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Come vi avevo accennato, il 2019 vede la fine di alcune delle mie serie tv preferite e la prima ha appena terminato il suo corso. Il finale di Una serie di sfortunati eventi, show originale Netflix, è arrivato il primo gennaio con la sua terza e ultima stagione. Ecco com’è andata (Attenzione a piccoli spoiler!)

Una serie di sfortunati eventi finale, gli ultimi 7 episodi

Dopo 3 stagioni, l’adattamento a opera di Netflix della celebre saga di libri per ragazzi è terminato con il botto. Tantissimi misteri sono stati risolti, mentre altri sono rimasti avvolti nell’ombra. Proprio per questo la serie tv, prodotta tra gli altri dall’autore dei libri Daniel Handler e da Barry Sonnenfeld, già produttore del film del 2004 con Jim Carrey, ha ricevuto recensioni contrastanti. La saga letteraria in 13 libri, infatti, ha un finale molto più ambiguo e sfumato rispetto alla versione Netflix, cosa che ha infastidito alcuni fan storici. D’altro canto chi (come me) non ha letto i libri potrebbe trovarsi in confusione dopo aver visto i 7 episodi. Proviamo a capire insieme cosa è successo nel finale di Una serie di sfortunati eventi.

Terza stagione, struttura e temi portanti

L’ultima stagione dello show riprende in parte la struttura delle due precedenti: gli ultimi quattro libri della saga letteraria vengono proposti in 7 episodi, tutti doppi tranne l’ultimo, La Fine. La struttura narrativa rimane quindi simile a quella delle prime due stagioni. Ogni libro viene suddiviso in due episodi di circa 50 minuti.

Rimangono anche molti dei punti di forza di questa serie tv: scenografie curatissime e ricche di riferimenti ed easter eggs, una sceneggiatura avvincente e allo stesso tempo frustrante e il delizioso cast di Una serie di sfortunati eventi, guidato dall’istrionico Neil Patrick Harris. Insieme al ritorno di Allison Williams, intravista alla fine della seconda stagione, ritornano tanti volti conosciuti per la chiosa delle avventure dei fratelli Baudelaire. Aggiunti al cast originale anche Max Greenfield (lo Schmidt di New Girl) nei panni dei trigemini Climax e Morena Baccarin, celebre per il suo ruolo in Deadpool, che qui dona finalmente un volto alla misteriosa Beatrice.

Serie tv vs. libri

I temi ricorrenti tanto della serie tv quanto dei libri di Lemony Snicket sono sottolineati e portati al paradosso. L’incompetenza delle figure autorevoli, e in particolare degli adulti, contrapposta alla determinazione, alla curiosità e alla voglia di ricerca dei fratelli Baudelaire. Il travestimento, reale e metaforico, che coinvolge qui i buoni e i cattivi in un mix dalla moralità ambigua. La metafora del fuoco e degli incendi, che radono al suolo la civiltà sia fisicamente che metaforicamente. E poi un continuo, incessante riferimento a opere letterarie e cinematografiche, e perfino alla stessa piattaforma Netflix che riflette su sé stessa con ironia. Il sale di Una serie di sfortunati eventi sono le situazioni grottesche, i misteri e i codici, l’interpretazione di ogni evento, oggetto e personaggio come simbolo di qualcosa di più grande.

Cosa è successo nel finale di Una serie di sfortunati eventi?

Rispetto ai libri di Daniel Handler, successo straordinario in termini di critica e di pubblico, la serie tv di Netflix si chiude con più risposte e riferimenti al passato. Gli eventi che nella saga letteraria rimangono avvolti nel mistero qui trovano una risposta, anche se non sempre soddisfacente. Ciò accade per le storie d’amore tra Beatrice e Lemony; Kit e Olaf; Kit e Dewey. Più dettagliato anche il rapporto fraterno tra L’uomo con gli uncini e la ritrovata sorella Fiona Controsenso. Più in generale, i personaggi secondari assumono maggior spessore e gli eventi del passato che hanno portato allo Scisma all’interno dei VF vengono raccontati in maniera dettagliata, laddove i libri ne facevano appena accenno. Scopriamo chi abbia ucciso il padre del Conte Olaf, e perfino il villain della storia diventa umano, reale. Mossa già ben riuscita con Lemony Snicket, presente fin dalla prima stagione della serie Netflix non solo come voce narrante ma come personaggio in carne ed ossa, tormentato come tutti gli altri dai lutti e dai fantasmi del passato.

La fine: c’è un significato nascosto nell’ultimo episodio?

Una cosa appare chiara, nel guardare la stagione finale di Una serie di sfortunati eventi: l’ultima puntata, che condensa in un solo episodio il libro conclusivo della saga, è diversa dalle altre sotto tanti punti di vista. Se a rendere deliziosa questa serie tv è stata la fotografia perfetta, con quei toni saturi a metà strada tra il sogno onirico alla Wes Aderson e un incubo alla Tim Burton, qui le scene si fanno vivide, addirittura accecanti. Sono le scene ambientate sull’Isola di Ismaele a contrapporsi così nettamente alla palette visiva delle 3 stagioni di Una serie di sfortunati eventi. Vuol dire che quelle scene non sono mai esistite? Che Lemony Snicket non sa, effettivamente, cosa sia successo a Violet, Klaus e Sunny dopo la fuga dall’hotel Climax? Il narratore delle loro infauste avventure avrebbe potuto ideare quel finale per dare un happy ending alla storia (happy ending che, appunto, nella saga letteraria rimane in sospeso) e immaginare un incontro con la “nuova” Beatrice, ricostruire quel legame la cui mancanza lo ha dilaniato per anni? Questa è solo una mia teoria, ma chi lo sa. Nel dubbio, non guardare.

Tutte le immagini appartengono a Netflix

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