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Eccoci qua, Solo A Star Wars Story è nei cinema d’Italia da ieri e io non mi sono ancora ripresa del tutto dalla visione. Su Instagram mi avete chiesto le mie impressioni ed opinioni sull’ultimo film di casa Star Wars, ed ecco qualche riflessione totalmente priva di spoiler (è difficile commentare il film senza parlare di qualche punto della trama, ma vorrei che riusciste a godervi il tutto al cinema!).

 

 

1. La regia.

La lavorazione di Solo: A Star Wars Story, il secondo film antologico della galassia lontana lontana, non è stata delle più serene. Come sapete, il licenziamento di Phil Lord e Christopher Miller, inizialmente al timone del progetto, e l’ingresso in scena di Ron Howard a lavoro già cominciato hanno fatto preoccupare i fan. E inevitabilmente la confusione dietro le quinte ha avuto qualche conseguenza sul film. Howard è un grande regista, che ha saputo prendere le redini del film e portarlo a compimento, ma qualche stonatura nell’atmosfera generale c’è ed è probabilmente una conseguenza del cambio di regia in corsa. Nel complesso, però, il film è coerente e lineare, con qualche guizzo che il regista è riuscito a infilare nelle scene clou. 

2. Han Solo a Star Wars Story. 

Qualcuno ha definito Solo: A Star Wars Storyuna buona risposta a una domanda che nessuno si era mai posto“. Sicuramente una parte del fandom di Star Wars (non io) desiderava un’origin story della canaglia più amata della Galassia, ma per questo spin-off non si è visto un briciolo dell’attesa e dell’hype provocati da Rogue One o dagli ultimi due episodi della saga principale. Il “problema” di Han Solo (e di qualsiasi altro personaggio di Star Wars, infatti il buon JJ Abrams dovrà sbrogliare la matassa di Leia nell’episodio IX) è che non si tratta di personaggi letterari. Luke, Leia, Han Solo non escono fuori da un libro né da un fumetto. Il materiale di partenza qui sono i film, quelli della trilogia originale che hanno fatto sognare generazioni di aspiranti Jedi, ed è praticamente impossibile pensare a questi personaggi senza i loro interpreti. 

3. Gli attori di Solo a Star Wars Story. 

Alden Ehrenreich ha avuto quindi il compito più difficile: rendere credibile il suo Han Solo senza farne una caricatura di Harrison Ford. La scommessa, tutto sommato, è stata vinta. Un po’ altalenante nella prima mezz’ora, a un certo punto del film il giovane attore trova il suo ritmo, con espressioni, pose e gesti che sicuramente ricordano Ford ma che sono in qualche modo “suoi”. Decisamente più a suo agio Donald Glover, uno splendido Lando che domina lo schermo nelle scene in cui è presente. Che per fortuna non sono tantissime, altrimenti avrebbe del tutto eclissato il protagonista. Fanno il loro compitino Emilia Clarke e Woody Harrelson, rispettivamente l’amore d’infanzia e il mentore “atipico” di Han. Bravi, ma nessuno dei due ha modo di brillare veramente. Sempre convincente Paul Bettany, perfetto Joonas Suotamo che interpreta Chewbecca già dall’Episodio VII. Dopo le anteprime a Los Angeles e a Cannes, i complimenti si sono sprecati per la performance di Phoebe Waller-Bridge, la droide L3-37: mi riservo di rivedere il film in lingua originale, perché devo dire che il doppiaggio di questo personaggio non mi ha convinta. 

4. L’atmosfera. 

In Solo: A Star Wars Story a contare è la A. Questa non è la storia di Star Wars e non pretende di esserlo: è una storia di Star Wars. Accantonati la Forza e le spade laser, i villain iconici e perfino la colonna sonora di John Williams (la cui assenza è dolorosamente evidente), rimane un western in salsa galattica che intrattiene ma non entusiasma. Sbagliata qualche scelta in fatto di creature aliene, splendide le ambientazioni. E non è un caso se la sequenza più bella, sia dal punto di vista della regia che da quello della fotografia, è lo spettacolare assalto al treno intravisto nei trailer e girato sulle Dolomiti. Star Wars ama l’Italia, lo ha dimostrato scegliendone alcune splendide ville nella trilogia prequel e lo conferma con questi paesaggi mozzafiato. 

5. La trama di Solo a Star Wars Story.

Senza spoilerare nulla, vi dico che la trama di Solo: A Star Wars Story è abbastanza prevedibile. La regia di Ron Howard, arrivato in piena tempesta al timone del film, segue una linearità da manuale, tanto che i piccoli colpi di scena si avvertono mezz’ora prima che avvengano. Soprattutto uno, non vi svelerò quale, talmente simile a una sequenza di Star Wars – Gli Ultimi Jedi da far male. Nonostante ciò, i fan di vecchia data dell’opera spaziale troveranno citazioni deliziose (anche dall’Universo Espanso) e non potranno fare a meno di sorridere al primo incontro tra Han e Chewbecca; al primo sguardo al Millennium Falcon; alla risoluzione della decennale questione della “rotta di Kessel in 12 parsec“. Il resto rimane un po’ insipido: i personaggi potenzialmente più interessanti hanno pochissimo spazio, gli altri ballano una danza di alleanze e tradimenti abbastanza scontata. 

6. Il finale: Solo ha cambiato per sempre l’universo Star Wars?

Ripeto ancora una volta che NON farò spoiler in questa recensione di Solo, ma è inevitabile accennare al finale, o meglio a cosa comporta per l’intera saga di Star Wars. L’unico colpo di scena veramente inaspettato, ve lo assicuro, vi farà saltare sulla poltrona del cinema. Il problema è questo: se siete fan di Star Wars di vecchia data, molto informati anche su ciò che è altro dai film, ne sarete deliziati; se no, vi sentirete molto confusi. In entrambi i casi, la situazione (almeno per me e il mio ragazzo) è stata fonte di disturbo, ci ha in qualche modo distratti dal film. E non è quello che vogliamo quando andiamo al cinema, no? Il finale di Solo cambia il modo in cui la struttura di Star Wars è stata intesa fino ad oggi, sia nel vecchio universo espanso che nel nuovo canone introdotto dalla Disney. Il che potrebbe essere un bene o un disastro, dipenderà da come verrà gestita la cosa nei nuovi capitoli della saga. Una cosa è certa: se anche non sapessimo già che Alden Ehrenreich, Donald Glover ed Emilia Clarke hanno firmato un contratto per 3 film, questo finale richiede necessariamente un seguito. Avverrà con “Solo 2” o in altri episodi (per esempio nello spin-off su Obi Wan Kenobi annunciato da poco)? In entrambi i casi cade la ragion d’essere del sottotitolo: non si tratterebbe più di episodi antologici, legati ma in qualche modo indipendenti dalla saga principale, ma di un Universo Espanso che diventerebbe sempre più simile a quello della Marvel. Che io, personalmente, detesto. Sono terrorizzata.