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Ieri si è conclusa la Haute Couture Week di Parigi, ed oggi eccoci qui a terminare la rassegna delle sfilate che mi hanno colpita di più. Dopo avervi raccontato di Atelier Versace, Georges Hobeika, Giambattista ValliDior e Chanel, chiudiamo in bellezza con le mie impressioni sulle collezioni d’alta moda di Elie Saab e Valentino.

In un bosco incantato sfilano le creature di luce di Elie
Saab
. E all’improvviso tutto ciò che credi di conoscere si dissolve. Non c’è
tempo, luogo, realtà, pensiero. Tutto diventa grazia e delicatezza pura.
Scintillanti, morbidi, leggerissimi strati di stoffa ricoprono quelle donne
angeliche ed evanescenti. Le vedo davvero o sono frutto della mia
immaginazione? Il cuore viaggia verso lidi lontani. Non è diretto all’atmosfera
glamour di Parigi, né a quella etnica e sognante di Beirut. È aldilà di tutto
ciò che il pensiero possa comprendere, tende verso qualcosa di magico e
sconosciuto. Cos’è? Un sogno. Chasing a
Dream
è il titolo di questa collezione. E il sogno dello stilista libanese,
quello della donna che indossa il suo abito, ed il mio che sto osservando
estasiata si fondono. Non so più cosa sto sognando, questi veli trasparenti,
queste applicazioni luccicanti, questi strati di piume, questi colori in
dissolvenza sono reali oppure no? I confini si dilatano, il tempo si ferma. È
alta moda, è sospensione del giudizio e distanza dalla ragione. Ogni abito è
una storia a sé e contemporaneamente parte dello stesso incantesimo. Il rosa
cipria, il bianco candido, il crema, il nero, i fiori e le foglie luccicanti,
le farfalle colorate, le piume leggere, i cristalli e le trasparenze giocano
insieme a confondermi e disorientarmi. Mi chiedo quale sia l’ispirazione, il
sogno che ha portato alla realizzazione di tanta meraviglia. La risposta arriva
direttamente da lui, il tessitore di luce, che esce accolto da una meritata
ovazione di applausi e svela, infine, l’arcano: «E se dovesse esserci un
messaggio dietro la mia collezione d’Alta Moda, il mio sarebbe Grazie». Come a
dire che no, il messaggio non c’è, cercare un senso è un’inutile forzatura
perché un sogno è solo un sogno. Ma se proprio lo volete, il messaggio è un
grazie alla natura, grazie all’arte, grazie ai colori, grazie ai tessuti,
grazie a te che rimani a guardare incantata. Grazie. 

Dalla terra al cielo, e ritorno. La sfilata di Valentino si
apre con un abito nero, di pesante velluto, sormontato da ali. E prosegue con i
colori della terra, il beige, il marrone, il bordeaux, il blu ed il verdone,
declinati in romantici abiti rinascimentali, casti, quasi severi. Con quei
motivi folk che ricoprono abitini, maxigonne, gilet, cappotti. Con quei
corsetti che «abbracciano il petto e proteggono il cuore». Poi pian piano la
rigidità comincia a sciogliersi in colori più ariosi, scollature ampie a V,
leggere trasparenze. Il pizzo ed il tulle ricoprono top e gonne, mentre il
velluto rosso passione avvolge un abito più seducente, con profonda scollatura
e spacchi laterali. I colori della terra si dissolvono e il cielo diventa
protagonista. Prima il blu del cielo notturno, illuminato da stelle lucenti,
poi l’oro metallico e scintillante, il giallo intenso del sole. Infine l’aria,
pura e leggera, i fiori, le nuvole, un radioso arcobaleno. La luce ed il buio,
il cielo e la terra, la concretezza e la leggerezza. Il senso della vita. E la
forza più potente, racchiusa in quel cuore che va protetto, l’unica forza in
grado di sovvertire le logiche e i ritmi naturali. Amor Vicit Omnia.