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In fondo, per farmi felice basta poco: portarmi il caffè al mattino; farmi mangiare roba fritta; lasciarmi il mio spazio per leggere, scrivere e fangirlare“. Lo scrivevo nel 2017 e le mie priorità non sono certo cambiate. Ma cosa vuol dire fangirl e come possiamo vivere pienamente il potere della lettura terapia?

Cosa significa fangirl

Una fangirl o un fanboy è una persona talmente appassionata di un film, di un libro, di una serie tv da esserne quasi ossessionata. Non si tratta di godere di un mezzo di intrattenimento e poi dimenticarlo, ma di vivere all’interno di quel mondo, conoscere luoghi e situazioni come fossero reali, confondere le proprie emozioni con quelle dei personaggi che vivono tra le pagine. E se fino a qualche anno fa una persona del genere sarebbe stata definita come minimo pazza, oggi nerd e fangirl sono un gruppo nutrito di gente che discute, vive, respira i mondi immaginari creati da autori di successo e non solo. L’uscita di un nuovo capitolo di quella saga che tanto ci appassiona provoca infinite discussioni sui forum e sui gruppi facebook, sedute di lettura terapia, appassionate difese per il nostro personaggio preferito e amare lacrime per la morte o il dolore di qualcuno che non esiste, se non nella nostra fantasia. Vedasi, per il 2019, la fine di Game of Thrones, l’ultimo film della saga di Star Wars, il capitolo conclusivo dell’Universo Marvel (Avengers: Endgame) e tanti altri. Ma perché ci appassioniamo così intensamente a mondi sconosciuti, situazioni irreali e personaggi fantasy?

Il cinema, la tv e la lettura terapia

Ho trovato la risposta a questa domanda qualche anno fa, durante una seduta di psicoterapia. Mi trovavo in un momento buio della mia vita: la diagnosi di fibromialgia, la perdita del lavoro, l’isolamento dovuto alla malattia e anche un po’ alla vergogna di essere ritornata a casa con la coda tra le gambe dopo un breve periodo di sogni e grandi speranze a Milano. E ho trovato la luce in fondo a un tunnel che non sapevo di dover percorrere: la saga di Harry Potter. Sono stata una delle poche bambine degli anni ’90 a non appassionarsi ai libri di J.K. Rowling e alla successiva serie di film, ma quel giorno, a 24 anni, dopo la morte di Alan Rickman, ho acceso la tv e ho trovato La Pietra Filosofale. Sarà stata la recente scomparsa dell’attore, sarà stato l’umore nero che ammantava le mie giornate, ma il personaggio di Severus Piton ha subito attirato la mia attenzione. Ho capito che c’era qualcosa, sotto quel mantello nero e quella fila di bottoncini, che rendeva il cuore del professore di pozioni simile al mio. Così ho letto i libri di Harry Potter, tutti d’un fiato.

E dopo aver finito l’ultimo, con il capitolo 33 “Il racconto del Principe” ancora impigliato tra le ciglia, sono andata a una seduta di psicoterapia sentendomi estremamente stupida. “Perché mi sento così? – ho chiesto alla terapista – Perché il dolore di una persona che non esiste mi fa soffrire in questo modo? Sono mie, le lacrime che sto versando, o sono di quel personaggio fantasy?

Cos’è la lettura terapia

La risposta della psicologa ha in qualche modo cambiato la mia vita. Quelle lacrime erano di entrambi. Quel groviglio che sentivo dentro lo stomaco intrecciava per sempre il mio dolore a quello di Severus, le mie emozioni alle sue, il mio vissuto a quello pensato da J. K. Rowling per il suo antieroe. E non c’era niente di male in questo. Mi era successo con altri personaggi e negli anni successivi sarebbe successo ancora mille volte, con altri libri, altri film, altre serie tv. Ma adesso ne conoscevo il profondo significato.

Ho imparato a riconoscere il cinema, la tv, la letteratura come terapia psicologica, analisi del mio io e di quello delle persone che mi circondano, esplicitazione di ciò che in me è implicito e difficilmente viene fuori. Nei miei mezzi di intrattenimento preferiti c’è sempre un personaggio (o due, o tre) con cui condivido pregi e difetti, dolori e successi. E ognuno di loro contribuisce a creare quel puzzle unico e così complicato da decifrare che è semplicemente il mio io.

Accogli la fangirl che c’è in te

Quando guardi un film o una serie tv o ti imergi nelle pagine di un libro, avviene un processo chiamato catarsi. Può succedere spesso o raramente, in base alla tua sensibilità e alla qualità del prodotto a cui ti sei appassionata. E quando avviene, è una magia che Harry Potter se la sogna.

Catarsi è una parola di origine greca, che in psicoanalisi determina un processo di espressione e liberazione di ciò che si trova nell’inconscio. Mentre stai fangirlando su quel cavaliere o quella principessa, quella guerriera o quel mago, in poche parole, rivivi parti del tuo io che non conosci a un livello consapevole, le porti alla superficie, le analizzi da una prospettiva sicura ma allo stesso tempo profonda. Nei personaggi di libri, film e serie tv riacquisti pezzetti di te che riconosci in loro e fino a quel momento non avevi mai riconosciuto in te stessa. Nel perdonare le loro debolezze e fragilità impari a perdonare le tue; nel riconoscerne gli sbagli e i difetti correggi te stessa; nell’amarli profondamente e quasi ossessivamente sviluppi un pezzettino indispensabile di amore per te, che serve sempre e va coltivato germoglio dopo germoglio.

Quindi sì, rivendichiamo a lettura terapia, il potere del mondo immaginario, rivendichiamo il diritto di prenderci una cotta per un personaggio di fantasia, rivendichiamo la passione con cui difendiamo i nostri beniamini perché in quel momento, quasi senza rendercene conto, stiamo difendendo noi stessi. Eimpariamo ad amarci ancora un po’. Facciamo che sia il primo buon proposito del 2020.

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