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“Quel” periodo dell’anno è arrivato. Due volte all’anno, a gennaio e a giugno, sfilano sulle passerelle di Londra, Milano, Parigi e New York le collezioni maschili. E per me è un dramma, perché da un lato vorrei seguirle. Voglio fare la giornalista, voglio occuparmi di moda e so che devo conoscere tutto di questo mondo. Dall’altro, non riesco a concentrarmi sulle collezioni uomo perché le trovo quasi sempre ridicole e impossibili da portare. Davvero, giuro, non voglio offendere nessuno. Forse sono all’antica. 

Quest’anno, il dramma nel dramma: il trend genderless. Che vuol dire? è la negazione delle differenze di genere, una moda che si ispira a dibattiti ben più seri ed importanti per la società odierna. Ognuno (in una civiltà libera e democratica) è libero di essere, sentirsi, mostrarsi e vestirsi come preferisce. Ma pensare che siamo tutti diversi non ci porterà a pensare di essere tutti uguali? Le differenze tra uomo e donna (fisiche, mentali, emotive) che secoli e secoli di storia ci hanno inculcato, sono tutte menzogne? Siamo tutti uguali o tutti diversi? E queste differenze non vanno valorizzate come una ricchezza? L’argomento è controverso e i designer lo interpretano, ognuno con la propria sensibilità. Facendo sfilare uomini e donne talmente simili (per l’abbigliamento ma anche per il fisico longilineo) da confondersi. 

Io credo che delle differenze di fondo ci siano, e che vadano ben oltre le preferenze sessuali o l’abbigliamento, e che l’omogeneità tra i sessi e tra gli individui non possa che appiattire le singole personalità. Voi cosa ne pensate?

Vi lascio qualche foto dalle sfilate di Milano Moda Uomo, tratte da Vogue.it 


Dolce e Gabbana (a questo link un mio approfondimento sulla collezione)
Dsquared2
Emporio Armani
Etro
Gucci
Marni
Missoni
Moncler Gamme Bleu
Moschino
MSGM
Andrea Pompilio
Prada
Stella Jean