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Trad wives è l’abbreviazione di traditional wives, mogli tradizionali. Nel momento in cui scrivo, il relativo hashtag #tradwife conta quasi 90.000 post su Instagram e raccoglie milioni di visualizzazioni sui video di TikTok. Ma cosa vuol dire esattamente? Si tratta di donne, spesso molto giovani, che desiderano rimanere in casa e non lavorare, lasciandosi mantenere dai mariti ai quali dedicano l’intera esistenza. Un passo indietro agli anni ’50 che potrebbe farci regredire per sempre, o una semplice scelta autonoma? Vediamo un po’ di indagare il fenomeno.

Cosa fanno e come vivono le trad wives

Come dicevo, sono spesso giovanissime, appena ventenni, sposate o conviventi, che scelgono deliberatamente di non lavorare. Attenzione: scelgono. Non sono incluse in questo discorso le persone che non possono lavorare per motivi di salute o altro. A volte hanno figli e a volte no, ma sempre dedicano la loro intera vita (attentamente documentata sui social) a compiacere mariti o compagni. Come? Pulendo la casa, cucinando manicaretti, soprattutto curando il proprio aspetto fisico.

Hai presente la primissima scena di Mrs. Maisel, in cui Midge si sveglia mezz’ora prima di Joel per togliersi la maschera per il viso e i bigodini, truccarsi e pettinarsi e rimettersi a letto così che lui possa svegliarsi e trovarla perfetta? Ecco. Solo che Mrs. Maisel è una serie tv comica, ed è ambientata negli anni ’50. Queste ragazze vivono così, nel 2024. E lo scelgono loro, a quanto pare.

I pericoli nascosti nella romanticizzazione del passato

Ti ho parlato più volte di quanto sia facile romanticizzare il passato. Lo facciamo tutti. La nostalgia per un’epoca mai vissuta è uno strumento di storytelling potente, usato nelle opere di finzione e nel marketing. Woody Allen le ha dedicato un film bellissimo, Midnight in Paris. C’è un messaggio però, in quel film. Tutti sognamo di vivere in un’epoca passata. Compresi quelli che l’hanno vissuta. Nel film Gil desidera vivere la Parigi di Francis Scott Fitzgerald e riesce a incontrarlo e a viverla. Ma lì conosce Adriana, che avrebbe voluto vivere nella Belle Époque. E così via andando all’indietro. Un film che ci dice attenzione a quello che desideri.

Questo vale per tutte le epoche che non abbiamo vissuto, i bei tempi andati che ci sembrano così puri, incontaminati dalla bruttura del presente. Di nuovo, perché li guardiamo da lontano e pure con gli occhiali dalle lenti rosa. Gli anni ’40, per la maggior parte delle famiglie, somigliavano a C’è ancora domani. Nella Belle Époque l’aria di Parigi era più impregnata di tubercolosi che di romanticismo. E così vale per le vite delle nostre nonne e bisnonne, per quei matrimoni lunghi e quelle famiglie numerose che oggi vediamo come idilliaci e ai quali forse, semplicemente, non c’era alternativa. Considera che fino al 1970 in Italia non si poteva divorziare, quindi. Si può dire grazieastami’ che le coppie duravano di più?

Le trad wives sono un pericolo per le donne?

In fondo, no. Potrebbero essere un pericolo per sé stesse, sicuramente. Queste ragazze sono giovani, spesso non hanno neanche un legame di matrimonio con l’uomo per il quale si genuflettono davanti al forno e in camera da letto. Non lavorano, non studiano, spesso non hanno altri interessi oltre a quello di essere esteticamente perfette e mantenere la casa splendente. Insomma, non hanno un paracadute. Se un giorno dovessero stufarsi di questi uomini, se decidessero di lasciarli, di divorziare o semplicemente andare ognuno per la propria strada, non avrebbero niente.

E questa è la cosa più pericolosa che una donna possa scegliere di avere: niente. Essere legata ai capricci di qualcun altro, o anche solo a una relazione che, per quanto salda, può sempre finire. Sono decenni che si parla in tutto il mondo del lavoro femminile, e non solo per una questione di parità universale. Lavorare significa anche avere la propria autonomia individuale. Sapere di poter aprire la porta e andare fuori se, quando e come si desidera. Sapere che si sta insieme perché ci si ama, non perché altrimenti si rimarrebbe senza un tetto sulla testa.

Gli estremismi e i casi limite

Qui stiamo parlando di un estremismo. Di una moda, che forse potrebbe passare tra un paio d’anni o meno, ma che potrebbe lasciare queste ragazze davvero in mezzo a una strada. Niente di questo discorso, però, obbliga le donne (né gli uomini) a lavorare. Ogni persona e ogni famiglia ha la propria storia, economica, di salute, di privilegi e di discriminazioni, che porta a fare scelte diverse. Quello per cui il femminismo (vero) si batte è la completa libertà per tutti, tutte e tuttə. E anche qui vanno fatte le dovute precisazioni, perché occuparsi interamente della casa, dei figli, dei genitori anziani, degli animali domestici è lavoro. Ma il lavoro di cura non viene pagato né in Italia né altrove, che io sappia.

Sarebbe splendido se si potesse vivere d’aria e d’amore, ma purtroppo nella vita vera servono i soldi. E sì, sono una componente fondamentale della dignità e della libertà individuale. Permettono a te e allə tuə partner di scegliervi ogni giorno, non perché avete bisogno unə dello stipendio dell’altrə, ma perché volete stare insieme. È una brutta situazione quella in cui si si dipende da qualcuno, e chi ha malattie croniche non riconosciute dallo Stato (ma pure quelle riconosciute, perché non ditemi che si possa campare con una pensione d’invalidità) lo sa bene. Il pensiero che qualcuno possa sceglierlo volontariamente mi fa rabbrividire.

Trad wives e trad husbands, perché no?

Diversa è invece la scelta, libera e condivisa, di organizzare la coppia e la famiglia come meglio si crede. Sposarsi o non sposarsi, avere o non avere figli, lavorare entrambə o lasciare che unə scelga di fare la casalinga o il casalingo, occuparsi della casa o dei figli, scrivere il nuovo romanzo americano o poltrire a letto. Finché i membri adulti della famiglia sono consenzienti e scelgono liberamente e insieme, va tutto bene.

Ma sappiamo che non sempre funziona così. Quante volte sentiamo dire all’amica casalinga che non si sente in diritto di dire la sua sulle spese di casa, perché il pane lo porta a casa il marito? Quanto ci sentiremmo a nostro agio ad acquistare qualcosa per noi se l’unico percettore di reddito in casa fosse nostro marito o nostra moglie? Insomma, i soldi sono potere e fingere che non sia così è da stupidi. In maniera più o meno esplicita, una trad wife (donna che sceglie di dedicarsi alla casa ricoprendo il ruolo tradizionale della casalinga anni ’50 e non coltivando nessun altro lato della propria vita) si sta privando del potere e dell’autonomia.

Quindi?

Quindi niente, stella, fai quello che ti pare. Lavora o non lavorare o lavora meno di quanto potresti, ma fallo con consapevolezza di ciò a cui stai rinunciando. Possiamo sicuramente giocare tra di noi, dedicarci allə nostrə partner in modo accudente e attento, pure indossare un abito anni ’50 e fare una bella torta per tutta la famiglia. Ma rimane questo: un gioco. La vita vera è anche prendersi le responsabilità di sé stessə e di chi si ama.

Una famiglia non è una società per azioni, in cui il socio che investe il capitale maggiore ha diritto e dovere di ultima parola su ogni scelta. Una famiglia, che si sia in due, si abbiano figli o animali domestici, si sia sposati o conviventi, è una relazione. Diritti e doveri si mettono nello stesso calderone, lo stesso in cui entrano le fragilità e le difficoltà, e da quel calderone viene fuori la vita familiare. Cosa succederebbe alle trad wives se, per qualsiasi motivo, il marito o il compagno perdesse il lavoro? Il calderone rimarrebbe vuoto.

trad wives
Foto di Jill Wellington

P.s. Di parità di genere, di trad wives e di coppie in cui uno dei due non lavora abbiamo parlato in questo interessante Thread che ha ispirato questo post.

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