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Il femminismo nella moda è un concetto utopico? Eh no, cara, se la pensi così ti invito a studiare cosa significa femminismo. A scoprire perché nasce il femminismo, a leggere saggi femministi e guardare ted talks sul tema. Insomma, ad essere femminista per davvero.

Femminismo nella moda di Maria Grazia Chiuri

Nell’attuale edizione della Paris Haute Couture Week, Maria Grazia Chiuri ha colpito ancora. Con le sue linee perfette che accarezzano la silhouette e gli abiti d’alta moda che sembrano fatti di nuvole (invece sono metri di seta e di tulle), come fa da sempre, ma soprattutto con la sua testa.

Pioniera di un nuovo mecenatismo femminista, la stilista romana chiama attorno a sé scrittrici, artiste, donne di cultura e donne di spettacolo. Ma anche studentesse indiane che, in una terra in cui l’arte (anche quella del ricamo) è terreno prevalentemente maschile, creano le opere d’arte che circondano la passerella. La magia avviene al Museo Rodin di Parigi, durante la settimana dell’Haute Couture 2020, e se qualcuno si aspettava luccichii e borsette prive di significato ha dovuto ricredersi.

Ad accogliere gli ospiti alla sfilata Dior sono enormi drappeggi su cui campeggiano gli interrogativi di intellettuali (uomini e donne) che Maria Grazia Chiuri chiama ad ispirare il suo percorso artistico. What if Women Ruled the World? Would God be Female?* sono solo alcune delle domande che la stilista, e la donna Dior, si pongono nel 2020.

Il potere divino delle donne

Le domande esplicitano il processo ideologico e creativo dell’haute couture di domani, ma i segni dell’amore di Maria Grazia Chiuri per le donne sono sempre stati evidenti. Fin da quando disegnava in coppia con Pierpaolo Piccioli per Valentino, la stilista ha raccontato, immaginato e glorificato il potere divino delle donne, non a caso qui paragonate a Dio stesso. E l’opera d’arte che accompagna la sfilata, firmata dall’artista americana Judy Chicago, non è in fondo un utero, grembo materno dal quale nasce la forza creativa femminile?

La collezione Haute Couture Dior 2020: il femminismo nella moda

Se la sfilata Dior è stata una (ennesima) dichiarazione ideologica da parte della direttrice creativa del brand, non possiamo esimerci dall’analizzarne l’estetica per capirla a fondo. La donna, il suo potere divino e al tempo stesso la sua umana natura, sono esaltati da abiti da sera ispirati alle dee greche. Domina il peplo, presente su moltissimi modelli a fasciare le spalle e la vita in abiti a colonna, lievi ball gown e completi maschili. La seta e il tulle si ricoprono di frange, di fili d’oro, di una luce che si accende sulle sfide e le difficoltà di essere una donna, oggi.

L’idea di Maria Grazia Chiuri su moda e femminismo è sempre stata chiara: gli abiti sono un mezzo di comunicazione potentissimo e oggi, grazie ai social network e alle sfilate live su Instagram, la vezzosità dell’alta moda può e deve mandare messaggi significativi. In fondo i due concetti non si annullano a vicenda. Femminista e femminile si può, si deve essere. Il femminismo di oggi non può che essere totalmente inclusivo, e nella sua totale inclusività comprendere tutto e tutti. Anche le “Cattive Femministe“, come si autodefinisce la scrittrice e attivista Roxane Gay di cui vi consiglio questo Ted Talk.

Le cattive femministe

Cosa vuol dire essere femminista e cosa vuol dire essere una cattiva femminista? Ci hanno insegnato che femminista vuol dire mascolina, insensibile, trascurata, odiatrice degli uomini. E che se amiamo il rosa, se leggiamo Cosmopolitan, se guardiamo le commedie romantiche, se fantastichiamo su un uomo perfetto e inesistente, siamo delle cattive femministe.

Forse lo siamo. Io, voi, Roxane Gay e Maria Grazia Chiuri. Se apprezzare la bellezza, esaltare il corpo femminile in qualsiasi forma, amare le donne e pensare che debbano essere libere di essere, fare, indossare, creare, dire, pensare, vuol dire essere delle cattive femministe… lo siamo.

Foto da Dior.com

*E se le donne governassero il mondo? Dio sarebbe femmina?