Sbirilla | Giovanna Errore          SEO Copywriting        Gestione blog         Guest post        

La comunicazione non ostile dovrebbe essere alla base delle nostre interazioni quotidiane. Ma quante volte effettivamente lo è? Una serie di spiacevoli scambi sui social mi hanno portata a voler scrivere questo post su come interagiamo gli uni con gli altri, dentro e fuori dal web.

Mi sono ispirata al Manifesto della Comunicazione non Ostile, che trovate qui sotto e che ha dato vita a un movimento, un festival e (si spera) un nuovo modo di parlare dentro e fuori dallo schermo del pc.

Se sei d’accordo con questi principi, firma il Manifesto della Comunicazione non Ostile.

La comunicazione non ostile nella quotidianità

Proviamo a considerare il mondo del web e il mondo reale come due facce della stessa medaglia, perché… sorpresa sorpresa: lo sono. Quello che avviene su internet è specchio di quello che avviene nel mondo e viceversa. Per questo motivo, il primo punto recita proprio Virtuale è reale. Questo è il perno su cui dovremmo fondare ogni nostra comunicazione nel 2022.

Ci sono alcuni punti del Manifesto che però tendiamo a trascurare, sia nelle chiacchiere che sul web. Per esempio, il fatto che le parole hanno delle conseguenze che spesso esulano dalle nostre intenzioni iniziali. O il fatto che le idee si possono discutere, le persone no. Che gli insulti non siano delle argomentazioni valide mi sembra ovvio, ma purtroppo qualcuno deve ancora capirlo.

Vediamo nel dettaglio alcuni esempi di comunicazione decisamente ostile, anche abbastanza complessi da cogliere a primo sguardo.

Prima di parlare bisogna ascoltare

Lo facciamo davvero? Oppure ci limitiamo a ripetere la nostra argomentazione di continuo, senza capire cosa voglia comunicarci l’altro? Proviamo a fare un esempio.

Tu scrivi: Mi piace la pizza.

Io ti rispondo: La pizza fa male.

Si tratta di comunicazione non ostile? Beh, dipende. Forse ti ho dato un’informazione in più, ma stiamo veramente dialogando? No. Ti sto dicendo una cosa che non hai chiesto e che esula dalla comunicazione che volevi fare (la pizza ti piace, non stai discutendo sul fatto che sia salutare o meno).

Le parole sono un ponte

Ecco un’altra istanza di comunicazione non ostile a cui bisognerebbe dare più peso. Le parole dovrebbero avvicinarci, non allontanarci. Ognuno di noi ha uno stile comunicativo ben preciso e, se ci conosciamo all’interno o all’esterno del web, dovremmo comprenderlo. Un altro esempio a tema pizza.

Tu scrivi: Desidero proprio una fetta di pizza, perché sono molto giù.

Io ti rispondo: La pizza fa male.

Di nuovo, non ti sto dicendo qualcosa di sbagliato in sé, ma non ti sto ascoltando. Non sto usando il ponte per raggiungerti. Con la tua frase mi stavi parlando di qualcosa di più del brontolio del tuo stomaco, stavi parlando delle tue emozioni e io non l’ho capito.

Le parole hanno conseguenze

E aggiungerei un dettaglio: le conseguenze delle nostre parole e delle nostre azioni non sono direttamente collegabili alle nostre intenzioni. Ecco un esempio.

Tu scrivi: Vorrei proprio una fetta di pizza.

Io ti rispondo: La pizza fa male.

Tu replichi: Sai, ho sofferto di disturbi alimentari per molto tempo e il fatto che desideri la pizza oggi in realtà è un gran traguardo per me.

La mia intenzione non è mai stata quella di ferirti, di offenderti o di ricordarti un elemento doloroso del tuo passato che magari non conoscevo neanche ma, pur senza volerlo, l’ho fatto. Se voglio mettere in atto la comunicazione non ostile, ti dirò “Mi dispiace, non avevo intenzione di toccare un tasto tanto delicato e me ne scuso“.

Anche il silenzio comunica

Se una persona glissa su un determinato argomento, non ti risponde o è visibilmente a disagio, cambiare rotta è la cosa migliore da fare. Non è necessario esplicitarne i motivi, in generale vedere una persona a disagio dovrebbe spingere spontaneamente a toglierla dagli impicci.

Tu scrivi: Non mi piace la pizza.

Io ti rispondo: Come mai? Piace a tutti!

Tu replichi: A me no, sai, mi ricorda una brutta esperienza di cui preferisco non parlare…

Io insisto: Che brutta esperienza puoi mai aver avuto con una pizza? Ora sono curiosa di sentirla!

Quanto è ostile questa comunicazione? Questo continuo infilare il dito nella piaga quando l’altro ha già dichiarato “Ehi, qui ho una piaga, fai attenzione a non infilarci il dito!” è deleterio e non fa bene a nessuna comunicazione. Anzi. La comunicazione si è rotta.

Scegliere la comunicazione non ostile: quando e perché

Sempre, perché siamo animali sociali. Entrambe le cose: animali e sociali. Abbiamo delle reazioni d’istinto, animalesche, umorali, che non sappiamo controllare e che possono scatenare disastri. E abbiamo una naturale propensione al contatto (anche verbale).

Parliamo perché siamo esseri sociali e a volte parliamo nel modo sbagliato perché siamo esseri animaleschi. Allora prendiamoci un attimo di tempo, durante una discussione scritta o a voce, e scegliamo con cura le parole da dire e quelle da non dire. Sono certa che ne troveremo tantissime.

Soprattutto, impariamo ad ascoltare. Se le nostre parole hanno offeso, ferito, messo il dito in una piaga anche quando non ne avevamo intenzione, chiediamo scusa: non c’è niente di più semplice.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *