Se c’è una cosa che la società ha sempre saputo fare molto bene è mettere donne contro altre donne. Ce ne rendiamo conto guardando le scelte di alcune scrittrici e attiviste in occasione dell’8 marzo o di altre date importanti, ma anche leggendo romanzi come “La fabbricante di Barcellona“. Il sessismo interiorizzato è una tradizione dalla quale non scappa neanche Dolors Monserdà i Vidal, un’autrice spagnola di caratura eccezionale. In questo romanzo, pubblicato nel 1904 e tradotto da Bonfirraro Editore per la collana Le Sibille, cade anche lei nel tranello di mettere donne contro altre donne.

Donne contro altre donne, anche in un romanzo femminista
La penna eccezionale di questa autrice e la creazione di personaggi vivi, che sembrano uscire dalla pagina per entrare nella nostra quotidianità, riesce però a farci amare entrambe. Si tratta di Antonieta, la fabbricante di Barcellona del titolo, e Florentina, la cognata svampita, appassionata di romanzi e in cerca di emozioni forti. A prendere in giro lei (e le donne come lei) sembra dedicata l’intera opera.
Una donna pratica, senza grilli per la testa, sicura di sé e dell’amore del marito, in grado di fare economia e di avviare un’impresa. Questo il ritratto di Antonieta, la protagonista che secondo Monserdà i Vidal sarebbe il volto della nuova Barcellona. Quella femminista, che cerca nel lavoro delle donne e nella loro emancipazione dalle passioni frivole il riscatto. Capire perché l’autrice abbia scelto di creare questa donna è semplice.
Chi è la fabbricante di Barcellona?
Per il suo interesse verso le istanze socialiste e i bisogni delle donne lavoratrici, Dolors Monserdà i Vidal è considerata una pioniera del femminismo catalano. Nata a Barcellona, tra la fine del 1800 e il primo decennio del 1900 vede trasformarsi la sua città. La vita delle persone marginalizzate diventa oggetto di interesse, ma anche motore della cultura. Non è un caso che ad aprire “La fabbricante di Barcellona” ci sia un concerto tenuto da Josep Anselm Clavé. Il musicista è celebre per aver reso la musica più accessibile, organizzando concerti all’aperto a cui partecipavano i meno abbienti.
E già nelle prime pagine del romanzo troviamo donne contro donne. Le due cugine Antonieta e Florentina, al concerto insieme alla madre di quest’ultima, si sentono attratte da uomini diversi. La prima è una ragazza che ha superato l’età da matrimonio, è orfana e figlia di fabbricanti. E non è una gran bellezza. Sa di non poter aspirare a chissà quale buon partito. Florentina invece, figlia unica coccolata dalla madre e cresciuta negli agi, punta a un uomo di prestigio, che frequenti oltre al teatro all’aperto almeno il Gran Teatro del Liceu.
Donne contro altre donne: il potere del patriarcato
Le due donne protagoniste finiscono per diventare cognate. Non faccio spoiler sulla trama, ma diciamo che non vanno d’accordissimissimissimo. Il motivo è da ritrovare nelle stesse parole dell’autrice.
“Le virtù, i sentimenti, le lotte e gli sforzi di cui è testimone una modesta dimora, possono ancora appassionare, in quest’epoca istericamente affamata di sensazioni elettrizzanti…?“
chiede a chi legge, in una prefazione al romanzo. Capiamo subito che Florentina è l’esempio perfetto delle persone istericamente affamate di sensazioni elettrizzanti; mentre Antonieta è la padrona di casa di una modesta dimora. E che le avventure di quest’ultima sembrano in qualche modo più importanti, più valide.
La fabbricante di Barcellona e la lettrice di romanzi
A Florentina viene rimproverata, oltre a un’innegabile frivolezza, la passione per i romanzi.

Eccola, l’eterna lotta delle donne contro altre donne. Io non leggo i romanzi, leggo le opere dei Santi. Dichiara in maniera spiccia Antonieta. Ed è ovvio che l’autrice abbia vissuto il boom di quella passione romantica così ottocentesca, presente e sbeffeggiata anche in “Northanger Abbey” di Jane Austen. Tanto quanto è ovvio che non la consideri una cosa positiva per le donne. Infatti è la fabbricante di Barcellona ad avere felicità familiare, una vita coniugale tranquilla e un’attività di successo, mentre Florentina annaspa alla ricerca di quelle “sensazioni elettrizzanti” che un marito freddo e distante non sa regalarle.
Il femminismo di oggi è per tutte
Dolors Monserdà i Vidal ha vissuto quella che viene chiamata prima ondata femminista. Alla fine dell’800 in molti paesi europei i diritti basilari delle donne erano ancora lontani. Così è normale che abbia voluto dedicare il suo romanzo più riuscito alla fabbricante di Barcellona, a un’imprenditrice, a una donna che con l’intelligenza e la praticità sa mantenere una casa e un’azienda. Ancora oggi celebrare le donne che lavorano è indispensabile, proprio perché non è scontato che possano farlo, che vengano pagate adeguatamente o che si possano rendere indipendenti tramite i loro guadagni. Il lavoro fatto dalle femministe della prima ondata è il pilastro su cui poggia tutto quello che è arrivato dopo.
Quella che è finita, o dovrebbe esserlo, è la distinzione tra donne di serie A e di serie B. Nonostante quello che alcune intellettuali hanno voluto ribadire lo scorso 8 marzo, oggi si parla di femminismi. Diverse correnti che mirano allo stesso obiettivo: la parità per tutte, anzi per tuttə. Pensare che legare la lotta delle donne a tutte le altre discriminazioni intersezionali (il razzismo, l’abilismo, l’omolesbitransfobia) ne sminuisca il significato è semplicemente fuori dal tempo. I diritti, ormai lo sappiamo, non sono una torta. Possiamo darne a tuttə senza aver paura che finiscano le fette. Non importa se una donna è nata in un corpo da uomo, se pratica una religione diversa dalla mia o se legge romanzi d’amore. Lotterò per i suoi diritti come per quelli di tuttə.
Ti consiglio di leggere “La fabbricante di Barcellona” se hai amato:
- “Il miniaturista” di Jessie Burton, perché parla di donne imprenditrici che provano a farcela in un mondo di uomini.
- “Northanger Abbey” di Jane Austen, perché prende in giro la passione esagerata delle ragazze dell’800 per i romanzi romantici. Ma è un romanzo romantico.
- “La Dama delle Camelie” di Alexandre Dumas (figlio), perché è uno dei romanzi amati da Florentina e che la porta a scegliere la passione al posto della sicurezza.
Ringrazio Bonfirraro Editore per il romanzo, che puoi acquistare qui, e per il bellissimo progetto della collana Le Sibille. Nei prossimi mesi ti racconterò anche le altre opere di scrittrici femministe di lingua spagnola portate alla luce da questa casa editrice.
