
La lotta per le donne e i loro diritti ha radici antiche. Non importa cosa ci dicano oggi, quando ci definiamo femministe intersezionali. Non l’abbiamo inventata noi la lotta, ma la fanno da secoli tutte le donne del mondo che vogliono qualcosa di semplice e che sembra irraggiungibile: una vera parità di genere. Sull’emancipazione femminile e la lotta per le donne si è espressa più volte Carme Karr, meglio conosciuta come l’Escardot. Scrittrice femminista della cosiddetta prima ondata, ha pubblicato diversi romanzi che denunciavano l’enorme disequilibrio di potere tra uomini e donne nella Spagna di fine ‘800 – inizio ‘900. Ho avuto da Bonfirraro Editore la possibilità di leggere la sua raccolta di racconti Cliché.
Grazie a lei e a numerose altre donne, artiste e attiviste oggi abbiamo i diritti che poco più di un secolo fa erano impensabili. Quello al voto, al divorzio, all’aborto, alla libertà economica e finanziaria dai nostri mariti. La situazione presenta ancora un gap considerevole, ma possiamo ringraziare Carme anche solo se possiamo aprire un conto in banca a nostro nome. Eppure la lotta per le donne è sempre stata terreno di scontro non solo con gli uomini, ma anche tra di noi. Lo dimostra chi oggi mette donne contro altre donne e chi casca in questi orribili giochetti. Dobbiamo rimanere unite, tutte, perché non saremo libere finché non lo saremo tutte. Questo libro lo racconta in modo sibillino. Si tratta di una raccolta di racconti che spaziano dal matrimonio alla vita delle prostitute, dalla maternità al desiderio.
Ti racconto cosa mi ha colpito di questo libro e perché secondo me dovresti leggerlo.
La tecnica fotografica nel racconto di Carme Karr
Questa autrice catalana parte da un processo complesso per mostrarci le diverse sfaccettature dell’essere donna. Usa il termine cliché nella sua accezione comune ma anche in quella fotografica. Secondo Treccani:
Nella terminologia tecnica[…], con questa parola francese si designa la lastra metallica, incisa meccanicamente o chimicamente, per la riproduzione tipografica di disegni e fotografie.
Per Karr, quindi, ogni racconto è un’istantanea. Una riproduzione fotografica di una particolare condizione delle donne, ma anche del genere umano. Non mancano infatti i racconti che hanno uomini per protagonisti. L’autrice spiega in una lettera indirizzata a chi legge, alla fine del libro, che alcuni di questi racconti sono stati scritti in pochissimo tempo sotto la pressione della casa editrice.
“Questo libro dunque, scritto così in fretta, doveva essere un libro di letteratura femminile, non tanto per il contenuto quanto per la forma; non tanto per le questioni di cui si occupano [i racconti] quanto per la discreta malizia con cui erano stati smascherati. […]La maggior parte sono crudi, senza scremature sufficienti, con immagini macchiate, appassite, piene di imperfezioni […]. Quelli che non ti tormentano abbastanza, troppo duri, troppo deboli, troppo velati, troppo esposti, in una parola, troppo sinceri; spezzali e buttali via o ritoccali tu stesso“.
La lotta per le donne nella Catalogna di inizio ‘900
Mettendo in luce la difficoltà dell’artista nel selezionare e cesellare i suoi ritratti, Karr fa comunque un’interessante riflessione sulla sua raccolta. Questi sono cliché, ovvero riproduzioni di fotografie, poco curati. Ma non è essere curati il loro obiettivo. Scrive l’autrice quelli che non ti tormentano abbastanza […]spezzali e buttali via. Carme Karr desidera tormentare chi la legge, scuotere sicurezze ataviche, mettere in discussione ruoli che sembrano immobili. Sa di non farlo sempre in maniera perfetta, ma sa di poter aprire un varco nella coscienza della Catalogna dei primi del ‘900.
Nel 1906, ci racconta di donne che vengono dal secolo scorso e di altre già proiettate nel futuro. Ci mostra lo squallore di un matrimonio in cui la forma conta più della sostanza, ci regala uno sguardo sulla vita delle prostitute, vere imprenditrici di sé stesse e spesso più consapevoli della propria condizione sociale rispetto a tante donne a modo. Mostra la differenza, appartentemente incolmabile e invece non così evidente, tra una madre e una suora che si occupa delle orfanelle. Ma più di ogni altra cosa, ci mostra quanto la lotta per le donne e i loro diritti sia appena agli albori eppure così simile a quella che viviamo quotidianamente.
Chi si è battuta per le donne? Carme Karr tra matrimonio, desiderio e stereotipi
La raccolta di racconti fa parte della collana Le Sibille, in cui Bonfirraro Editore ha selezionato alcune delle voci più vibranti del femminismo della prima ondata. Carme Karr come le sue compagne di collana è una delle persone che dovremmo nominare quando ci chiediamo Chi si è battuta per le donne? Dovremmo forse nominare ogni donna che abbia percorso il cammino dell’emancipazione, ognuna a proprio modo, dentro i vincoli del proprio tempo. Ma questa scrittrice lo ha fatto a voce alta, dalle pagine di giornali e da quelle dei suoi romanzi e sì, anche dalle pagine della racconta di Cliché.
Fondatrice del Comitato Femminista di Catalogna nel 1917, da ben prima faceva sentire a chiunque volesse ascoltarla la voce delle donne prive di diritti. Rinchiuse in matrimoni che erano gabbie, ma che in certe situazioni le tenevano più al sicuro rispetto a chi non trovava marito. Costrette, in molti casi, a darsi al lavoro di prostituzione perché semplicemente non era possibile farne altri. Rese immobili da corsetti e crinoline, leggi dell’apparenza e regole della buona società. Carme Karr, come altre autrici femministe prima e dopo di lei, ci racconta la lotta per le donne non solo in casa, in famiglia, nella società, ma anche dentro sé stesse.
La lotta per le donne e i loro desideri
C’è un racconto particolare, in Cliché, che mi ha colpita. Si chiama “Coscienza” e ha per protagonista un uomo borghese di nome Guillem. L’uomo non riesce a dormire, si agita e si arrovella tra le lenzuola. Ha parlato da poco con lluis di Andreu. Altri uomini borghesi. L’oggetto della discussione è Carlota, la moglie di Andreu che improvvisamente lo ha lasciato per un altro. Improvvisamente, dicono loro. Ma sono anche consapevoli di sé stessi.
“[…]non gli importava più molto di Carlota, anche se l’amava come sembra che lei amasse lui, credeva che non poteva, non doveva discutere la felicità di quella donna che aveva sacrificato tutto per lui, che per anni aveva vissuto solo per lui, isolata dal mondo, perché da lei Andreu aveva ricevuto le più grandi prove d’amore che un uomo possa desiderare, già la trattava come se fosse qualcosa che poteva solo servirgli; non aveva più per lei nessuna attenzione, nessuna delicatezza di amante“.
All’improvviso Guillem si ricorda di una lettera di sua moglie ricevuta giorni prima. Non l’ha letta tutta, perché lo sa: sua moglie è una santa donna, ma scrive tanto. Troppo. Si dilunga in pensieri, sogni, passioni, mentre a lui interessa solo se a casa va tutto bene, se i bambini sono in salute, se gli affari procedono. Guillem recupera la lettera. e scopre che anche sua moglie si sente trattata come una cosa che possa solo servirgli. Parla delle sue passioni e dei suoi desideri, che un altro uomo è pronto a esaudire. Ma lei non è ancora crollata. Ama suo marito, e gli fa un ultimo disperato appello:
“E ti chiedo di venire qui, alla fattoria, a Roques Albes, al mio fianco, e di amarmi ferocemente, fortemente, come ai primi tempi; che tu sia tenero, amorevole e che mi svegli dai miei sogni, dai miei sogni pericolosi. […]Se con la tua ostinata indifferenza non mi hai prestato attenzione, Guillem, qualunque cosa accada, tu che sei così uomo, così calmo, così pratico, così esperto della vita, cerca il colpevole nella tua coscienza“.
Ti consiglio di leggere “Cliché” se hai amato:
- “L’altra te” di Joyce Carol Oats, per la varietà di racconti in cui l’essere donna si esprime in mille modi diversi.
- “I figli che non voglio” a cura di Simonetta Sciandivasci, perché racconta in modo critico ma costruttivo che la femminilità non è un set preconfezionato di caratteristiche, tra cui l’istinto materno.
- “Madame Bovary” di Gustave Flaubert, perché condivide con alcuni racconti il tema di inseguire i propri sogni e le proprie passioni senza farsi ingabbiare da un matrimonio che non funziona.
Ringrazio Bonfirraro Editore per il romanzo, che puoi acquistare qui, e per il bellissimo progetto della collana Le Sibille.

Qui le recensioni degli altri due titoli letti finora: