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Significato di yapping sui social media: una coppia ride sul divano con il cane e uno smartphone
Foto di Andres Ayrton

È da più di 10 anni che sono sul web, come persona e come professionista, e circa 10 anni che mi sento dire: devi trovare la tua nicchia. Che fastidio, che prurito, che dolore al cuore per chi, come me, è figlia del caos fin nel midollo. Allora io accolgo il significato di yapping, un termine dello slang americano che ha invaso i social media. E che mi rappresenta: il caos, il disordine, il contrario della nicchia. Che benessere. Ti spiego di cosa sto parlando.

Qual è il significato di yapping?

Il termine nasce dall’inglese to yap: abbaiare. Nello specifico, intorno al 1600 viene usato per definire l’abbaiare incessante, stridulo e pure un po’ nonsense dei cani di piccola taglia. Hai presente, vero? Amante degli animali o meno, sono certa che tu abbia sentito almeno una volta un chiwawa, uno schauzer, uno yorshire, un pomerania che facevano casino sotto il tuo balcone. È un rito di passaggio, soprattutto se hai appena cambiato casa o sei in vacanza dopo mesi di lavoro. Comunque.

Oggi il significato di yapping è stato preso, smontato e rimontato in versione pop sui social media. Come più o meno ogni altro aspetto della vita umana. Secondo lo Urban Dictionary:

Yapping è l’atto di parlare senza cognizione di causa, mescolando argomenti e idee, a un pubblico non sempre interessato.

Chiaro adesso? È quello che facciamo sui social, o meglio la direzione verso la quale stanno andando i social media. Il caos. L’entropia. Il regno in cui le nicchie collassano una sull’altra.

Trovare una nicchia vs. yappare

Il significato di yapping si diffonde su due social in particolare: TikTok e Threads. Il primo è il vero regno dello yapping, il luogo in cui chiunque urla nell’abisso qualsiasi opinione, che abbia senso o meno. Il secondo è stato per un breve periodo il sostituto di X, oggi forse a pari merito con Bluesky. Caratteristiche principali: due algoritmi pazzissimi.

Su TikTok comprendere cosa vada virale e perché è una scienza oscura, che mescola dati ed esoterismo e che prevede tantissima sperimentazione. Yap yap. Abbaiamo cose a caso e vediamo che succede. Threads, che attualmente è il mio social preferito, ha un algoritmo semplicissmo: la roba che scrivi arriverà alle persone che hanno interagito con post simili. Quindi puoi scrivere un giorno di Sanremo (giusto per fare un esempio) e il giorno (o l’ora) dopo di femminismo e arriverai a utenti completamente diversi. Magari con risultati soprendenti.

Una ragazza in biblioteca scarta idee nel cestino, circondata da libri
Foto di Ron Lach

Yapper professionista dal 1992

Da quando sono nata sono, senza saperlo, una yapper. Parlo (scrivo, più che altro) di tutto e di più. Passo allegramente dall’attualità all’ultima serie tv, dalla recensione di un classico della letteratura all’abito di scena di Achille Lauro alle discriminazioni contro chi vive con la malattia cronica. E mi piace, oh se mi piace. A quel paese la nicchia.

Sbirilla è il luogo dello yapping selvaggio, così come lo sono tutti i miei profili social. Questo significa essenzialmente due cose:

  1. Scrivo sempre esattamente quello che mi va, a prescindere da trend e algoritmi.
  2. Il mio personal brand è un gran caos.

Il senso e il significato di yapping in questo pazzo mondo

Ti ricordi quando tutti i corsi sui social media ci consigliavano di curare un’estetica precisa e accomodarci, per così dire, in una nicchia? Scegliere il nostro pubblico, parlare solo alle persone in target, tagliare fuori tutto il resto. Era pochi anni fa e sembra che sia passato un secolo. Un po’ perché le piattaforme di social media sono sempre più lo specchio di un’oligarchia che non ci rappresenta. E un po’ perché, secondo me, sentiamo il bisogno di tornare all’autenticità. Per chi è cronicamente online, per bisogno o per piacere, questo non è niente di nuovo.

Vogliamo parlare con persone che ci sembrino vere, che abbiano delle vite incasinate e invischiate come la nostra. Autentiche. Perché davvero, nessuna vita è a compartimenti stagni. Nessuno vive di solo cinema, o di sole letture impegnate o di sola rabbia sociale. Siamo animali complessi che contengono moltitudini. Oggi sui social abbiamo voglia di raccontare quelle moltitudini. Di yappare, a volte a sproposito, anche a un pubblico poco interessato. Di scrivere e pubblicare quello che ci va, anche se è un argomento così poco popolare che lo leggeranno in due. Dire la nostra in maniera spontanea. Che bella, questa confusione di corpi, di parole e di idee che non è governata dai numeri ma solo dall’ispirazione del giorno. Penso che resterò qui per un po’.

Un laptop circondato da taccuini, appunti e foglietti colorati.
Foto di cottonbro studio

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