Il finale de L’Amica Geniale è andato in onda ieri sera ed è andato molto, molto meglio di come mi sarei aspettata. Tuttavia, si è trattato di un finale complesso per una serie (sia televisiva che letteraria) estremamente complessa e stratificata. Era inevitabile che qualcosa rimanesse fuori.
Ecco 5 differenze tra il finale de L’amica geniale televisivo e quello del romanzo
Attenzione: spoiler per chi non ha finito la serie tv o i romanzi.
1. Napoli
La città di Napoli è stata lo sfondo di gran parte della serie, fatto salvo il terzo libro (Storia di chi fugge e di chi resta), ambientato quasi completamente a Firenze. Ma è nell’ultimo capitolo, Storia della bambina perduta, che la città diventa davvero protagonista. Lila ne diviene ossessionata. Dopo aver perso Tina, Enzo, il suo lavoro e in qualche modo Gennaro, comincia a trascorrere giornate intere per le vie della città. Ne scopre la storia, le leggende, le tradizioni e le superstizioni. Tutto questo ci viene completamente negato nel finale della serie tv L’amica geniale: anzi, nell’ultima puntata di fatto non usciamo mai dal rione, se non per brevi incursioni a Roma, a Bologna e a Torino.
2. I figli scambiati
La storia de L’amica geniale inizia con lo scambio delle bambole e prosegue con l’idea scherzosa di scambiare i neonati quando sia Lila che Lenù sono incinte. Quello che le due protagoniste non sanno è che alla fine i figli se li scambieranno davvero. Nella parte finale dell’ultimo libro, Gennaro vive a casa di “Zia Lenù” per molto tempo, anche dopo la partenza di Elsa e Dede. E Imma, d’altro canto, instaura con “Zia Lina” (Zia Lila nella serie) un rapporto che non avrà mai con sua madre, punteggiato proprio dalle visite in esplorazione di Napoli. Nella serie tv lo scambio viene appena accennato.
3. Il quarto libro di Elena
Trasferitasi da Napoli a Torino, Elena perde un po’ la bussola. Dirige per un certo tempo una casa editrice, collabora con alcune riviste, ma non riesce a scrivere e sta perdendo il pubblico conquistato con i libri precedenti. Così infrange la promessa fatta a Lila. Non solo scrive di lei, ma scrive della scomparsa di Tina, provocando nell’amica la riapertura della ferita e fratturando completamente il loro rapporto. Ecco perché, alla chiamata di Rino che si chiede dove sia finita sua madre, Lenù cade dalle nuvole: non sente Lila da 10-15 anni.
4. L’arresto di Pasquale
Ecco uno di quei casi in cui boh, forse avrebbe avuto più senso tagliare proprio questa sottotrama dalla serie tv. Pasquale viene arrestato, sì, ma questo evento non ha l’importanza che riveste nel libro. Qui Lila, Lenù e Carmen hanno diverse occasioni di diverbio. L’arresto diventa per Elena una tempesta emotiva, che la spinge a chiedersi cosa fare per l’amico, se sia giusto chiedere l’intervento di Nino. Quasi alla fine del romanzo, una bellissima scena tra Pasquale e Lenù (che è andata a trovarlo in carcere) dona poche risposte ma apre nuovi interrogativi. Nella serie non c’è nulla di tutto ciò.
5. La scrittura, vero perno de L’amica geniale
Sì, qui c’è da litigare perché ognuno di noi ha letto qualcosa in questa serie di romanzi. C’è chi considera il femminismo, chi l’amicizia, chi Napoli il vero cuore de L’amica geniale. Potrebbero essere tutti questi e nessuno. Ripeto, è una storia complessa e stratificata. Ma per me uno dei principali temi è sicuramente la scrittura. Ho già usato questa citazione in una newsletter. Arriva quasi alla fine della saga:
“C’è questa presunzione, in chi si sente destinato alle arti e soprattutto alla letteratura: si lavora come se si fosse ricevuta un’investitura, ma in effetti nessuno ci ha mai investiti di alcunché, abbiamo dato noi stessi a noi stessi l’autorizzazione a essere autori e tuttavia ci rammarichiamo se gli altri ci dicono: questa cosetta che hai fatto non mi interessa, anzi mi dà noia, chi ti ha dato il diritto”.
[E. Ferrante – Storia della bambina perduta]
Lenù sostiene di essersi data da sola quest’investitura, ma la verità è che è stata anche un po’ Lila a dargliela. Lei che ha pensato che Elena, con il suo superpotere della scrittura, potesse salvare il rione dalla violenza dei Solara. Ma come ben sappiamo, la scrittura è fragile. Così fragile che diventa anche per Elena un’ossessione. Si convince che, con tutte le sue ricerche su Napoli, Lila stia scrivendo un romanzo. E lo immagina già pubblicato, perfetto, di enorme successo, di un successo ben maggiore rispetto ai suoi.
Eccolo, solo uno dei perni di questa storia e anche del triangolo Nino-Lila-Lenù. La scrittura e la paura, propria chiunque scriva, soprattutto di chiunque scriva romanzi autobiografici, che qualcuno scriva meglio di te. Di più. Che qualcuno che ami scriva meglio di te. Brrr.
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