Non sempre i film tratti da un romanzor iescono a convogliare la forza e l’intensità di personaggi e situazioni impressi sulla carta. Con Espiazione di Ian McEwan (Atonement è il titolo originale), portato al cinema da Joe Wright nel 2007, la magia rimane intatta.
La scrittura come espiazione dei propri peccati
Questo il tema principale del romanzo di McEwan, che esplora le tragiche conseguenze e la forza, allo stesso tempo creatrice e distruttrice, delle parole. Il focus del romanzo è su Briony Tallis, una ragazzina di 13 anni che è archetipo dello scrittore. Dotata di una fantasia sconfinata e di un’ossessione maniacale per la perfezione, Briony cerca il senso delle cose, e per farlo trasforma la realtà in finzione narrativa. «Quello che voleva era smarrirsi tra le pieghe di un’idea irresistibile, osservare il filo nero che si srotolava dalla punta del suo pennino d’argento avvolgendosi in parole».
Quello che conta è la scrittura, la narrazione, la scelta accurata di parole e punteggiatura, suoni e grafemi che diano un ordine a ciò che ne sembra privo. Parte da qui la necessità di trasformare in personaggi letterari le persone, reali, fatte di carne e sangue e sentimenti, che ruotano attorno alla sua vita. Per dar loro un senso, quando le loro azioni, almeno dal punto di vista di una tredicenne, sembrano non averne. Nasce così l’equivoco che distruggerà numerose vite intorno a lei, e che per il resto della vita tenterà di espiare. Almeno sulla carta.
Differenze tra libro e film: Espiazione
Espiazione o Atonement è un romanzo talmente concentrato sulla ricerca della perfezione, del senso attraverso la scelta delle parole, che sembrerebbe impossibile riproporne l’intensità su pellicola. Eppure Joe Wright ci è riuscito, con uno dei suoi film più belli di sempre. Grazie all’attrice musa Keira Knightley, accompagnata da un cast straordinario (James McAvoy, Benedict Cumberbatch, Vanessa Redgrave tra gli altri) e soprattutto dall’allora bambina ma già talentuosa Saoirse Ronan, che interpreta Briony nel momento più delicato della storia. Quello da cui partirà l’equivoco, la ricerca di senso che precipita in una tragedia familiare da espiare per tutta la vita.
Le differenze tra libro e film sono quasi impercettibili per quanto riguarda la trama: la pellicola di Joe Wright segue perfettamente avvenimenti e punti focali del romanzo, con qualche piccola modifica che non incide sulla potenza della storia. La potenza delle parole e dell’immaginazione nella parte iniziale; della guerra e della ritirata da Dunkerque; dell’espiazione di Briony ancora una volta attraverso le parole e la scrittura.
Tono ed enfasi
Il film con Keira Knightley del 2007 riprende la struttura del libro Atonement: la suddivisione in tre parti, il focus sullo stato d’animo dei personaggi, il tono e l’atmosfera. Ciò che manca a livello di enfasi sulle parole è sostituito dalla splendida colonna sonora di Dario Marianelli, che gli è valsa il Premio Oscar. L’ossessione per le parole, per la scrittura, per il senso, è sottolineata da continue inquadrature su macchine da scrivere e lettere, mani che impugnano il pennino e fogli carichi d’inchiostro.
Là dove il film perde un po’ di vista Briony e il suo dolore, ci pensa Robbie a raccontarci sensazioni che nel libro non hanno la stessa enfasi. Splendido il piano sequenza sulla spiaggia di Dunkerque, una delle scene più belle dell’intero film.
Espiazione, come finisce il libro e come finisce il film
La differenza sostanziale tra il romanzo e la pellicola è proprio questa: la cornice in cui si svolge il finale. Come finisce Espiazione? Con una Briony anziana, che non ha mai dimenticato le sue colpe e le profonde ferite che esse hanno lasciato nelle innocenti persone che amava. La rivelazione finale è sconcertante e getta una luce completamente nuova sulla storia d’amore raccontata da Briony: Cecilia e Robbie non hanno mai avuto il loro lieto fine. Regalarglielo sulla carta è l’unico modo in cui la bambina di allora e la adulta di oggi conosca per espiare i propri peccati. E, anche nel farlo, non è del tutto altruistico il suo desiderio di imprimere le sue storie su un foglio di carta. «Non aveva mai perso del tutto il piacere infantile di vedere pagine e pagine coperte dalla sua grafia. Quasi non importava il contenuto». Piacere narcisistico e condanna masochista di qualsiasi scrittore.
Se volete saperne di più sul film Espiazione, vi consiglio il libro “Joe Wright. La danza dell’immaginazione, da Jane Austen a Winston Churchill” di Elisa Torsiello.
ottimo post.