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Nella mia famiglia ci sono tantissime insegnanti di ogni materia, ordine e grado. Quindi, periodicamente, mi trovo a discutere con mia madre o con mia suocera, con una zia o con un’altra, su quale sia il modo migliore per affrontare certi argomenti. Tipo come spiegare l’olocausto ai ragazzi? Forse con un libro di Liliana Segre.

 

 

L’olocausto spiegato ai ragazzi con il libro di Liliana Segre

Dicevo, io non sono un’insegnante ma sono circondata da insegnanti. Ho studiato didattica all’università e soprattutto sono un’osservatrice. Mi guardo intorno continuamente, leggo, studio, guardo film e documentari, osservo il comportamento di chi mi sta intorno. E se c’è una cosa che mi spaventa è il razzismo che sta di nuovo prendendo piede nel nostro paese. O forse è sempre stato lì, ma io non me ne accorgevo. Adesso ci faccio caso e ne ho paura. Ho paura di cosa potremmo diventare se ci lasciamo trascinare nel vortice di populismo e fake news che attraversa l’Italia ogni giorno. 

D’altra parte però, ho anche fiducia. Come potrei non avere fiducia nei giovani italiani, con tutte le donne (e un paio di uomini) della mia famiglia ad educarli?

So però che alcuni argomenti sono più difficili di altri da affrontare, soprattutto se nei media e in famiglia se ne parla in certi termini. E come spiegare il razzismo? Forse con un racconto vero, scritto in prima persona da qualcuno che lo ha vissuto sulla propria pelle. Una pelle che, per assurdo, è proprio uguale alla mia. 

Sto parlando del libro di Liliana Segre per ragazzi, scritto a quattro mani con Daniela Palumbo, “Fino a quando la mia stella brillerà”. 

Il libro è del 2015 e io l’ho appena letto, gratuitamente, su Amazon Prime Reading

“Fino a quando la mia stella brillerà” trama

Con una grande delicatezza, Daniela Palumbo raccoglie la testimonianza di Liliana Segre sull’olocausto. Sì, la stessa che la Senatrice a vita racconta nelle scuole. E io sono certa che sentirla dalla sua viva voce sia un’emozione incredibile, ma qualora non fosse possibile, leggere il libro è un ottimo metodo per spiegare l’olocausto ai ragazzi

Senza entrare nei dettagli più macabri, il racconto non sfugge dalla verità e dall’orrore dell’olocausto. Ma non solo. Non si tratta solo di un libro sull’olocausto (quanti ne sono stati scritti?). 

“Fino a quando la mia stella brillerà” è un racconto di amore e di indifferenza. Mi sono salvata perché sono stata amata, scrive Liliana Segre nel suo libro, e le crediamo perché ci racconta la storia della sua famiglia. Conosciamo i nonni, l’amato padre, la madre di Liliana che lei non ha mai conosciuto ma la cui presenza è viva nella casa d’infanzia e nel libro. Conosciamo i Giusti, tutti coloro che in un modo o in un altro hanno fatto sì che Liliana tornasse viva da Auschwitz. Sono altri prigionieri e lontani parenti, soldati che lottano contro il nazifascismo e amici di famiglia. Semplicemente Giusti, incapaci di guardare dall’altra parte mentre oltre 15 milioni di innocenti vengono eliminati dalla faccia della Terra. 

Il razzismo e l’indifferenza

Ecco l’altro grande tema di “Fino a quando la mia stella brillerà”. L’indifferenza, Liliana Segre lo ha scritto e detto più volte, fa più male di qualsiasi violenza. Perché alla violenza ci si può ribellare, all’indifferenza no. 

“Stück… ci chiamavano così, facendo seguire a questa parola i numeri tatuati sul braccio. In tedesco significa “pezzo”. Non eravamo più uomini. Ad Auschwitz diventammo… pezzi”.

Questa frase del libro per ragazzi è il sunto di tutta l’esperienza del razzismo. Non persone, ma pezzi. Non uomini, ma oggetti, da usare finché servono e poi buttare via. 

E non è così anche oggi? Quanti calciatori di colore sono osannati dagli italiani per la loro (presunta) superiorità fisica? E quanti medici sottovalutati? Perché il razzista non si fida a mettere il proprio corpo in mano a un “diverso”. Il pallone invece sì. 

Allora ecco come spiegare l’olocausto ai ragazzi, come spiegare il razzismo ai giovani italiani che hanno sentito troppe cattiverie in questi ultimi mesi e anni per esserne immuni. Insegnati, genitori, educatori di tutti i tipi: fateli leggere. Leggete insieme a loro un libro per ragazzi sull’olocausto, una storia vera di diversità e integrazione, un saggio sull’inesattezza biologica della definizione di razza

Non i romanzi, di romanzi e libri sull’olocausto ne sono stati scritti tantissimi (alcuni anche dalla stessa Daniela Palumbo), ma è importante che siano veri. Ancor di più se la voce, il viso, le parole di chi ha vissuto quella storia sono familiari. Come la voce, il viso e le parole di Liliana Segre