Spread the love

Forse avrai sentito il titolo di questo libro, o avrai letto questa espressione sui social. E ti sarai chiesto: cosa vuol dire fangirl?

 

Per essere un vero nerd, si era convinta, bisognava preferire i mondi fittizi al mondo reale. […]Ma Levi non era un nerd; amava troppo la vita reale. Per Levi, Simon Snow era solo una storia. E lui amava le storie“*. 

Il libro che ti racconta cosa vuol dire fangirl

Partiamo dal presupposto che essere un nerd oggi, quando la cultura pop è così presente nel nostro mondo reale, vuol dire tutto e non vuol dire niente. Può essere motivo di vanto e insulto, o una semplice caratteristica di una persona qualsiasi. Essere una fangirl, invece, è un’altra storia. E ce lo racconta Rainbow Rowell, che non è un nome d’arte ma il nome vero di un’autrice, figlia di hippie e laureata in giornalismo perché “Quando le uniche due cose che ti riescono bene sono leggere e scrivere, se vuoi anche un’assicurazione sanitaria non ti resta che studiare da giornalista“. Insomma, Rainbow Rowell sono io, ma senza assicurazione sanitaria. E anche la protagonista di Fangirl, Cath, sono io. E ognuno di voi che, se avete aperto questo post, siete delle fangirl. O dei fanboy. Non lo negate. 

La trama di Fangirl

Cath ha una gemella, Wren, e con lei ha sempre condiviso tutto. A partire dal nome, che è semplicemente Catherine diviso a metà perché la madre non sapeva di aspettare due gemelle e dalla passione per Simon Snow, la saga fantasy che ha accompagnato la loro infanzia e adolescenza. E che è il nostro Harry Potter. Anzi il vostro, visto che io Harry Potter l’ho scoperto a 23 anni. Insomma, Cath è una fangirl, vive col fiato sospeso in attesa dell’ultimo, decisivo libro della saga (ma stai serena Cath, tesoro: se Simon Snow è un surrogato di Harry Potter, arriveranno altri spin-off, prequel, disastrosi spettacoli teatrali… stai serena) e scrive fanfiction. Quel genere letterario che consiste nel “prendere in prestito” i personaggi, i luoghi, le ambientazioni di un’opera letteraria, televisiva, cinematografica e modellarli a proprio piacimento. La fanfiction non è un plagio, come sostiene la professoressa di scrittura creativa del college di Cath, perché viene pubblicata senza scopo di lucro. Però non è neanche scrittura originale nel vero senso della parola, come Cath scoprirà quando avrà un pessimo voto per aver utilizzato personaggi non originali. Quindi cos’è?

Cosa vuol dire fangirl: chi sono e perché scrivono fanfiction?

Essere una fangirl (o un fanboy) è diverso da essere un fan. Significa amare un’opera, una saga letteraria, una serie tv, un universo cinematografico più della vita reale, come dice la stessa Cath nel libro. Immergersi completamente in un mondo che non è il tuo, con la sensazione di conoscerlo benissimo, di conoscere i suoi personaggi come se fossero amici, e amarli, odiarli, comprenderli e rinfacciare loro difetti ed errori. Conoscerli a tal punto da pensare di poterne scrivere meglio dei loro autori. Sì, esatto: è quello che faccio io con Game of Thrones, con Harry Potter, con Star Wars. Non è amare un mondo immaginario, è viverlo realmente. Quella famosa sensazione di non riuscire a dividere il dolore di un personaggio dal tuo e non capire se quell’emozione è la tua o solo il riflesso della sua. Spaventoso, se ci pensate bene. Eppure catartico, utile, indispensabile per chi dentro il solo mondo reale si sente un po’ stretto. 

Come Cath, appunto, che scrive fanfiction su Simon Snow e la sua nemesi Baz, così simili alle slash fic Harry/Draco che spopolano su EFP, uno dei maggiori siti italiani di fanfiction. Cath vive in Simon e in Baz e nel loro amore, solo immaginato e mai ufficializzato dall’autrice della saga (sento i vostri sospiri, shippatori della Drarry, sento il vostro dolore). Così si allontana dal mondo reale, dalla gemella che è cresciuta troppo in fretta e vuole sperimentare la vera vita da studentessa del college; dal padre con la sua fragilissima salute mentale; dalla madre che li ha abbandonati anni prima. E da sé stessa. Al punto da non capire l’amore di chi la circonda, al punto da non vivere pienamente l’esperienza del college, al punto da non essere in grado, quando mancano pochi giorni all’esame finale, di scrivere un’opera originale. Perché abbandonarsi a un mondo creato da un’autrice geniale è facile, bello, inebriante. Creare il proprio è spaventoso, terrificante, e altrettanto inebriante, come imparerà Cath. 

Cath sono io, e anche tu

Io sono Cath e sono Rainbow Rowell, anche lei a sua volta fangirl e autrice di fanfiction, e una cosa così non mi era mai successa. Di immedesimarmi in un personaggio sì, mille volte. Con Severus Piton e con Elinor Dashwood, con Jay Gatsby e con Brienne di Tarth. Ma leggere un libro come Fangirl e dire “questo non è un personaggio che mi somiglia: questo personaggio sono io” non mi era mai capitato. Cath e Rainbow e io e tutti voi fangirl e fanboy del mondo siamo uguali. Dotati di una passione che si riversa tutta nell’immaginato, nel fantastico, nel non-reale. E non c’è niente di male in questo. Basta ricordare che esiste anche il mondo reale, e può essere altrettanto emozionante. 

*Da “Fangirl”, Rainbow Rowell