettata di cavoli suoi. Pensieri, opinioni, traumi, posizioni sociali e politiche che nessuno è obbligato a esprimere nei modi e nei tempi decisi da altri. Non ce lo deve, come noi non lo dobbiamo a nessuno. Questo vale per chi si esibisce sul palco di Sanremo come per gli influencer, e pure per noi.
Di alzare un polverone, non mi va!
dal testo di Casa mia – Ghali