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Febbre a 37 per giorni, per settimane. Paura, stanchezza, rabbia, impotenza. No, non si parla del Covid 19, non stavolta, ma di “Febbre” di Jonathan Bazzi. Uno dei migliori esordi letterari degli ultimi anni, candidato al Premio Strega e oggi disponibile gratis su Amazon Prime Reading. 

 

 

“Febbre” di Jonathan Bazzi, trama

“Febbre” è un libro che ha conquistato istantaneamente tutti. Malati e non, amanti della lettura e non. E mica è un caso se il suo scrittore è diventato un personaggio pubblico in pochissimo tempo. Da Rozzano alla fama in qualche mese. Ma qual è la trama di questo libro autobiografico?

Jonathan ha 31 anni, un fidanzato con cui convive, un piccolo appartamento in centro, un lavoro da insegnante di yoga e la febbre a 37 o poco più. All’improvviso arriva, la febbre, e non passa. La ricerca della malattia, la scoperta dell’HIV, l’impotenza di fronte a un virus minuscolo quanto insidioso, la consapevolezza della malattia cronica, non più letale ma che ti cambia la vita, si intrecciano con le storie dell’infanzia. Jonathan cresce a Rozzano, vive nelle case popolari, in una famiglia disfunzionale che nella periferia di Milano somiglia molto alla normalità.

Nel racconto “Rozzangeles” è prigione e famiglia, è paura e vita, è casa ed è il ring sul quale Jonathan comincia a battersi per scappare dallo squallore. 

A Rozzano non sapevo cosa facevo: d’istinto seguivo le vene d’oro nella miniera, le cose più belle. Giocavo da solo, leggevo – la mia resistenza. Facendolo ho iniziato a spostarmi, ero altrove anche quando ancora non sembrava lo fossi.

Questa è una delle ultime frasi di “Febbre” e riassume perfettamente lo spirito di questo libro. Cercare la luce là dove non c’è, la fuga nella miseria, la forza nella vergogna. 

5 motivi per leggere “Febbre” su Amazon Prime Reading

1. Perché è gratis. Diciamolo subito, via il dente via il dolore. Leggere un candidato allo Strega gratuitamente è una manna dal cielo e noi che abbiamo una lista di libri da leggere lunga fino alla fine del mondo siamo grati di questi piccoli escamotage. Grazie per i libri di seconda mano, grazie per gli ebook gratuiti, grazie per i gruppi di scambio su Facebook. 

2. Perché racconta la malattia come non l’abbiamo mai letta. La trama di “Febbre” è una discesa agli inferi che a un certo punto farà male, soprattutto a chi soffre di una malattia cronica. Lo sappiamo, cosa ha provato Jonathan Bazzi in quei giorni di febbre a 37, di dolori sparsi e di una stanchezza cronica che lo portava a pensare “Ok, oggi morirò“. Lo sappiamo, ma come sempre leggerlo sulla carta fa più male. 

3. Perché è terapeutico. Il dolore salva, anche quello emotivo, lo sapevate? Il dolore è una spia che qualcosa non va in noi, e questo noi malati cronici tendiamo a dimenticarlo. Lo proviamo così spesso che boh, ormai è lì, è la nostra normalità. Invece un bel pugno (metaforico) sullo stomaco ogni tanto ci vuole. Per ricordarci che siamo vivi, che siamo qui, che non siamo soli. Migliaia, milioni di persone al mondo provano lo stesso dolore, o uno molto simile. E anche loro sono vive, sono qui, non sono sole. Ce la possiamo fare. 

4. Perché abbatte lo stigma dell’HIV senza nascondersi. In “Febbre” Jonathan Bazzi racconta l’HIV senza barriere, senza filtri e senza stereotipi. No, non è più quella condanna a morte che era qualche decennio fa ma sì, è ancora una cosa che ti cambia la vita, il corpo, il modo di muoverti dentro il tempo che ti resta, anche se non sai quanto sarà. 

5. Perché contiene il più bel passaggio sul legame tra malattie fisiche e malattie mentali che abbia mai letto. 

Sono convinto che ci sia davvero un legame tra emozioni e salute ma, se anche fosse vero che il male del corpo ha origine dalla psiche, non ha senso pensare di poter percorrere a ritroso il nesso causale, sviluppando stati emotivi diversi al posto di quelli disfunzionali per ottenere la guarigione. Una volta che il problema s’è fatto carne diventa affare della medicina, diventa faccenda da chemioterapia, bisturi, antiretrovirali. Il resto è una scommessa buona per chi non è malato davvero, intrattenimento per chi non ha niente da perdere. 

Grazie, Jonathan, grazie per “Febbre” e grazie per questo paragrafo. La prossima volta risponderò così a chi mi dice che è tutto nella mia testa, c’è sempre un fattore psicologico. Mi sembra una risposta più adeguata dell’ ESTIC***I? che mi verrebbe voglia di urlare.