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Questo è un post che avrebbe dovuto essere un altro post. Nello specifico, un’ode al mio reumatologo e alle faccine che fa quando mi dice “Mi dispiace, non posso dirti nient’altro. Tu arrivi lì, speri in una nuova diagnosi, invece è sempre la fibromialgia. Qualche dottore direbbe (e qualche dottore ha detto) “solo” fibromialgia, ma lui no. Lui è il referente dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica in Veneto e queste cose non le dice. Conosce perfettamente il dolore che proviamo, solo che non può farci nulla. E questo lo fa soffrire, si vede.

Giornata mondiale della Fibromialgia

Il mio è un medico speciale, dicevo, veramente empatico con le sue pazienti (qui parlo al femminile perché la maggioranza delle persone con fibromialgia è donna, ma se sei un uomo o un individuo non-binario e soffri, ti voglio bene uguale). Oggi è la giornata mondiale della fibromialgia (auguri!) e avere un medico come questo è ancora un lusso che non tutte si possono permettere.

La maggioranza delle pazienti si sente dire di essere pazza, eccessiva, forse troppo sensibile, sicuramente troppo giovane per provare questo tipo di dolori, non è che stai solo cercando attenzioni tesoro? Cerchiamo attenzioni sì, perché siamo esseri umani e vorremmo essere riconosciute come tali nonostante i nostri immensi limiti.

La gioia del mio corpo è un atto magico

Immensi limiti qui è la parola chiave, ma questo non è un articolo in cui voglio parlare di limiti. Come dicevo, era stato programmato ma non è questo. Forse lo leggerai più in là. Ma ormai sei qui, tanto vale leggere questo. Questo è il mio personale ringraziamento al mio corpo e alle gioie che riesce a darmi. Sono piccoline, arrivano raramente, ma quanto sono belle?

Credo che Levante con il suo verso “La gioia del mio corpo è un atto magico” intendesse parlare del piacere sessuale, e le chiedo scusa per averle rubato le parole, ma la gioia del mio corpo arriva nei momenti più impensabili e a volte in modi bislacchi. Eccone alcuni:

  • quando riesce a tenere quella posizione yoga che non mi riesce (quasi) mai;
  • quando attenua i rumori di sottofondo e mi aiuta a concentrarmi sul mio lavoro;
  • quando mi dice che ehi, oggi non ce la fa a lavorare, e mi convince che ha bisogno di riposo;
  • quando accoglie le carezze della persona che amo e quelle carezze valicano la soglia del dolore;
  • quando mi aiuta a leggere quel libro che voglio proprio vedere come va a finire, emicrania ti prego torna domani;
  • quando mi permette di guardare oltre i miei difetti estetici per dirmi che uuuuh, oggi sto riuscendo a fare un’intera passeggiata (con le scarpe ortopediche, aggrappata a mio marito o all’amica di turno manco avessi ottant’anni, ma sto riuscendo);
  • quando mi accompagna in giro per una città e lo splendore che vedono i miei occhi supera qualsiasi stanchezza;
  • quando proprio non ce la fa e spegne la vocina nel cervello che vorrebbe farmi sentire in colpa se rimango sul divano.

5 amici per aiutarti a superare questa giornata

Sei ancora qui? Dopo aver letto le piccole cose per cui sono grata al mio corpo? Wow, allora o mi vuoi bene davvero o soffri anche tu di fibromialgia e oggi hai bisogno di un’amica. Ne hai trovati ben cinque di amici, guarda. Una è Levante, che ci ha accompagnate fin qui. Un’altra sono io, che forse non sarò sempre disponibile per parlare al telefono, per ascoltarti o per venire a consolarti ma ti giuro che ti capisco. Sei nei miei pensieri. Un altro amico è il tuo dottore, o la tua dottoressa. Se avrai la fortuna di trovare un professionista capace di comprenderti e di aiutarti, sarà il tuo talismano contro tutto e tutti. Se non l’hai trovato, scrivi all’AISF e fatti aiutare.

Il quarto, improbabilissimo, amico per superare le giornate buie è il mio professore di matematica del liceo che, davanti alla fobia del sangue che mi perseguitava allora mi disse:

Signorì, lo sa quale sarebbe l’unico modo per non patire le sofferenze del corpo? Il sangue, le ferite, il dolore, la vecchiaia… C’è una cosa sola che può impedirle: non avere più un corpo. Una prospettiva grama, vero?

Il mio professore di matematica del liceo mi dava del lei e a volte parlava di cose lontane dall’algebra e dalla trigonometria. Però quella frase a me è rimasta impressa. E quindi l’ultimo amico, quello a cui voglio più bene in assoluto, è il mio corpo. Spero che gliene voglia anche tu. Ringrazialo ogni tanto, perché nonostante tutti i dolori, tutte le difficoltà, tutti i limiti, è ancora qui. Ti porta in giro, ti fa fare cose belle. È proprio un buon amico.