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Quando si parla di body positivity, in genere si considera il peso di un corpo. Il suo aspetto fisico esteticamente piacevole. Ma come si conciliano la dieta e la fibromialgia? Come si fa pace con un corpo in guerra?

Ti racconto la mia esperienza di dieta sostenibile e perfettamente affrontabile con la fibromialgia, come sono arrivata ad accettare il mio corpo e le battaglie che, comunque, combatto con lui ogni giorno.

La body positivity e le malattie croniche

Facile (per certi versi) parlare di body positivity quando tutti i difetti del tuo corpo sono ben visibili. Facile parlarne, certo, non metterla in pratica. Ma questo è un altro discorso. Tutta un’altra storia, invece, quando il corpo da accettare è esteticamente sano e dentro malato.

Chi soffre di una malattia invisibile lo sa: da fuori, il nostro aspetto è sano o quasi. Siamo forse un po’ più pallide, un po’ meno toniche, un po’ più deboli di chi sta bene fisicamente. Tutte cose che potrebbero essere archiviate come segnali di pigrizia o scarsa cura di sé.

Invece il nostro corpo ci sottopone a continue battaglie quotidiane, che combattiamo (pur non essendo certo donne guerriere) silenziosamente e soprattutto senza segni evidenti. Senza zoppicare né portare le stampelle, i nostri corpi faticano ad essere esteticamente piacevoli e allo stesso tempo non sono neanche esteticamente deturpati. Cosa sono, allora?

I corpi invisibili

I nostri corpi sono corpi normali. Pallidi o arrossati, grassi o troppo magri, ossuti o molli. E come tutti i corpi di tutte le donne, vengono giudicati per come appaiono.

Ecco alcuni modi in cui ci deludono senza volerlo:

  • sono grassi perché dieta e fibromialgia non vanno perfettamente d’accordo;
  • molli perché l’esercizio fisico è sempre una grande sfida;
  • curvi perché il dolore cronico colpisce le ossa, i muscoli, i nervi e modifica il nostro modo di muoverci;
  • malmessi perché non abbiamo le energie per prenderci cura di noi come dovremmo (secondo chi?) o come vorremmo;
  • troppo pallidi, troppo arrossati, troppo sudati perché la nostra percezione della temperatura è SEMPRE scombussolata.

Insomma, i nostri corpi invisibili alle cure di cui avremmo bisogno si rendono dolorosamente visibili nei loro difetti e nelle loro problematiche. E noi ci sentiamo sempre, perennemente, inadeguate.

Dieta e fibromialgia, lo sguardo dell’altro

Non importa quanto sia chiara la consapevolezza del tuo corpo quando soffri di una malattia cronica: lo sguardo dell’altro arriverà sempre, come una pugnalata, a dirti che non vai bene. Anche se stai facendo del tuo meglio.

Se il tuo dolore ti costringe ad appallottolarti su te stessa, all’altro apparirai curva e malmessa. Quando le intolleranze alimentari infiammano dolori ed emicranie, le chiacchiere tra donne ti faranno notare la pancetta. Se la cervicale urla pietà quando vai dal parrucchiere, la tua chioma sarà sempre troppo crespa, troppo ingrigita, troppo tutto. Che faticaccia!

Devi resistere, però, e affrontare le critiche sul tuo corpo per quello che sono: chiacchiere. Ascolta il tuo corpo, ascolta i tuoi medici e metti insieme dieta e fibromialgia solo con l’aiuto degli esperti.

Come ho affrontato dieta e fibromialgia negli ultimi mesi

Proprio ascoltando il mio corpo, mi sono resa conto ultimamente di aver bisogno di una dieta sostenibile. Che mi facesse sentire meglio con me stessa ma non mettesse troppo a dura prova il mio corpo già martoriato abbastanza.

Quando mi sono rivolta alla dott.ssa Natascia Di Crosta (@bene_mangia_sano) avevo in mente 5 obiettivi:

  1. Guardarmi allo specchio e sentirmi bene.
  2. Eliminare il peso che stava rendendo ancora più complicati e faticosi i miei movimenti.
  3. Migliorare il mio stato di salute eliminando gli alimenti a cui sono intollerante.
  4. Attivare un rapporto sano con il cibo e la cucina.
  5. Evitare di sottoporre il mio corpo a privazioni e sofferenze ulteriori.

Cosa ho imparato in 3 mesi di dieta

Il motivo per cui da tempo allontanavo l’idea di mettere insieme dieta e fibromialgia ti apparrà chiaro, amica che soffri come me di una malattia cronica. Ho già abbastanza dispiaceri, perché rendere anche il pranzo e la cena una privazione?

Grazie alla dottoressa Di Crosta, però, ho capito che dieta non equivale a digiuno (e meno male!) e che posso rendere i miei pasti piacevoli, gustosi e saporiti. Il mio piano di reset metabolico ha tenuto conto di tutte le mie intolleranze ma anche delle mie preferenze in fatto di cibo: il pesce più che la carne, tanta frutta e le verdure di mio gradimento.

Ho sperimentato e scoperto che cucinare non è una tortura (continua a non piacermi troppo, ma comunque lo faccio). Nella riscoperta del mio corpo tra dieta e fibromialgia non mi sono posta limiti di nessun tipo.

Gli obiettivi di una dieta quando hai la fibromialgia

Se soffri di dolore cronico, probabilmente hai una terapia farmacologica da seguire. Per me, che ho diverse patologie, si tratta di molti farmaci tra cui anche quelli ormonali. Per questo sapevo che gli obiettivi della dieta e la fibromialgia non sarebbero andati d’accordo.

Non posso perdere così tanti centimetri sull’addome perché prendo farmaci che inducono il gonfiore. Sarebbe impensabile, quindi, ridurre il girovita solo cambiando alimentazione. La circonferenza diminuisce ma quel piccolo rigonfiamento resta, e va bene così.

Lo stesso vale per il peso: rispetto ad altri pazienti della mia nutrizionista, sto perdendo etto per etto più lentamente. Questo perché se un giorno sto troppo male per mettermi ai fornelli, dovrò necessariamente virare su pasti già pronti. Se mi trovo fuori casa mi adatterò a quello che trovo: non posso saltare la cena perché devo prendere le mie medicine.

Una vera dieta sostenibile per la body positivity

La vera dieta sostenibile è, semplicemente, quella che il mio corpo può sostenere. Con buona pace di chi mi vorrebbe priva di pancetta quando indosso i leggins, dei miei jeans taglia 38 che non mi entrano più e di chi non capisce che i corpi sono tutti diversi.

L’unica cosa che possiamo fare, per renderli splendidi, è prendercene cura. In qualsiasi modo sia possibile e sostenibile per noi.