Sbirilla | Giovanna Errore          SEO Copywriting        Gestione blog         Guest post        

It Ends With Us polemiche
Foto di Vanity Fair

Ho letto It Ends With Us di Colleen Hoover un paio di mesi fa, e onestamente non ne avrei mai più parlato. Ma è appena uscito il film con Blake Lively, che ha portato con sé un’infinità di polemiche, e quindi forse è il caso di fare il punto della situazione. Qual è la trama, cos’ha di problematico e cosa diavolo sta succedendo con la sua trasposizione cinematografica? Proviamo a fare ordine.

It Ends With Us: il libro

Come dicevo, ho letto il libro qualche mese fa e non avrei saputo esattamente di cosa parlarti. Perché, prima di qualsiasi cosa, è un libro brutto. Attenzione eh, qui non c’è e non ci sarà mai una pretesa di universalità: per me il libro è proprio brutto. Te lo riassumo brevemente.

Trama di It Ends With Us senza spoiler

Lily Bloom è una ragazza di 23 anni, che vive a Boston dove è appena tornata dal funerale del padre. Il funerale è stato un disastro perché Lily avrebbe dovuto fare un discorso in cui raccontava 5 pregi del padre e non è riuscita a trovarne neanche uno. Così la sera stessa si rifugia sulla terrazza di un grattacielo che non le appartiene per riflettere e riprendersi. Qui incontra Ryle Kincaid, un neurochirurgo di 30 anni che ha passato anche lui una brutta serata. I due si piacciono, ma lui vorrebbe una notte e via e lei non è d’accordo, così decidono di non rivedersi più. Il che si rivelerà un problema, perché Lily apre il suo negozio di fiori e letteralmente la prima persona che incontra è Alyssa, una ricca casalinga annoiata che le chiede di poter lavorare per lei. E che è la sorella di Ryle. Inizia una storia d’amore che sembra un sogno finché lui non si rivela violento e abusante. E Lily rivive la stessa situazione vissuta dalla madre: suo padre era violento, ecco perché non ha potuto trovare 5 cose positive da dire su di lui.

Attenzione spoiler!

Ecco, se fin qui ti sembra tutto ok è solo perché non sono entrata nei dettagli. Lily scopre la violenza di Ryle piano piano, come accade nella maggior parte delle storie di violenza, e quando si rende conto di essere nella stessa situazione di sua madre è troppo tardi. I due si sono sposati di corsa, lui ha comprato (senza avvisarla) un appartamento nello stesso palazzo di Alyssa, quello sulla cui terrazza si sono incontrati per la prima volta. E soprattutto, lei è incinta. Lasciare Ryle è emotivamente complicato per tutta una serie di motivi. Il primo è che Lily è stata tutta la vita risentita con sua madre, per non aver lasciato il papà violento, e adesso si trova nella stessa identica situazione. Il secondo è che Alyssa è diventata la sua migliore amica. Il terzo è che in fondo lei ama Ryle, sono sposati, stanno per avere una bambina. Come fare?

Una trama problematica

Lily è un personaggio in cui è facile immedesimarci. Di fatto, è la risposta alla domanda “Come mai lei non se ne va?” che spesso sentiamo o leggiamo quando si parla di violenza sulle donne e femminicidio. Il personaggio sembra vagamente ispirato alla storia dell’autrice, che in una nota in fondo al romanzo racconta che sua madre ha subito violenza domestica dal marito. Insomma, Lily è Colleen e Colleen è Lily ed è difficile separare le due. Infatti la protagonista fa delle scelte quantomeno discutibili, ma come criticarla? Alla fine del romanzo decide che it ends with us” ovvero “(il ciclo di violenza generazionale) finisce con noi. Chiede il divorzio a Ryle e torna con il suo primo fidanzato del liceo. Però nell’epilogo scopriamo che Ryle ha la possibilità di incontrare la bambina, di appena due anni, da solo e senza supervisione. Una cosa che può come minimo infastidire chi ha vissuto un’esperienza simile sulla propria pelle.

Perché It Ends With Us è così problematico?

Il romanzo in sé e per sé sarebbe senza infamia e senza lode (se non per il fatto che, ripeto secondo il mio personalissimo gusto, è scritto male). Il problema sta nel fenomeno culturale che è diventato. Chissà per quale motivo, Colleen Hoover (che mi dicono scriva sempre trame abbastanza problematiche) è diventata l’eroina del booktok. E con lei, i suoi personaggi sono diventati eroi ed eroine, creature incomprese alle quali in fondo si vuol bene. Sì, pure a Ryle. Ecco il problema principale. Quando ho letto il libro, mi sono detta che forse va bene così. Colleen Hoover è una persona che ha subito un trauma e che lo ha esorcizzato con questo romanzo. Ha dato alla sua protagonista un nuovo inizio e sì, al suo protagonista un perdono che sembra troppo facile. Però io dico sempre che non possiamo pretendere da una vittima un comportamento oppure un altro. Colleen ha reagito così. E tante donne e ragazze che si trovano nella sua stessa situazione, o hanno vissuto qualcosa di simile, hanno trovato sollievo nel leggere il romanzo. Tutto bene, giusto? Sbagliato.

Per trattare un tema così ci vuole tatto

Sono del parere che, quando esce dalle mani e dalla mente del suo autore o della sua autrice, una storia debba appartenere solo al pubblico. Che può leggerla, interpretarla, trovarci dentro significati assolutamente impensabili. Peccato che gli autori contemporanei siano letteralmente incapaci di separarsi dalle loro opere. Soprattutto quando queste diventano così famose e fanno guadagnare così tanti soldi. Dopo il successo inaspettato di It Ends With Us, Colleen Hoover ha cominciato a comportarsi in modo strano. Per prima cosa ha pensato di proporre al pubblico un libro da colorare ispirato al romanzo. Riesci a immaginarlo? Dicono che i libri da colorare abbiano un effetto rilassante, ma colorare cosa? Ryle che spinge Lily giù dalle scale? I lividi di lei dopo che è stata presa a pugni dal marito? Davvero di cattivo gusto. Ha poi partecipato alla realizzazione e alla promozione del film, continuando a mostrare poca sensibilità per il tema serio di cui tratta e per le persone che potrebbero esserne colpite.

Foto di CNN

Il film e tutto il resto

Se il libro da colorare è stato (per ora) accantonato, la nostra Colleen non ha smesso di guadagnare su It Ends With Us. Qualche anno fa Justin Baldoni ha acquistato i diritti del libro per farne un film, di cui è regista e protagonista. Sostiene in un’intervista di aver pianto quando ha letto il romanzo, allarmando la moglie che era accanto a lui, e di aver deciso sul momento che la storia avrebbe meritato più spazio. Tutto molto giusto. Finché proprio Baldoni non decide di affidare il ruolo della protagonista a Blake Lively. Moglie di Ryan Reynolds, migliore amica di Taylor Swift, l’attrice resa famosa da Gossip Girl decide di partecipare al film anche come produttrice esecutiva. I guai cominciano proprio qui.

Le polemiche nel dietro le quinte di It Ends With Us

Era qui che volevo portarti, amica o amico che non sta capendo cosa diamine succede da qualche settimana a questa parte. Perché tutti odiano Blake Lively? Perché il film sta diventando più celebre per le liti dietro le quinte che per l’importantissimo messaggio che dovrebbe rappresentare? Proviamo a fare chiarezza, seguimi.

1. Da produttrice a regista

Sembra che sul set di It Ends With Us tutti avessero un po’ paura di Blake Lively e soprattutto del marito, Ryan Reynolds, che nella sua precedente relazione con Scarlett Johansson è stato accusato di essere un maniaco del controllo. Ecco, a quanto pare Ryan ha voluto controllare anche il film della moglie, “scrivendo” interi dialoghi che al regista e alla sceneggiatrice sembravano improvvisati e addirittura commissionando una sua versione del film.

2. Blake e Ryan invadono il set

Blake e Ryan investono il set come un doppio tornado. Modificano scene, si mettono alla regia, insistono perché la crew dia dei soldi alle loro figlie per curare animali di peluche ammalati (???). Soprattutto, realizzano la loro versione del film. Commissionata allo stesso montatore di Deadpool & Wolverine, a quanto pare un leccapiedi di Ryan. Alla fine l’audience test preferisce la versione di Baldoni, ma il danno è fatto. Un’attrice e produttrice che non si fida del suo regista crea inevitabili tensioni.

3. Il tour di promozione di It Ends With Us

La frattura appare insanabile quando inizia il tour promozionale e i due protagonisti non partecipano mai agli stessi eventi. Addirittura, il regista e attore protagonista non si presenta sul red carpet della prima del film, sostenendo che sia “il momento delle donne” e di non voler rubare loro i riflettori. Peccato che altri uomini, e nello specifico Ryan Reynolds e la sua co-star Hugh Jackman, siano presenti e attirino molta attenzione.

4. Barbenheimer?

Sembra che la scelta di coinvolgere Reynolds e Jackman nella promozione del film sia stata proprio di Blake Lively, che forse desiderava la sua estate Barbenheimer. Per chi non lo sapesse, questo è il nome che è stato dato all’evento dello scorso anno, in cui i due film Barbie e Oppenheimer hanno avuto la stessa data di uscita. Il problema è che Barbie è stato letteralmente un cultural reset. Ovvero non solo un film di estremo successo, ma un evento della cultura pop che ha cambiato il nostro modo di parlare, scrivere, fare meme, da ben prima che uscisse e ancora dopo più di un anno dal successo al botteghino. Qui non importa se il film ti sia piaciuto o no: non puoi negarlo. Oppenheimer, d’altra parte, ha vinto 7 Oscar. Difficile capire in questa estate 2024 quale sia il fenomeno culturale e quale il film da Oscar perché, per quanto entrambi apprezzabili, non mi sembra che nessuno dei due film possa competere.

5. La campagna di sensibilizzazione sulla violenza domestica

Ma c’è soprattutto una cosa che ha condannato il press tour di It Ends With Us più delle liti dietro le quinte. Fedele al suo desiderio di portare la storia di Lily a un pubblico ampio e sensibilizzarlo sul tema, Justin Baldoni ha parlato spesso di violenza domestica e di femminicidio durante le interviste. Ha coinvolto alcune associazioni benefiche nella campagna promozionale e ha partecipato a una proiezione del film chiedendo agli spettatori di prestare particolare attenzione se avessero notato segni di situazioni spiacevoli in amici e parenti. Anche Blake Lively ha fatto promozione. Ha ravvivato i capelli delle giornaliste per promuovere la sua nuova linea di hair care, ha portato sul red carpet il film del marito e ha creato un evento a tema con il suo brand di bevande alcooliche. Alcool e violenza domestica: non c’è accoppiata migliore, giusto?

Cosa possiamo imparare da questa storia?

Al di là della nostra personale opinione su queste persone, che di fatto non conosciamo, sul libro o sul film, cosa possiamo imparare dal disastro di PR che è stata l’uscita di It Ends With Us? Ecco un paio di cose che io non dimenticherò.

Come possiamo comportarci nei confronti di It Ends With Us?

Come ho già detto in altre occasioni, separare l’opera dall’autore è possibile e a volte inevitabile. Possiamo quindi goderci il libro (che a me non è piaciuto, ma a moltissime altre persone sì) e il film così come sono. Possiamo trarne lo spunto per sensibilizzare e sensibilizzarci sulla violenza domestica. E soprattutto, dovremmo avere cura di chiunque stia vivendo in questi giorni il proprio trauma. Molte lettrici e molti lettori hanno avuto una reazione viscerale al libro e al film perché ha toccato in loro delle corde che vanno alla radice del loro essere, dei loro traumi, della loro psiche. Al contrario di Blake Lively (o del suo team di PR) cerchiamo di usare tatto ed empatia nei loro confronti. Buona lettura, o buona visione, e sii consapevole di quello che scrivi/dici in merito a questo tema!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *