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Rappresentazione della disabilità: il personaggio di KB in Skeleton Crew
Tutte le immagini appartengono a Lucasfilm e Disney+

Hai mai pensato al potere della rappresentazione nella cultura pop? Libri, film e serie tv ci raccontano uno spaccato della vita e della società, dal punto di vista unico di chi li scrive. Possono quindi raccontare storie molto simili o molto diverse dalla nostra. Ma la cosa più importante è che ci vengano raccontate storie diverse. Quelle che rispecchiano il vissuto della maggior parte delle persone e quelle che approfondiscono un aspetto o un elemento sul quale non ci saremmo mai soffermati. Ecco, in questo senso la rappresentazione della disabilità serve da cassa di risonanza, da specchio e da incontro con l’alterità.

Cos’è Star Wars – Skeleton Crew

L’ultima miniserie dell’universo Star Wars ideata da Jon Watts e Christopher Ford ci racconta un delizioso angolo di Galassia che non ci era mai stato mostrato prima d’ora. Una vera e propria storia di pirati (nello spazio) in cui i protagonisti sono bambini e Jude Law è… beh… è Jude Law. Una delle protagoniste è KB, una bambina dotata di protesi. Non è la prima volta che vediamo questo tipo di personaggio in Star Wars, ma finora è stato pesso un villain (Darth Maul, il Generale Grievous…). KB invece non solo è una dei buoni, ma è letteralmente una bimba. Intelligentissima, usa le sue protesi per scovare pericoli nascosti nelle avventure piratesche della serie.

Skeleton Crew episodio 6: la crisi

*Attenzione agli spoiler se non hai visto Star Wars – Skeleton Crew*

Il sesto episodio della miniserie si intitola “Di nuovo senza amici” ed è un momento di svolta per la piccola ciurma. Non solo si trovano abbandonati dall’unica figura adulta, ma cominciano a litigare tra loro. In particolare KB e la sua migliore amica, Fern. I personaggi si trovano su un pianeta di terme di lusso, intenti a cercare un covo di pirati in fondo alle vasche bollenti e poi improvvisamente catapultati all’esterno nella neve. In questo contesto, KB si mostra per la prima volta spaventata ma non vuole rivelare il perché. Dice però una frase emblematica alla sua amica: “Tu non mi ascolti”.

Da sola con l’altro protagonista, Wim, KB è costretta ad ammettere perché sia così spaventata. Da giorni è lontana dalle sue mamme e dalla sua casa, in giro per la Galassia su una nave pirata abbandonata. E adesso si trova su un pianeta estremamente complesso, con sbalzi termici notevoli che mettono in difficoltà il suo sistema di protesi al cranio. Scopriamo così che quelli che KB indossa non sono solo ausili per la vista e l’udito, ma fanno parte di un complesso meccanismo che sostituisce parte del suo cervello. E che, senza manutenzione ed esposto a tanto stress, sta per spegnersi.

Skeleton Crew, KB e la rappresentazione della disabilità

Perché non hai detto a Fern che stavi male?

Perché dall’incidente è convinta che io possa fare tutto quello che fa lei, ma io non posso.

E perché non le dici che non puoi?

Perché così resterei di nuovo senza amici.

Wim aiuta KB a rimettere in sesto le sue protesi un attimo prima che il sistema si spenga. L’amicizia con Fern viene ristabilita e lei si scusa. La soluzione è felice, ma la bambina ha letteralmente rischiato di morire, pur di non ammettere davanti alla sua migliore amica quali sono i suoi limiti.

Quante volte noi, persone con disabilità visibili e invisibili, siamo KB?

Quante volte ci comportiamo come KB in Skeleton Crew? Conosciamo i nostri limiti sensoriali, fisici o mentali, ma scegliamo di superarli per non rovinare la festa, la gita, il viaggio. E allo stesso tempo vorremmo che i nostri amici e le nostre famiglie capissero da soli quando stiamo troppo male per fare qualcosa. Se non capiscono, diciamo loro “Non mi ascolti”. Ma non siamo disposti a parlare chiaro per non rimanere “di nuovo senza amici”.

Skeleton Crew è riuscita straordinariamente nella rappresentazione della disabilità, che sia visibile o invisibile, senza stereotipi e senza giudizio. Lo ha fatto, per di più, in una serie sui bambini per bambini. Vedere questa puntata da piccola mi sarebbe stato utile. Vederla da adulta mi ricorda che non sono sola e che ovunque, nella Galassia, ci sono persone come me e persone disposte a essermi amiche nonostante tutto.

Tutte le immagini appartengono a Lucasfilm e Disney+

Perché è importante la rappresentazione della disabilità in tv?

Quando leggi un libro, guardi un film o una serie tv, cosa cerchi nei personaggi che appaiono nella narrazione? A volte storie nuove che ti raccontano un’esperienza che non avresti mai immaginato. Ma altre volte, l’unica cosa che vorresti è sapere che altri e altre, nella Galassia, vivono la tua stessa situazione. Ecco perché la rappresentazione della disabilità visibile e invisibile, così come quella di tantissime altre condizioni umane, è importante nelle nostre vite di tutti i giorni.

Inserire nelle narrazioni dei personaggi che abbiano caratteristiche particolari serve a un triplice scopo:

  1. Raccontare storie originali. Fuori dalla banalità di lei-incontra-lui-si-innamorano-e-si-sposano, quante altre storie può ideare la mente umana?
  2. Rendere normale attraverso la rappresentazione della disabilità. Più un certo elemento della natura umana (disabilità, abilità, neurodivergenza, orientamento sessuale, cultura, colore della pelle, aspetto fisico) compare sui nostri schermi e nelle nostre vite, più ci sembrerà normale.
  3. Ridurre gli stereotipi. Quando leggiamo o guardiamo molte storie diverse, il nostro punto di vista si espande. Seppur lontana dalla condizione di disabilità, la nostra mente riconosce la pluralità delle esperienze e ricorre sempre meno agli stereotipi per rappresentarla e pensarla.

Stiamo parlando di politicamente corretto?

No, non necessariamente. In fondo cosa significa politicamente corretto? Il reale significato di questa espressione è stato oggetto di ideologie politiche in positivo e in negativo. Ma prova a guardare la questione da questo punto di vista: allargare la quantità e la tipologia di personaggi rappresentati nella cultura pop ci permette semplicemente di conoscere le storie che fino a ieri non conoscevamo. Si tratta di un atto politico, forse, ma secondo me più spiccatamente umano. Siamo creature che vivono di storie, e quando una storia ci cattura entriamo in empatia con i suoi personaggi. Non sarebbe bello scoprire le storie di quante più persone diverse ed entrare in empatia con ognuna di loro? Sarebbe sapere, per davvero, che non siamo soli nella Galassia.

Grazie KB, è stato un piacere conoscerti!

Tutte le immagini appartengono a Lucasfilm e Disney+

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