
Alla luce delle sempre più sconcertanti notizie su Neil Gaiman, la situazione sui social e nelle community di amanti del fantasy è piuttosto complessa. C’è chi si precipita a raccontare di non averlo mai amato e chi addirittura sostiene che fosse facile riconoscere un predatore sessuale dietro l’autore di Stardust, Coraline, Good Omens e molti altri romanzi. Ma questo tipo di affermazione, oggi, fa solo del male e non aiuta nessuno. Sai riconoscere un predatore sessuale dalle storie fantastiche che inventa, da come si veste o da altri elementi del suo comportamento pubblico? Allora ti prego, aiutaci, perché mi pare che noialtri siamo terribilmente in difficoltà.
Chi sostiene di riconoscere un predatore sessuale dai suoi romanzi?
Molte persone, mi sembra a scorrere i social in questi giorni. Insomma, secondo Il Sole 24 Ore i reati sessuali sono in costante aumento da 20 anni ma ehi, basta leggere un paio di romanzi per riconoscere i potenziali abuser ed evitare tanto dolore alle vittime. Peccato che questa sia un’idea assolutamente folle, che ci metterebbe in una posizione orribile nei confronti di opere letterarie e cinematografiche del genere horror o thriller. Non possiamo davvero pensare che le opere di finzione che coinvolgono la violenza in qualche forma indichino la morale di chi le ha scritte. Altrimenti, oltre a rimanere a corto di libri drammatici da leggere, staremmo anche negando l’esistenza della fantasia e della creatività.
La narrazione è da sempre uno dei modi con cui gli esseri umani esorcizzano le proprie paure e provano a comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri. Il che comprende le emozioni e le azioni negative che, in quanto esseri umani, fanno parte della nostra natura. Rabbia, tristezza, paura, violenza sono parte di noi come umanità collettiva. E possono far parte di noi come singoli individui. Possiamo volerle esorcizzare. Possiamo appassionarci a una narrazione disturbante e dolorosa, perché ci aiuta a comprendere noi stessi e i nostri simili. Non vuol dire che metteremmo mai in atto azioni riprovevoli o faremmo del male a qualcuno.
La responsabilità indiretta del lettore
Esattamente come è successo con J. K. Rowling, ho letto moltissime persone negare la loro passione per i romanzi di Neil Gaiman nel momento in cui quel report (non leggerlo se sei una persona sensibile: è molto molto crudo) è uscito su Vulture. Si tratta di un pezzo investigativo sconvolgente, per il quale dovremo sempre ringraziare la giornalista Lila Shapiro. Ha avuto un bel fegato e parecchio sangue freddo a ricostruire e scrivere una serie di sevizie sessuali che si avvicinano alla tortura. E perpetrate da una delle figure più amate della letteratura fantasy per bambini, ragazzi e adulti.
Qui il nostro cervello va in tilt. Hai letto i romanzi di quell’uomo, ti sono piaciuti, ti hanno insegnato qualcosa sull’umanità e sulla vita. Come ha potuto scriverli un mostro? Ti capisco perfettamente. E oggi ti senti addosso il lerciume di quello che ha fatto, ti chiedi se apprezzare e condividere il suo lavoro ti renda complice. Permettimi di aiutarti a rispondere: no.
Responsabilità individuale e responsabilità collettiva
Ti stai facendo questa domanda perché sei consapevole di quella che si chiama responsabilità collettiva. Quell’idea che ti fa rispondere a chi dice che “non tutti gli uomini” molestano le donne che sì, è vero, però neanche tutti gli uomini fanno qualcosa per modificare la società patriarcale in cui siamo immersi. Giusto. Se il tuo migliore amico fa una battuta sessista a tavola e tu ridi o sorvoli, sei in qualche modo indirettamente responsabile. Se sei un uomo ancora di più perché tu, che sei in una posizione di relativo potere rispetto alle donne sedute al tavolo, puoi dimostrare che la discriminazione e la sessualizzazione non devono necessariamente far parte del comportamento degli uomini etero. Anzi.
Fin qui ci siamo. Ma nel caso di riconoscere un predatore sessuale in un autore fantasy, quale sarebbe la tua responsabilità indiretta? A meno che il suo comportamento non fosse presente e giustificato nei suoi libri, perché averli letti e amati ti renderebbe corresponsabile? E se anche la violenza fosse stata presente e giustificata nei suoi romanzi (in uno, che non ho letto, sembra che lo sia) da cosa avresti dovuto capire che non era una completa invenzione? Le opere di fiction si basano in gran parte su eventi mai avvenuti, magari allegorici o simbolici o solo ispirati a fatti reali che l’autore ha altrove, non necessariamente che ha vissuto.

Avresti potuto riconoscere un predatore sessuale in Neil Gaiman?
No. Non c’era nessun modo. Questi maledetti si nascondono bene, se così non fosse non dovremmo aspettare anni per scoprire quello che hanno fatto. Pensa ai casi di cronaca che hai sentito o di cui hai letto sul giornale. Qual è la prima cosa che i giornalisti un po’ pigri fanno? Chiedere ai vicini se l’abuser o il killer fosse una persona strana. E la risposta è quasi sempre no. Era una persona gentile, salutava sempre.
Non solo i vicini, ma pure gli amici, pure i familiari di un abuser possono non sapere assolutamente nulla della sua condotta. Di nuovo, sono bravi a nascondersi, ‘sti maledetti. E quindi come avresti potuto riconoscere un predatore sessuale tu, che non lo hai mai incontrato ma hai solo letto i suoi libri e pensato che ti piacessero? Non hai alcuna colpa, come non ne ha chi continua a leggere e guardare quelle opere.
E adesso cosa fare dei nostri libri di Neil Gaiman?
Bisogna separare l’opera dall’autore, ci dicono. Ci diciamo, a volte. Il problema è sempre la nostra natura umana, che funziona in maniera molto complessa. Magari abbiamo letto un solo libro di Gaiman, non lo amavamo particolarmente, non parleremo più delle sue opere. Per me, stavolta, è facile. Ma mica va così per tutti. Come la mia vita è stata salvata da un personaggio di Harry Potter, quante altre vite sono state salvate dai romanzi di Neil Gaiman?
Quanti ragazzi e ragazze hanno trovato in quei mondi fantastici la chiave per capire sé stessi, una comunità in cui esprimersi, un mezzo per vivere avventure meravigliose? Quanti hanno appreso dai romanzi un modo nuovo e più profondo di guardare il mondo e la vita, quanti hanno scoperto l’empatia, quanti si sono sentiti per la prima volta capiti e visti? Se sei una di queste persone, respira. Quello che è successo non è in alcun modo legato a te, direi neanche ai romanzi e a quella parte di te che hanno aiutato a guarire. La colpa di quello che ha fatto è di Neil Gaiman e no, nessuno pretende che a 13 anni fossi in grado di riconoscere un predatore sessuale dalla sua foto in quarta di copertina. Neanche a 25, neanche a 60. Mai.
Rispetto per le vittime e tempo per guarire
Se oggi hai voglia di bruciare i libri che possiedi e pensi che questo ti farà stare bene, fallo. Se no, prenditi il tuo tempo. Rifletti sulla tua personalissima esperienza di quelle storie, cosa ti hanno insegnato, come ti hanno fatto crescere, se e come ti hanno accompagnato in un momento difficile della tua vita. Si tratta di una cosa che puoi lasciare andare senza conseguenze sulla tua identità? Bene. Ma il tuo essere fan di Good Omens, il tuo aver letto quattrocento volte Stardust, il tuo cosplay di The Sandman fanno parte della tua essenza, lasciali dove sono.
Chi sei, anche grazie alle opere di finzione che hai consumato? Sei una brava persona? Quel report ti provoca orrore? Hai empatia verso gli altri? Hai trovato una community in cui esprimerti senza preguidizi e che ti ha insegnato a non avere pregiudizi? Respira. Non potevi e non avevi la responsabilità di riconoscere un predatore sessuale nella persona che ha scritto quelle opere. Quello che avviene tra te e le opere di fantasia che consumi è solo tuo. Chi diventi dipende da come trasformi quelle esperienze nella tua vita vera. Non smettere di leggere, non perdere la community che i libri ti hanno donato, non perdere fiducia nella letteratura e in quanto possa educarci e renderci migliori. Abbi solo rispetto per le vittime. Le vittime di Neil Gaiman, che coraggiosamente si sono fatte avanti contro un uomo dal potere enorme. E anche tutte le altre vittime di abusi sessuali, che leggendo quel report o sentendone i resoconti stanno rivivendo il loro trauma.
