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Phoebe Waller-Bridge è un genio della sceneggiatura televisiva. Lo dimostrano le sue creazioni, Killing Eve e Fleabag, che dominano rispettivamente le categorie di serie tv drammatiche e comedy alle nomination agli Emmy 2019. Se la prima non è il mio genere, è di Fleabag che mi sono innamorata. Una mini serie tv di appena due stagioni, 12 episodi in tutto che spiega come si scrive una sceneggiatura.

Come si scrive una sceneggiatura da Emmy: che cos’è Fleabag?

Il titolo di questa serie tv è il soprannome della protagonista (di cui non sapremo mai il nome vero), letteralmente “sacco di pulci” ma in gergo britannico anche “stamberga, topaia”. E questo personaggio, nato da un monologo teatrale che è valso a Phoebe Waller-Bridge premi su premi e un’improvvisa notorietà come attrice e sceneggiatrice, è una delle migliori protagoniste femminili della tv degli ultimi anni.

Prodotta dalla BBC e distribuita da Amazon Prime Video, la serie tv si compone di due stagioni per un totale di 12 episodi. Praticamente un film, da vedere tutto di seguito in poco più di 2 ore e mezza oppure da gustare puntata per puntata. E qui di cose da gustare ce ne sono tante. A partire proprio dalla protagonista, che in pochi anni ha raggiunto un successo planetario ed è entrata a far parte del cast di Star Wars e della squadra di sceneggiatori del prossimo James Bond. Perché il suo vero talento è, innegabilmente, la scrittura.

Come si scrive una sceneggiatura per la tv: la lezione di Fleabag

Fleabag ha alcune caratteristiche che la rendono unica nel panorama (decisamente ricco) delle serie tv degli ultimi anni. Phoebe Waller-Bridge prende la sua protagonista e la mette al centro della storia, anzi fa di più: Fleabag è la storia. Una 33enne londinese dalla famiglia disfunzionale, con una vita sessuale e sentimentale disastrata, un’attività in proprio sulla via del fallimento e innumerevoli traumi emotivi che si scoprono puntata dopo puntata? Non è una novità. La novità qui è il punto di vista di Fleabag: come si scrive una sceneggiatura così? Non c’è una scena in cui non sia presente la nostra protagonista, che si rivolge spesso al pubblico infrangendo la quarta parete e svelandoci i suoi pensieri, la sua visione della vita, degli uomini, della famiglia.

Una narratrice inaffidabile, della quale ci sembra di conoscere tutto ma che in realtà non conosciamo affatto: non sappiamo neanche quale sia il suo nome. E il corollario di personaggi secondari, le vicissitudini familiari, l’elaborazione del lutto, la vita sentimentale di Fleabag e delle persone che la circondano, tutto è interamente filtrato dalla sua visione.

Femminismo in tv, ma in versione inedita

Anche la serie tv con una protagonista femminile indipendente, sboccata e inopportuna come le signorine perbene non dovrebbero mai essere è qualcosa di già visto. Ma anche qui Fleabag fa un passo avanti. Le relazioni con gli uomini, più incentrate sul sesso nella prima stagione e sui sentimenti nella seconda, sono oneste, reali, vere. Sono lontane le scene hot dei telefilm anni ’90 – 2000 alla Sex and the City, le dichiarazioni melense, il lieto fine per forza.

Fleabag è uno spaccato di vita vera di una donna vera, che si muove nella vera Londra dei nostri giorni, che si chiede continuamente quale sia il modo giusto di essere una femminista, di essere una figlia (e una figliastra), una sorella, una donna. E non trova la risposta perché, al contrario delle serie tv in cui il finale chiude tutte le sottotrame in sospeso e risponde a tutte le domande, qui una risposta non c’è. Fleabag è Fleabag, e il suo percorso è in divenire, anche dopo i titoli di coda dell’ultima puntata della seconda e ultima stagione.

Perché guardare Fleabag? 5 motivi

1. Perché è una lezione su come si scrive una sceneggiatura degna degli Emmy. Prendano nota i signori autori di serie tv patinate.

2. Perché ha un cast stellare, dalla matrigna Olivia Colman (premio Oscar per The Favourite) al prete sexy Andrew Scott (il Moriarty di Sherlock), passando per il meraviglioso Brett Gelman che probabilmente conoscete da Stranger Things.

3. Perché è reale e ti fa mettere in discussione tutto: i tuoi errori e i tuoi pregi, i tuoi rapporti con gli altri e il tuo muoverti nel mondo come donna e femminista del 2019.

4. Perché ti ricorda che famiglie sono TUTTE complicate, ma questo non vuol dire che manchi l’amore.

5. Perché racconta i taboo come nessun’altra serie tv: la storyline del prete nella seconda stagione è una delle cose più belle mai viste sul piccolo schermo, racconto completamente nuovo di una perversione atavica.