Da Neil Gaiman e le sue accuse di molestia alla transfobia di J. K. Rowling, passando per la storiaccia di Morgan che stalkera la giovane cantante Angelica e Alice Munro che ha accettato che suo marito abusasse della figlia. In questi mesi ci chiediamo sempre più spesso se sia giusto separare l’opera dall’autore e come farlo. Davvero è possibile leggere un libro, ascoltare una canzone, guardare un film senza pensare alle nefandezze di chi ha creato quest’arte? Provo a risponderti qui e attendo le tue opinioni in merito.
Davvero devi separare l’opera dall’autore?
Non sempre è necessario. Se, per esempio, le schifezze di Gérard Depardieu ti mettono i brividi, puoi evitare di riavere Asterix & Obelix contro Cesare. Sono certa che nessuno te ne renderà conto. E lo stesso vale per tante altre opere e tanti altri artisti. Pensi che Roman Polanski dovrebbe marcire in prigione? Sopravviverai senza guardare i suoi film. Insomma se, per qualsiasi ragione, l’associazione tra un’opera e il suo autore ti mette a disagio, eliminala dalla tua lista. Ci sono così tante cose da leggere, da vedere, da ascoltare, che davvero non ne sentirai la mancanza.
E se dovessi per forza?
Non sempre è possibile tirarsi fuori dalla discussione sul separare l’opera dall’autore. Se sei un’insegnante di letteratura inglese contemporanea, è davvero possibile togliere Harry Potter e i numerosi saggi che lo analizzano dal curriculum dei tuoi studenti? Se invece lavori come giornalista di critica cinematografica, puoi non scrivere dell’ultimo film di Polanski? La questione è complessa. Devi fare il tuo lavoro e non puoi ignorare parti così importanti della storia della letteratura, del cinema o della tv. E allora cosa?
Separare l’opera dall’autore dopo la sua morte
Prendiamo un altro esempio. Indro Montanelli. Tutti e tutte sappiamo cosa scrisse e cosa fece durante l’epoca del madamato in Etiopia. Ma come fai a non considerarlo uno dei più gradi scrittori e giornalisti italiani? Dopo la morte, separare l’opera dall’autore è un po’ più semplice. Almeno riesci a mettere in prospettiva il suo pensiero o le sue azioni nel contesto storico in cui sono avvenute. Questo non significa giustificarle, ma comprenderle meglio.
Se la notizia è fresca fresca
Come quella delle accuse di molestie a Neil Gaiman o quella di aver coperto il marito ad Alice Munro. Come fai, oggi, a ragionare su libri, film e serie tv nate dal genio di uno scrittore o di una scrittrice? Anche in questo caso, non necessariamente devi. Studiare un’opera inserendola nel suo contesto, che comprende anche la storia personale dell’autore, è il modo più giusto di agire se devi parlarne o scriverne per lavoro.
Quando hai con l’opera un rapporto personale
Ti faccio un esempio che mi riguarda in prima persona. Avevo 23 anni quando è arrivata la diagnosi di fibromialgia e il mondo mi è crollato addosso. Ho lasciato il lavoro, la città in cui vivevo e qualsiasi contatto con il mondo esterno. Finché un’amica mi ha portato i primi 5 libri di Harry Potter, che non avevo mai letto. Beh, tra quelle pagine ho ritrovato la voglia di vivere, anche solo per scoprire come sarebbe finita la storia. Ne ho anche scritto in questo saggio su una rivista dedicata alla salute mentale.
Separare l’opera dall’autore ma non da te
Ecco, se hai un rapporto personale con una storia come quello che ho io con i libri di HP, separare l’opera dall’autore è davvero impossibile. E non devi per forza. Una volta uscita dalla penna dell’autore o dell’autrice e diffusa in tutto il mondo in diverse versioni (come capita appunto con J. K. Rowling o Neil Gaiman) l’opera è tua. Tuo è il rapporto che hai con essa, il momento in cui l’hai vissuta, il modo in cui ti ha fatto sentire leggendola. Tutto quello che accade dopo, non è necessariamente di tuo interesse.
La mia scelta nei confronti di queste opere
Se i soldi che io pago a J. K. Rowling per acquistare il merchandising finiscono, come abbiamo visto, per finanziare associazioni trasfobiche, evito di foraggiare la sua attività. Ma cosa faccio con tutti i soldi che le ho già ampiamente elargito? No, non mi metterò a bruciare i libri di Harry Potter e i calzini di Corvonero, e neanche toglierò dalla mia mente e dalla mia storia personale quello che questi libri hanno fatto per me. Lo stesso vale per Neil Gaiman. Stardust è uno dei miei libri preferiti e rimane fermamente sulla mia libreria. Magari la prossima stagione di Good Omens, se ci sarà, eviterò di guardarla finché non avrò capito se è colpevole (e se può pagare i suoi avvocati con i proventi della mia visione).
Cosa puoi fare tu
Assolutamente quello che ti fa sentire meglio. Più al sicuro, più in linea con i tuoi valori e il tuo sentire. Una delle norme del buddhismo è quella dell’integrità. La tua azione ha un impatto negativo su di te o su qualcuno adesso, in questo momento? Non si integra con i tuoi valori? Non farla. Ma se l’azione è stata compiuta anni fa (andare a un concerto dei Bluvertigo) quando non avevi alcuna possibilità di sapere quello che sai adesso (Morgan è un violento e uno stalker), non puoi fare nulla. Perdonati e passa avanti.
Attenzione al rispetto per gli altri
Quello che fai potrebbe non avere una conseguenza immediata per te, ma averla per altri. Presta attenzione soprattutto quando parli in pubblico (e ricorda che scrivere sui social media è parlare in pubblico). Non andare dalle vittime a dire che non credi che il tuo beniamino abbia fatto ciò di cui lo accusano. Non cercare giustificazioni. Con ancora maggiore delicatezza, ricorda che notizie di abusi e violenze da parte di una persona famosa, che rimbalzano sui social ininterrottamente per settimane, riaccendono il trauma di chi ha subito a sua volta cose simili. Fai quello che è necessario per separare l’opera dall’autore se lo ritieni giusto, ma rispetta la sicurezza dello spazio pubblico per le vittime.
Sempre [cit.].