
Lo sai che aspettavo questo momento, dai. Dopo Barbie e C’è ancora domani, ecco un altro film che ho amato e che molti stanno criticando. Ma è un problema che la gente critichi un film che a me è piaciuto? Assolutamente no. Quello che diventa un problema è che alcune critiche a Joker: Folie à Deux non solo non hanno senso, ma hanno pure una pretesa di universalità e oggettività. E questo, babes, è sbagliato. Prima di tutto, il nostro parere personale su quanto ci sia o non ci sia piaciuto un film non è oggettivo. Oggettivi sono i suoi problemi e i suoi difetti tecnici, se ci sono. Qui ci sono. Ma non sono quelli che ho visto, letto e sentito sui social. Facciamo una bella disamina? Daje.
Ci serviva davvero Joker: Folie à Deux?
Partiamo da qui, la domanda di tutte le domande. Avevamo bisogno di questo film? No. Il primo Joker di Todd Phillipps è stato perfetto, impeccabile, ha meritato gli Oscar e le nomination che ha preso. Inoltre, aveva un finale mozzafiato che ci permetteva di salutare il personaggio con dignità e ci apriva universi di domande e di riflessioni. Bellissimo. Poteva finire lì. Ma l’autore e regista, insieme a Joaquin Phoenix, hanno ritenuto di avere dell’altro da dire. Chi siamo noi per dire a un autore che la sua opera è compiuta? Possiamo, al massimo, fermarci al primo film e chiuderla lì. Quando si è iniziato a parlare di Joker: Folie à Deux le notizie erano sconfortanti. Ma poi sono arrivate piccole notizie interessanti. Il film avrebbe introdotto il personaggio di Harley Quinn (uno dei più amati della DC, con buona pace di Superman e company). La protagonista sarebbe stata Lady Gaga. Il film sarebbe stato un musical. A quest’ultimo frammento di informazione non ho saputo resistere. Dovevo scoprire dove sarebbero andati a parare.
Quello che non mi aspettavo? Che andassero a parare lì. Che tutto il film, pure la parte musical, fosse un immenso dito medio a chi, del primo Joker, non aveva capito nulla. E infatti è tutto qui (ma te lo spiegherò meglio più avanti). Joker 2 è la migliore meta-rappresentazione del pubblico di Joker e di quanto sia stato ingenuo finora. Il discorso è complesso, ma seguimi. Lo svisceriamo in queste 7 critiche a Joker: Folie à Deux che non hanno molto senso.
ATTENZIONE SPOILER!
1. Joker 2 è fatto al 90% di canzoni
Amore del cuore, partiamo dal fatto che questo film è stato presentato come i musical e quindi, per definizione, c’ha le canzoni. Ora, odiare i musical non è reato (ma dovrebbe esserlo), però se il genere non ti piace non lo vai a vedere. Punto. Come chi si lamentava della mancanza di accuratezza storica in Bridgerton. Se vuoi un prodotto storicamente accurato, non guardarne uno che fa dell’inaccuratezza la sua bandiera.
Odiare la matematica, invece, è un altro paio di maniche. Le canzoni di Joker: Folie à Deux sono 16, delle quali solo alcune superano i 3 minuti (da soundtrack ufficiale). Mettici pure che nella soundtrack le canzoni sono per intero, mentre nel film vero e proprio se ne cantano un paio di strofe al massimo. Prendi la calcolatrice e dimmi come fa ad essere il 90% di un film di due ore e mezza.
2. C’è poco Joker in questo Joker
Qui hai ragione. C’è poco Joker e tanto, tantissimo Arthur Fleck. Questa è una scelta dell’autore, con la quale puoi essere in accordo o in disaccordo ma che non è di per sé un difetto. D’altra parte, anche nel primo film il Joker che conosciamo dai fumetti compariva appena. Il protagonista era Arthur con le sue malattie mentali, le sue disgrazie e la violenza efferata che da quelle disgrazie scaturiva, oltretutto rovinandogli la vita.
Lo so, avresti voluto Joker e Harley Quinn in giro per Gotham a sfasciare cose e prendere la gente a martellate, ma quello non sarebbe stato il Joker di Todd Phillips. Sarebbe stato un altro Joker. Ce ne sono tantissimi tra cui scegliere, tra film, fumetti e cartoni animati, il tuo preferito. Evidentemente non è questo, pace.
3. Joker: Folie à Deux manca di respiro
Sì, il film ti fa sentire come se stessi soffocando e sai perché? Perché si svolge quasi interamente dentro una prigione/manicomio e dentro l’aula di un tribunale. Avremmo potuto (io avrei voluto) vedere cosa succedeva al di fuori. Come si comportavano le persone, cosa guardavano, cosa pensavano del processo. Se si battevano con violenza tra sostenitori e detrattori di Arthur. Come vivevano il processo le vittime e i testimoni dei crimini del film successivo. Tutto questo manca.
Manca perché Todd Phillips ha scelto di darci un unico punto di vista: quello di Arthur Fleck. Vediamo quasi solo quello che vede lui, che sia reale o immaginato nella famosa folie à deux, l’allucinazione condivisa con Lee/Harley. Il resto rimane sullo sfondo.
4. C’è poca Harley Quinn in questo film
Ok, confesso, questa è la critica che ho fatto io al film, appena uscita dalla sala. Il personaggio di Lady Gaga è in scena per pochissimo tempo, e soprattutto in quel poco tempo non fa niente di che. Canta, si trucca, convince Arthur a rappresentarsi da solo al processo. Rilascia interviste che non vediamo, dice bugie che non trovano mai una reale giustificazione.
Ma questa, ancora una volta, è la Harley Quinn di Todd Phillips. Ce ne sono altre, che sono perfino protagoniste dei loro film (ciao Margot Robbie, ti si ama in Birds of Prey). Qui non è la protagonista e neanche la co-protagonista, come avremmo potuto immaginare. Si tratta solo della persona con cui Joker condivide la sua folie à deux. Il catalizzatore delle sue allucinazioni musicali e nient’altro.
5. Joker: Folie à Deux è troppo cupo
Vero. Esattamente come il primo. Se il trailer e la presenza dell’elemento musicale ci avevano tratti in inganno, Joker non cambia né atmosfera né messaggio (lo vedremo poi). C’è la violenza, il degrado della povertà, la miseria di chi sta ai margini della società, un mondo che precipita nel caos senza alcun eroe col nero mantello a salvarlo. Questo è un cinecomic, sì, ma è solo vagamente ispirato ai fumetti di batman. Questa Gotham è vera, è cruda, è New York, proprio come lo era nel primo film.
E Joker 2 ci sottolinea ancora una volta un messaggio che, seppur chiaro, forse non era passato correttamente al primo incontro con questo personaggio. Non c’è niente di eroico, niente da mitizzare in questa icona. Niente da romanticizzare nella sua relazione con Harley Quinn. Si tratta di una persona profondamente malata che ha compiuto atrocità e che non sa (e non vuole) essere d’esempio per nessuno. Joker è un simbolo perché il pubblico ne ha fatto un simbolo. Arthur è solo Arthur ed è un povero disgraziato.
6. In questo film non succede niente
Succedono un sacco di cose, invece. Succede che veniamo messi davanti alla realtà dei fatti, quella che già nel primo Joker avremmo dovuto capire. Davanti ai nostri occhi si sta svolgendo una tragedia estremamente realistica, che nella realtà andrebbe più o meno così. La persona con pesanti malattie mentali abbandonata dalla società, priva di una rete di supporto, diventa un reietto. La sua condizione di reietto lo trasforma in un violento. La sua violenza ispira emulazione da parte della folla.
Però rimane quello che è. Una persona ammalata, che la società (chiara critica al reale sistema giudiziario americano) preferisce mettere sulla sedia elettrica che curare. Speriamo che l’amore lo salvi, ma anche quell’amore è un’illusione. Arthur è solo. L’unica cosa che possa fare è, in un raro momento di lucidità, ammettere i suoi peccati.
7. Il film sconfessa il messaggio di quello precedente
Sì, solo se non avevi capito il film precedente. Solo se anche tu, come Harley Quinn, avevi visto in Joker un’icona da idolatrare. Ma Joker, quello di Todd Phillips, non lo è mai stato. Fin dal primo film, il regista e l’attore hanno fatto di tutto per mostrarti che Arthur Fleck non è Joker, non è un’icona, non devi aspettarti da lui grandi cose.
È una persona mentalmente instabile alla quale il ruolo di icona viene appiccicato addosso, ma che subito lo rifiuta. Già alla fine del primo film, infatti, è chiaro che Joker sia solo una maschera. Non a caso, può essere indossata da chiunque e lo sarà di nuovo in Folie à Deux. Joker non è nessuno ed è chiunque, è solo il volto della violenza che sfocia dal malessere sociale.
Harley Quinn sei tu
Ed eccolo qua, finalmente, il fulcro del film, della meta-narrazione, dell’intera sceneggiatura di Joker: Folie à Deux. Harley Quinn sei tu, fan che ha dato al povero Arthur una responsabilità che non meritava e non poteva gestire. Sei tu che lo hai reso Joker, che lo hai convinto a mettersi il trucco in faccia e il completo rosso, sei tu che desideravi il circo, la violenza, la coppia tossica che va in giro a seminare il terrore a Gotham. Nel momento in cui il personaggio è diventato persona, nel momento in cui Joker non si è rivelato altro che Arthur, l’uomo mentalmente instabile che voleva solo essere amato per quello che è, non ti è piaciuto più.
Guarda quanto è bella la meta-narrazione di questo film. Esattamente come Harley Quinn, anche tu volevi Joker e non Arthur. E quando Joker: Folie à Deux ti ha dato poco Joker e tanto Arthur, lo hai stroncato con delle critiche che non sono oggettive. Lo hai abbandonato, hai detto pure che questo film è peggio di Madame Web (!!!). Ora, a te Joker 2 può non essere piaciuto. Non guardarlo mai più. Però Todd Phillips è un grande storyteller e ti conosce meglio di quanto vorresti ammettere.
