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Carmen de Burgos - Voglio vivere la mia vita

Quella di Bonfirraro Editore di dedicare una collana alle scrittrici femministe internazionali è una decisione di cui non posso che essere felice. Come ambassador della collana Le Sibille, ho avuto la possibilità di leggere il primo romanzo di questa serie. Si tratta di “Voglio vivere la mia vita” di Carmen de Burgos, detta anche Colombine. Una pioniera del femminismo spagnolo, che nel 1931 ha scritto questo romanzo, breve ma denso di temi ancora attuali.

La collana Le Sibille e la scelta di Carmen de Burgos

Voci femminili che raccontano voci femminili: questa la scelta della casa editrice che ha selezionato scrittrici femministe internazionali e ha scelto me e altre microinfluencer come ambasciatrici. E che emozione è stata, trovarmi tra le mani questo romanzo. Voglio vivere la mia vita” è uno degli ultimi scritti di Carmen de Burgos. Pubblicato nel 1931, anticipa molti dei temi di cui parliamo oggi. Il divorzio, la scelta libera di non fare figli, gli stereotipi e la fluidità di genere sono raccontati tramite personaggi vividi, che ci sembra di guardare in faccia mentre pronunciano le loro sentenze femministe e denunciano le gabbie della mentalità patriarcale.

Inaugurare la collana Le Sibille con Carmen de Burgos è una scelta precisa. La giornalista e scrittrice, nota come Colombine, è stata un faro nella Spagna pre-franchista. Grazie a lei si sono diffusi i concetti di fluidità di genere e delle forze “maschili” e “femminili” che abitano ogni essere umano. Sì, entrambe. Nel romanzo i personaggi combattono con queste due aree del proprio sé, che si fronteggiano una volta con la predominanza di una, una volta dell’altra.

Di cosa parla “Voglio vivere la mia vita“?

Siamo nella campagna spagnola e seguiamo una coppia di neosposi in viaggio di nozze. Julio e Isabel sembrano perfetti. Belli, giovani, affiatati e innamorati. Ma qualcosa si muove nell’animo di lei, quella lotta tra istinti maschili e femminili con cui Isabel ha a che fare fin dall’infanzia. Cresciuta come un ragazzo, si trova improvvisamente nel ruolo di moglie e scopre che le sta stretto. La sua “forza virile”, come la chiama, si ribella alla moda, al gioco della seduzione, al desiderio di avere figli.

Con il personaggio di Isabel, Carmen de Burgos tratteggia un’anima inquieta che non sa, o non le è permesso sapere esattamente, cosa la turbi. Guarda con disgusto alla maternità della sorella, si sente intrappolata in un matrimonio con l’uomo che tuttavia ama, procede per tentativi ed errori sulla strada della seduzione e su quella della moralità.

I temi anticipatori del femminismo attuale

Già negli anni ’30 Carmen de Burgos riconosceva le gabbie in cui la società imprigiona le donne. Il matrimonio, la maternità, l’isteria, il fanatismo religioso, le piccole rivincite. Le uniche che le donne di questo romanzo possano ottenere. Non c’è potere, non c’è libertà, non c’è reale possibilità di vivere la propria vita sotto il giogo del patriarcato. Ci sono i dispettucci, i piccoli tradimenti, i pettegolezzi tra amiche e non-molto-amiche.

Il resto è un fuoco che arde e che non trova riposo, il desiderio bruciante di vivere la propria vita e la certezza che sia impossibile, fino ai gesti estremi di un paio di personaggi. La violenza si impone come unica alternativa alla morale comune. Se non posso vivere la mia vita, non la vivrò. Questo sembrano pensare questi personaggi tormentati, spaventati e rabbiosi.

La questione di genere in Carmen de Burgos

Ma perché, nonostante sia di fatto un romanzo realistico, quest’opera va inserita tra i libri femministi da leggere per capire il patriarcato e le sue ramificazioni? La risposta sta nei personaggi, nelle frasi che pronunciano e soprattutto in quelle che non hanno il coraggio di pronunciare.

Vagamente pronunciava in sé stessa un desiderio supremo: Se solo fossi un uomo!

La frase risuona nella mente della protagonista, che pure non vuole altro che vivere la propria vita con la stessa libertà garantita ai maschi. Ma non è possibile. I tradimenti femminili provocano scandali là dove quelli maschili portano a una tollerata, seppure non apertamente, doppia vita. I cambiamenti d’umore nell’uomo non sono altro che questo, nella donna nascondono pericolose malattie.

La malattia di voler vivere

Ed è proprio nella malattia, e nella figura del medico Alfredo, che si dipana la questione dei ruoli di genere. Parla di malattia, Alfredo, di tiroidismo e di ormoni, di sbilanciamenti in un cervello e in un fisico altrimenti sano. Tutto, di tutto, pur di non ammettere che i moti dell’animo di Isabel siano semplicemente umani. Tutto pur di difendere il sistema patriarcale che opprime le donne e permette ai mariti di rinchiuderle in un manicomio o almeno costringerle a letto quando queste provano sensazioni considerate innaturali.

Come il rapporto di Isabel con la maternità, considerato abominevole. Il suo rifiuto davanti alla gravidanza e al parto della sorella, la sua noncuranza nei confronti del nipote non possono che nascondere una malattia. Viene chiamata in diversi modi all’interno del romanzo, ma quello con cui la conosci probabilmente è: isteria. Isteriche sono le donne che non si sottomettono, che hanno un carattere forte, che dedicano la propria vita a passatempi frivoli o al fanatismo religioso pur di non guardare in faccia la propria realtà.

Perché Carmen de Burgos è tra le scrittrici femministe spagnole più acclamate

Per molto tempo ignorata, quest’autrice ha raggiunto finalmente l’attenzione del pubblico sia in Spagna che qui in Italia, dove “Voglio vivere la mia vita” è stato tradotto da Fabiana Chillemi. Ma perché è cruciale leggere le sue opere per capire il femminismo di oggi? Perché sono, purtroppo, estremamente attuali. Il divorzio, gli stereotipi di genere all’interno della coppia, la morale cattolica e non solo che rinchiudono le donne nelle proprie gabbie sono ancora tra noi.

Ci sono malattie che incantano chi le sta patendo e non vogliono liberarsene. Quetso accade alle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti, dal caffè all’alcol all’eroina, e a coloro che desiderano vivere la loro vita a qualunque costo, malattie comprese“.

Forse non la chiameremmo malattia o tossicodipendenza, ma di certo continuiamo a leggere sui giornali e sui social quanto siano “strane” le donne che hanno una “crisi di mascolinità”. Immaginiamo che se la siano cercata quando subiscono violenza. Le critichiamo per come si vestono, per le loro scelte sentimentali, perfino per i loro vestiti. Insomma, perché vogliono vivere la propria vita.

Ti consiglio di leggere “Voglio vivere la mia vita” se hai amato:

Ringrazio Bonfirraro Editore per il romanzo, che puoi acquistare qui, e per il bellissimo progetto della collana Le Sibille. Nei prossimi mesi ti racconterò anche le altre opere di scrittrici femministe internazionali portate alla luce da questa casa editrice.

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