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Sognare l’abito da sposa è una cosa, indossarne uno… è tutta un’altra storia. Soprattutto provare abiti da sposa in così grande numero e in poco tempo. Ecco com’è andata.

Provare abiti da sposa… è una maratona

Parliamoci chiaro: a tutte noi è capitato di sognare l’abito da sposa, qualunque esso fosse nella nostra mente. Vaporoso e romantico o aderente e scintillante, è l’abito per eccellenza, quello che da bambine ci fa brillare gli occhi davanti a un film in costume, quello che guardiamo sospirando mentre sfogliamo una rivista, quello che ci fa fermare davanti a una vetrina anche quando abbiamo 14 anni e nessuna proposta di matrimonio all’orizzonte. Perché, indipendentemente dal proprio rapporto personale con il matrimonio e con la moda, gli abiti da sposa sono innegabilmente belli. Sono quell’unica versione dell’abito haute couture che è concesso indossare a noi comuni mortali, non modelle, non milionarie, non invitate mensilmente a eventi di gala e red carpet Hollywoodiani. Insomma, dicevo, sono belli.

Ma quanti sono? Entri in un atelier che a prima vista ti sembra piccolino e ti trovi a selezionarne una decina che potrebbero interessarti, e vieni presa da una smania di averli TUTTI, di vederteli indosso TUTTI. Almeno, questo è capitato a me, che mi sono ritrovata senza rendermene conto a provarne ben 19 nel mio primo giorno da futura sposa a caccia dell’abito giusto. Un numero che, a giudicare da forum e gruppi specializzati, è decisamente alto. E infatti il risveglio del giorno dopo mi ha trovata stremata, dolorante in ogni singolo muscolo del mio corpo e stanchissima. Dite: ma stanca di cosa? Di provare abiti e percorrere il minuscolo spazio tra il camerino e la pedana di rito? Sì. Perché ‘sti cosi pesano una quintalata, oh. E portali è faticoso. Almeno, lo è stato per me.

Cosa vuol dire provare abiti da sposa per la prima volta?

Boh. Voglio dire, ogni futura sposa proverà una sensazione differente, no? Io sono arrivata in negozio con il terrore di sentirmi vestita da carnevale, ma devo dire che non è successo. Ho provato abiti da sposa letteralmente di tutti i tipi: da principessa e dal taglio ad A, aderenti e vaporosi, di pizzo e di seta, semplicissimi e super elaborati, e nessuno fortunatamente mi ha dato la sensazione “costume di carnevale”. Erano tutti bellissimi e mi facevano sentire, ognuno a modo proprio, bellissima. Che non è proprio una cosa che mi capita tutti i giorni, quindi complimenti.

Ciò non toglie però, che per la maggior parte degli abiti abbia pensato “Wow, è bellissimo, lo adoro, però adesso toglimelo di dosso”. Perché bellissimo non è, ho scoperto, l’unico aggettivo che ti viene in mente quando provi un abito da sposa. Compaiono anche stretto, pesante, larghissimo, caldissimo, lunghissimo e tutta una serie di cose che ti fanno pensare “Ma chi se lo tiene addosso per un giorno intero?”.

Chi bella vuol apparire…

…un po’ deve soffrire, si dice. Ma chi lo dice? Chi è stato quel pazzo maledetto che ha pronunciato questa frase per la prima volta? Chi, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, ha pensato di abbinare i concetti di bellezza e sofferenza? Qualcuno che non ha mai sofferto un istante nella vita, ci scommetto.

Come si può pensare che il sentirsi bella si abbini al concetto di sofferenza e sacrificio, e non a quello di sicurezza e disinvoltura? Perché boh, io non credo che mi sentirei bella se facessi fatica a camminare nel mio abito da sposa. Non mi sentirei bella se sotto strati e strati di crinolina sudassi come si suda scalando una montagna a mezzogiorno il 15 agosto (non che abbia mai provato quest’esperienza in prima persona, eh). Non mi sentirei bella se per entrare nel mio abito dovessi smettere di mangiare nei 6 mesi precedenti al mio matrimonio. Mi sentirei affamata, probabilmente.

Ma in fondo è solo per un giorno!

Questa, care future spose, è la frase che sentirete e leggerete più spesso, ogni volta che proverete ad avanzare un dubbio su qualsiasi aspetto “tradizionale” di un matrimonio. Sì che i tacchi sono dolorosi, ma in fondo è solo per un giorno! Sì che non puoi respirare, muoverti, ballare e men che meno mangiare strizzata in quel corsetto, ma in fondo è solo per un giorno! Sì che 426 forcine ti faranno venire il mal di testa, ma in fondo è solo per un giorno!

Sbagliato. Non è solo per un giorno, è solo per quel giorno. Proprio quello. Quello del tuo matrimonio. E davvero vuoi autoinfliggerti una sofferenza perfettamente evitabile, proprio in quel giorno? Non so come risponderebbe una persona in perfetta salute, non so neanche come risponderebbe qualsiasi altra persona malata, perché anche nell’affrontare una malattia cronica in un contesto elegante ogni persona ha il proprio modo.

So come risponderò io: no. Per quanto mi riguarda, non ne vale la pena. Se il giorno del mio matrimonio mi sveglierò con l’emicrania, pazienza. Se il giorno del mio matrimonio ci saranno 40 gradi e soffrirò le pene dell’inferno, pazienza. Se il giorno del mio matrimonio sarà particolarmente umido e avrò un dolore atroce alla cervicale, pazienza. Ma se il giorno del mio matrimonio soffrirò perché io stessa hodeciso di indossare un abito, o un paio di scarpe, o un’acconciaturapur sapendo già che mi farà soffrire… vorrà dire che sono proprio una cretina. E, con un pizzico di autostima, mi sento di dire che non lo sono.