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distubri dell'attenzione nei bambini

Questo post nasce dalla necessità di fare divulgazione su quanto possa essere difficile la scuola quando si parla di disturbi dell’attenzione nei bambini. Non sono un’esperta del tema, ma so cosa significhi avere difficoltà a scuola. Così oggi ti racconto la mia storia, quella di centinaia o più di bambini che potrebbero trovarsi in classe con i tuoi figli e di insegnanti, genitori e compagni che non sanno come comportarsi. Niente lezioni da maestrina, solo un po’ di umana comprensione di cui avremmo bisogno. Soprattutto quando siamo piccini.

Cosa succede a scuola quando ci sono disturbi dell’attenzione nei bambini?

Tutto nasce da una domanda di un genitore su Threads. Parafraso: “Mia figlia oggi è tornata da scuola lamentandosi perché i compagni dsa hanno agevolazioni nei compiti in classe e vengono aiutati dagli insegnanti di sostegno e lei no. Ho provato a spiegarle che di certo non desidera avere i loro stessi problemi, ma temo che non abbia capito. Come posso spiegare i disturbi dell’attenzione nei bambini e le loro conseguenze?“.

Non ricordo se fosse un padre o una madre, sicuramente un genitore presente e attento che desidera sensibilizzare la figlia. Tra le risposte, decine di persone hanno fatto notare che i bambini con dsa non hanno diritto all’insegnante di sostegno. Il che è vero, ma non è questo il punto. Possibile che in una classe con bambini che hanno diritto all’insegnante di sostegno, questi si presti a dare una mano anche agli altri. Chi ha mai gestito una classe (o ha in famiglia generazioni di docenti) sa bene come funzionano queste cose. Ogni adulto presente è responsabile di tutti i bambini presenti, a prescindere dal suo ruolo specifico.

La reazione degli altri bambini/ragazzi

Tua figlia o tuo figlio sono arrabbiati perché i bambini con dsa (attenzione, si dice con dsa: i disturbi dell’attenzione nei bambini non sono patologie e non li definiscono come persone) ricevono attenzioni e agevolazioni. Normale. Tutto rientra nella naturale propensione degli alunni a credere che la scuola sia una punizione, con i suoi compiti e le sue interrogazioni. E che quindi non sia giusto dare “aiutini” a qualcuno e non ad altri.

Tutto normale per personcine che vanno alla scuola elementare o media e che potrebbero non avere idea di cosa significhino queste parole. Malattie croniche, neurodivergenze, disturbi dell’attenzione nei bambini sono argomenti complessi e soprattutto sono invisibili. Gli altri pargoli possono non capire quale sia il motivo per cui il compagno o la compagna riceve aiuto e viverla come un’ingiustizia. Ma sai una cosa? È compito tuo spiegarglielo. Sì, rientra tra le mille incombenze dell’essere genitore, mi dispiace.

La mia esperienza con la scuola

Cosa c’entra tutto questo con le mie patologie croniche? Te lo spiego. Ero una bambina e non avevo idea di quali fossero le mie diagnosi. Tantomeno immaginavo cosa significasse vivere con una malattia cronica per il resto dei miei anni. Ma sapevo che qualcosa non andava in me, come lo sapevano o almeno lo avvertivano confusamente compagni e insegnanti. Non ero in grado di correre, di fare i giochi fisici e neanche di scendere le scale come gli altri. Soffrivo spesso di mal di testa, insonnia e capogiri.

La situazione è peggiorata decisamente al liceo, quando il dolore cronico ha preso il sopravvento soprattutto sulle mie mani. Avevo due passioni, tra le tante, che mi accendevano il cuore: suonare il pianoforte e scrivere. Per la prima non ci fu niente da fare. Proprio mentre mi stavo preparando per gli esami di ingresso al conservatorio, il dolore alle mani divenne così forte da impedirmi di esercitarmi. La seconda è tutt’oggi la mia passione e il mio lavoro, grazie a una professoressa illuminata.

La scelta della mia professoressa di italiano

Sì, proprio la prof di italiano e latino potrebbe essere stata la più importante influenza, in quegli anni cruciali, per non farmi mollare. Convinta dall’inizio che la mia passione per la scrittura andasse coltivata, non si è arresa al mio dolore. Ha chiesto che potessi prendere appunti e scrivere temi e versioni su un pc, cosa che la scuola rifiutò. Era il 2009-2010, in una scuola pubblica della provincia più a sud d’Italia. Impensabile.

Allora trovò lei stessa la soluzione. Scritta la brutta copia del tema, del saggio breve o della versione, si sedeva accanto a me e la riscriveva in bella copia sotto mia dettatura, per evitare che raddoppiassi la fatica. Ovviamente i miei compagni pensarono che la prof modificasse farsi e periodi, tanto più che continuavano a fioccare gli 8 e i 9 sui miei compiti. Ma la professoressa non cambiava una virgola, scriveva esattamente quello che dettavo io, compresi errori di punteggiatura e frasi poco chiare. Mi prestava le sue mani quando le mie non funzionavano più.

Malattie croniche, neurodivergenze e disturbi dell’apprendimento nei bambini e nelle classi

Da allora sono passati anni e la situazione nelle scuole, per certi versi, è cambiata. Alcuni di questi casi trovano più facilmente una diagnosi e, in certi contesti, il supporto di insegnanti di sostegno. Tantissime altre ancora no. E cresce il malcontento di tutti: compagni, insegnanti, genitori. È un groviglio di burocrazia, buonsenso personale e impossibilità di stare al passo di tutti.

Io li capisco, i compagni che si sentono lasciati da parte perché la prof non aiuta anche loro. Capisco anche gli insegnanti, che non possono umanamente stare dietro a ogni singola situazione in classi affollate, soprattutto se Stato e scuola non danno loro il supporto necessario. Ma capisco soprattutto i protagonisti di questa storia. Quei bambini che hanno qualsiasi “anomalia” invisibile, inspiegabile, irrisolvibile. Perché credimi che quelli a stare peggio in questa situazione sono sicuramente loro.

Ma non rischiamo di dare a questi bambini troppe agevolazioni?

Il ragazzo che soffre di attacchi di panico prima o poi si scontrerà con un mondo del lavoro che lo mette sotto stress“. “La bambina con disturbi dell’apprendimento non avrà sempre una persona al suo fianco per aiutarla“. “Se hai una malattia cronica devi imparare a gestire il tuo corpo con i suoi limiti“. Sono alcune delle risposte che si leggono sui social e si sentono nei capannelli tra insegnanti e genitori. E sono tutte osservazioni assolutamente corrette.

Perché sì, il mondo del lavoro attualmente non offre alcuna protezione alla salute mentale delle persone. I disturbi dell’apprendimento nei bambini si trasformano in difficoltà in altre aree della vita. Le malattie invisibili ti costringono a riadattare ogni parte della vita quotidiana ai limiti del tuo corpo. Ed è proprio per questo che no, non rischiamo niente a dare “troppe” agevolazioni a questi bambini e ragazzi. Diamo loro, semmai, uno strumento di ausilio là dove possiamo, perché in seguito ci saranno infinite situazioni in cui si troveranno da soli con i loro problemi. Non preoccuparti: la loro vita non diventerà mai troppo facile e agevolata. Su questo ci metto la mano sul fuoco.

Un esempio per spiegare disabilità invisibili e disturbi dell’apprendimento nei bambini

Allora torniamo un attimo a quel genitore che ha posto la domanda su Threads: come può spiegare la situazione a sua figlia? Prima di tutto come ha già fatto, suggerendo che nessuna agevolazione nei compiti in classe si può barattare con la vita priva di ostacoli di chi è in perfetta salute. E che bisogna solo ringraziare in Cielo e in Terra di non averne bisogno.

Poi con la metafora degli occhiali (non è mia, anche questa viene da un commento su Threads). Se un bambino è miope e ha bisogno degli occhiali per fare i compiti, pensi che sia avvantaggiato e riceva aiuti gratuiti? Di sicuro no. Ecco, pensa la stessa cosa per disturbi dell’apprendimento nei bambini e altre situazioni difficili che non riesci a comprendere. Quando il compagno o la compagna riceve uno strumento di sostegno al suo apprendimento, sta indossando gli occhiali. Un oggetto che rende più nitida la sua vista per poter apprendere non in maniera agevolata, ma alla pari con chi non ha nessun disturbo.

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