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Senza dubbio è stata la serie tv dell’anno e la prossima stagione dei premi televisivi sarà tutta sua: la recensione di WandaVision e un’analisi del suo finale sembra quasi d’obbligo. Ma non sarà piacevole, ve lo dico.

WandaVision recensione della serie tv

Questo è stato il primo prodotto dell’MCU a… rullo di tamburi… piacermi. Davvero. O meglio, a piacermi fino a metà dell’ottava puntata. Insomma, si è trattato di un esperimento televisivo dal successo assoluto.

WandaVision si può recensire in un solo modo: ha cambiato la storia della tv. Un vero gioiellino che ha messo in scena un argomento veramente toccante in maniera leggera e inquietante allo stesso tempo.

L’impianto narrativo

Il fulcro di WandaVision è indubbiamente il più emotivamente delicato dell’Universo Cinematografico Marvel (insomma, il tanto odiato MCU. odiato da me, dico). Nel corso dei 9 episodi, la miniserie affronta la tragica accettazione del lutto di Wanda, raccontandoci ognuno dei suoi stadi con intensa delicatezza.

La commedia, la tragedia e il dramma si intrecciano in una storia estremamente meta-televisiva. L’universo alternativo creato da Wanda Maximoff, infatti, è astrazione della sua impossibilità di elaborare il lutto. Ma è anche critica e ode al mondo dell’intrattenimento, che ci coccola e ci abbraccia quando la realtà è troppo difficile da sopportare.

Tutto questo vi dice qualcosa? Non è forse il modo in cui abbiamo utilizzato film, serie tv e reality show nell’alienante tragedia collettiva della pandemia?

I punti di forza della serie

Al netto di una superiorità di tematiche irraggiungibile da qualsiasi film Marvel, questa miniserie ha raggiunto anche livelli qualitativi mai visti nell’MCU. Scenografia, costumi e regia hanno dato a WandaVision il carattere di vero e proprio gioiello del mondo televisivo.

Insomma, una qualità mai raggiunta e probabilmente mai più raggiungibile dal colosso delle produzioni cinematografiche. Anche dal punto di vista della sceneggiatura. Finalmente abbiamo visto personaggi interessanti e sfaccettati, tematiche complesse e dialoghi stranianti in un mondo tutto fatto di stereotipi e scazzottate nello spazio. Evviva!

Il finale di WandaVision: e qui son dolori

Ma se l’impianto narrativo della serie tv e la sua esecuzione sono stati magistrali, è sul finale di WandaVision che la Marvel torna ad essere… la Marvel.

Dopo averci promesso profondità intellettuale e approfondimento psicologico, suspense e colpi di scena, il finale di stagione (e di serie) ricade nei soliti cliché.

La recitazione finora straordinaria di Elizabeth Olsen torna ad essere forzata. I villain che sembravano promettere fuoco e fiamme rivelano la loro vera natura di villain Marvel, ovvero essenzialmente senza carattere né motivazioni. Perfino i personaggi secondari smettono di splendere.

Infatti la povera Monica, che sembrava un elemento chiave della storia, è relegata come mille altre volte a mero strumento di promozione del prossimo prodotto MCU. Si tratta di Captain Marvel 2, che al solo pensarci mi fa alzare gli occhi al cielo.

Torna anche il femminismo spicciolo dal quale la Marvel sembra non sapersi elevare.

Il mondo avrà sempre paura di donne come noi, Wanda.

Agatha Harkness in Wandavision 1×09

Già. Forse perché avete sequestrato un’intera città e tutti i suoi abitanti, Agatha, non perché siete donne. Ma la Marvel proprio non sa resistere a un momento girl power forzatissimo. Eh vabbè.

Chi splende davvero nel finale di WandaVision

Ovviamente, l’unico personaggio vagamente interessante in 13 anni di MCU: Vision. In mezzo a supereroi dalla personalità piatta come una tavola da surf, il sintezoide onnisciente appare assurdamente il personaggio più credibile. E se non è magia della televisione (e di Paul Bettany) questa, io non so cosa sia.