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La nostra guardia si è conclusa. Game of Thrones è finito, l’ultima puntata ha battuto tutti i record di audience e cast e crew ci hanno stracciato il cuore con i loro saluti strappalacrime ai personaggi de Il Trono di Spade che abbiamo amato. Per quasi 10 anni questa storia, queste persone, hanno fatto parte della vita quotidiana di tutti (perfino di chi non ha mai visto la serie), diventando IL fenomeno di cultura pop di questo decennio (forse insieme agli Avangers?). Adesso sappiamo come finisce Il Trono di Spade, nel bene o nel male.

Come finisce Il Trono di Spade

A tarallucci e vino si può dire? No, scherzi a parte, a me il finale non è dispiaciuto. Sarà che dopo la disastrosa quinta puntata non mi aspettavo un granché, ma trovo che il posto (fisico o metaforico) in cui si trova ogni personaggio nella sua ultima scena sia abbastanza azzeccato. Certo, Bran sul Trono di Spade io non me lo aspettavo (c’è stato un solo istante, nella puntata 8×04, in cui l’ho effettivamente pensato), ma non è poi così improbabile. Tyrion Primo Cavaliere è perfetto, Brienne Lady Comandante della Guardia Reale era nei miei pensieri fin dalla quarta stagione, Sansa Queen-in-the-North era prevedibilissima, così come Arya all’avventura lontano da tutto e da tutti.

Il problema, anche in questo caso, non è COSA sia successo nell’ultimissima puntata di Game of Thrones, ma COME finisce Il Trono di Spade.

10 commenti su Game of Thrones 8×06

1. Una puntata fuori tono.

Ripeto, il mio giudizio sul finale potrebbe essere influenzato dal fatto che la quinta puntata di questa stagione mi ha completamente distrutta. Il mio amore per la storia è finito, non vedevo l’ora che finisse anche lei e forse per la prima volta ho guardato la puntata con un atteggiamento distaccato. Forse è per questo che tutto nella puntata 8×06 mi sembra terribilmente fuori tono. La regia (curata dagli autori dello show, David Benioff e D.B. Weiss) ha qualcosa che non va, la fotografia sembra aver applicato un filtro Instagram ad ogni scena, il ritmo rallenta all’inverosimile. L’impressione è che il buon George R. R. Martin che, qualunque cosa dica nelle interviste e sul suo blog, questa serie l’ha prodotta e approvata fino all’ultimo episodio, abbia detto a D&D quale dovesse essere il finale e che loro semplicemente non abbiamo saputo riempire lo spazio vuoto. Se alla fine, infatti, il posizionamento di ogni personaggio è (quasi) completamente sensato e comprensibile, il percorso che abbiamo affrontato per raggiungerlo di sicuro non lo è stato.

2. Come finisce il trono di spade? Con altri errori oggettivi.

Laddove i personaggi morti e quelli sopravvissuti, il nuovo Re Bran lo Spezzato, le coppie scoppiate e molte delle scelte sono opinabili, infatti, alcuni errori di sceneggiatura sono assolutamente oggettivi. Durante il corso dell’ultima stagione di Game of Thrones, e perfino in questa puntata finale, vediamo ancora personaggi che dicono una cosa e nella scena successiva si contraddicono; caratteristiche fondanti di un personaggio che appaiono e scompaiono in base alle esigenze di trama; perfino (ancora!) problemi con gli oggetti di scena. Durante l’elezione di Bran a nuovo re, ben due bottiglie di plastica sono visibili tra i personaggi riuniti, mentre nella scena in cui Brienne compila il Libro Bianco dei Confratelli, la pagina di Jaime è magicamente cambiata rispetto a quella che avevamo visto nelle puntate 4×01 e 4×04. Per non parlare di quella orribile, orribile scena in cui vediamo i corpi di Jaime e Cersei ricoperti dalle macerie mentre letteralmente TUTTO IL RESTO della Fortezza è rimasto in piedi. Una testimonianza eterna di quanto sia stata scema e poco significativa la morte di due dei personaggi principali. #SHAME.

3. L’atteggiamento di Jon e di Tyrion.

Ancora una volta, almeno nella prima parte della puntata 8×06, Jon e Tyrion sono completamente out of character. Il primo continua a difendere l’indifendibile gesto di Daenerys in virtù di un amore che a livello narrativo ci potrebbe anche stare, ma che non è mai stato reso credibile né dalla scrittura delle scene né dall’interpretazione dei due attori. Il secondo parla della morte di Jaime come se fosse stata una disgrazia, una casualità, dimenticando di essere stato lui (in un’altra decisione completamente out of character) a spingerlo a tornare dalla sorella che ha passato la vita a torturare entrambi. Come finisce il Trono di Spade per questi personaggi? Veramente a tarallucci e vino.

4. Il ruolo di Verme Grigio.

In un terribile atto finale di amore, onore e giustizia insieme, Jonny-boy finalmente fa qualcosa in questa puntata (dopo essere stato più o meno inutile in tutto il corso di questa stagione, aver lanciato un paio di sguardi languidi in giro e aver ripetuto le stesse 3 battute in fila): uccide Daenerys. Una scena bella e potente, se solo avessimo visto davvero la tragedia della discesa di Dany nella pazzia. No, mi spiace, il discorso di Tyrion non basta a giustificare questo completo cambio di rotta del personaggio e vederla così fredda e del tutto priva di rimorso è, indovinate un po’? OUT. OF. CHARACTER. Comunque sia, Jon uccide Daenerys. E per questo viene punito. L’uomo che ha ucciso una pazza assassina. Punito. E l’uomo che gli ha chiesto di compiere il gesto no, lui diventa Primo Cavaliere. E l’uomo che pretendeva la sua testa dopo aver commesso, anche lui, delle terribili atrocità, viene accontentato nonostante non conti nulla a Westeros e sia comunque partito per Naath. Ma che delusione. Ma perché?

5. L’arma di Cechov: come finisce il Trono di Spade non ha narrativamente senso

Una delle regole fondamentali della narrativa di tutti i generi (romanzesca, cinematografica e anche televisiva) è la cosiddetta arma di Cechov. Lo scrittore Anton Cechov afferma che “se in un romanzo compare una pistola, bisogna che prima o poi qualcuno prema il grilletto“. Questa regola ovviamente non si applica solo alle armi vere e proprie: personaggi, oggetti, poteri, luoghi, profezie. Se vengono nominati in una storia, vanno usati. Se nessuno li usa, non c’è motivo di nominarli. Pensate a quanti oggetti, personaggi, interi plot point sono stati nominati in tutte le stagioni di Game of Thrones (e in particolare in quest’ultima) e non sono MAI serviti affinché la trama raggiungesse il finale. Giusto per citarne qualcuno: la profezia del Principe che fu Promesso; la gravidanza di Cersei; i libri che Sam ha rubato alla Cittadella; il potere sconfinato del Corvo con Tre Occhi; il pugnale che Arya dà a Sansa; la lista di Arya; l’esistenza e tutta la storyline del Re della Notte; la notizia che Jon sia in realtà Aegon Targaryen; la presenza di Bronn e di Yara in questa stagione. Ognuno di questi punti non ha contribuito IN NESSUN MODO al raggiungimento del finale.

6. I personaggi femminili nell’ultima puntata di Game of Thrones.

Per anni si è parlato delle donne come del vero motore del Trono di Spadee di George R. R. Martin come uno scrittore femminista. Il che è vero. Cito testualmente dal dizionario “Femminismo = la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l’identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona“. Ed è esattamente quello che fa Martin nei suoi libri. Ne Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ogni capitolo è narrato dal punto di vista di un personaggio. In una maniera priva di pregiudizi, che permette al lettore di mettere sullo stesso piano l’esperienza di vita della Regina dei Sette Regni e quella di un bambino storpio di 10 anni; i pensieri del Primo Cavaliere del Re e quelli di una mamma che desidera solo rivedere le proprie figlie; le azioni del più forte cavaliere di Westeros e quelle di una ragazzina spaventata, prigioniera della famiglia che ha ucciso suo padre. La narrazione ci insegna che ogni personaggio, anche il più apparentemente insignificante, ha una storia, un passato, un obiettivo e un futuro. Che sia uomo o donna, anziano o bambino. La serie tv porta il girl power al suo estremo, ci mostra tutti i personaggi femminili ascendere uno dopo l’altro a posizioni di potere, superando e poi eclissando quelli maschili in maniera eccessiva. E gioca sporco soprattutto con Arya e Brienne. I primi personaggi femminili in una serie mainstream a non avere niente di stereotipato. Sono forti e coraggiose, non sono per niente attraenti e a un certo punto conoscono entrambe l’amore. Solo per una puntata. Perché no, ma davvero credevi che una donna brutta e mascolina potesse essere amata dall’uomo più bello dei Sette Regni? Davvero credevi che una donna potesse conciliare il proprio spirito avventuroso con una vita sentimentale soddisfacente? Piccola ingenua!



7. I richiami al Signore degli Anelli.

George R. R. Martin non ha mai nascosto il suo amore per l’opera di Tolkien, che legge e rilegge assiduamente da quando aveva 13 anni. Lo stesso vale per uno dei registi più acclamati della serie tv, Miguel Sapochnik (quello ha diretto La Battaglia dei Bastardi e La Lunga Notte, per dire). E quindi nel decidere come sarebbe finito il Trono di Spade, è chiaro che siano stati fatti diversi omaggi alla serie madre del fantasy. Il Trono, come l’Anello, viene distrutto dal fuoco in quanto simbolo di un potere talmente sconfinato da corrompere chiunque gli si avvicini. La scena in cui Daenerys si vede di spalle mentre fa un discorso in Valyriano al suo (improvvisamente immenso?) esercito è identica a quella di Saruman ne Le Due Torri, ed entrambi i personaggi dai capelli bianchi platinati discendono nella follia. Il saluto dei personaggi che si dividono per prendere ognuno la propria strada ricorda da vicino il finale de Il Ritorno del Re.



8. I richiami alle stagioni precedenti.

Anche in quest’ultima puntata di Game of Thrones, numerosi sono stati i riferimenti alle scene passate. Jon tiene in braccio una Daenerys morente esattamente come aveva fatto con Ygritte; lei muore nello stesso punto in cui era morto suo padre per mano di Jaime; Jon ripete le parole di Maestro Aemon nella stagione 4 e Daenerys ripete il discorso che Khal Drogo e poi lei stessa avevano fatto riunendo i Khalasar per conquistare i Sette Regni; Tyrion sistema le sedie attorno al tavolo del concilio, esattamente come faceva quando il Cavaliere del Re era suo padre Tywin; Davos corregge un errore grammaticale di Bronn, ricordando l’abitudine di Re Stannis. La puntata poi si chiude esattamente come si era aperta la prima: con un gruppo di uomini che supera la Barriera.



9. I richiami ai libri.

Più sottili i riferimenti a scene e situazioni che avvengono solo nei libri de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e nei relativi spin-off. Per esempio, il comportamento di Drogon è più comprensibile per chi dopo aver letto i libri sa che, come tutti gli Stark hanno una sorta di legame spirituale con i propri metalupi, anche i Targaryen hanno lo stesso legame con i draghi. La scelta di bruciare il trono invece di uccidere Jon è probabilmente dettata da quel pezzetto di anima di Daenerys che vivrà per sempre nel suo drago. La scelta di Arya, invece, di partire alla scoperta di cosa c’è ad Ovest di Westeros, è la stessa di Elissa Farman nello spin-off Fuoco e Sangue. In una delle più belle scene dell’ultima puntata, Brienne, divenuta Lady Comandante della Guardia Reale (indossa anche un’armatura con il corvo, simbolo di Re Bran lo Spezzato), compila la pagina del Libro Bianco dei Confratelli riguardante Jaime Lannister. Nel raccontare le sue imprese, Brienne scrive una piccola bugia per rendergli giustizia. Jaime infatti non ha cavalcato verso sud per evitare un massacro nella capitale: voleva solo salvare Cersei. Nel quarto libro Banchetto di Corvi, Jaime fa lo stesso per lei. Essendo Lord Comandante della Guardia Reale in quel momento, scrive sulla stessa pagina di essere stato “consegnato sano e salvo ad Approdo del Re da Brienne, la vergine di Tarth“. Anche questa è una piccola bugia per rendere giustizia a Brienne: Jaime era già sano e salvo sulla strada del ritorno, ed è stato lui a tornare indietro a salvare lei dall’orso dopo “averla vista in sogno“. 



10. Come finisce il Trono di Spade: Cripples, Bastards and Broken Things.

Questo è il titolo di un episodio della prima stagione, il numero 1×04, che in italiano si chiama semplicemente Il Giuramento. Il titolo riprende la frase di Tyrion: “In fondo al cuore ho un debole per gli storpi, i bastardi e le cose spezzate“. Un leitmotiv che accompagna per intero questa saga in cui tutti i personaggi sono in un modo o in un altro spezzati fino al culmine, quando sul Trono di Spade si siede infine Bran lo Spezzato. Il cui soprannome gli è stato dato proprio da Tyrion.