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Partiamo da un concetto facile facile: un libro è un oggetto. Eh lo so, lo so, è dura ammetterlo. Ma un libro è un oggetto. Solo un oggetto, fatto di carta e altri materiali, stampato in una fabbrica, uguale identico ad altri milioni di libri fatti con la stessa carta, sui quali sono state stampate le stesse parole, nella stessa fabbrica. Ecco perché comprare libri usati non è sacrilegio.

Sì, caro lettore compulsivo che sta leggendo questo post, il tuo libro non è un oggetto sacro, non è una persona, non soffre se una sera dimentichi di metterlo a posto e il giorno dopo lo ritrovi sgualcito tra i cuscini del divano. E lo dico, lo sapete, da amante della letteratura. Amo, appunto, la letteratura. Quello che c’è DENTRO un libro e che non si modifica se si strappa la copertina, se fai le orecchie alle pagine perché non trovi un segnalibro nei paraggi e neanche se ci rovesci sopra del caffè.

Comprare libri usati non è peccato

Per il lettore compulsivo, quello vero eh, quello ossessionato non da un libro ma dal POSSEDERE un libro, quello che annusa le nuove copie in libreria (ragà smettetela, è inquietante ‘sta cosa), quello che se sfiori gli scaffali rigorosamente ordinati in camera sua sei morto, quello che se non hai un segnalibro a portata di mano e fai le orecchie hai compiuto un crimine contro l’umanità, il libro è un oggetto sacro.

Il libro è sacro? Nope.

Il punto non è la storia che c’è dentro, la scelta delle parole da parte dell’autore, la sensazione che ti ha trasmesso, la possibilità di relazionarsi con i personaggi e comprenderli, e amarli, e odiarli. Il punto è IL LIBRO. Oggetto sacro e venerato, oggetto non da usare ma da guardare.

Occhio: mi riferisco solo a una certa schiera di lettori, ovviamente. Quelli che anche se hanno odiato un libro lo tengono lì, sulla libreria, perché la copertina de L’eleganza del riccio è figa e far pensare che ami L’eleganza del riccio ti rende figo (io odio L’eleganza del riccio, che per caso si è capito?). Insomma, quelli che preferiscono la forma al contenuto.

La mia prima volta

Io sono sempre stata una che agli oggetti ci tiene poco, a qualunque oggetto. Una che butta la gonna di seta in lavatrice e se esce fuori tutta strappata pazienza, è solo una gonna. Una che mangia le patatine e poi tocca il cellulare e se sul cellulare restano le ditate pazienza, è solo un cellulare. Non avevo ancora iniziato, però, a comprare libri usati. Finché una mia amica (ciao baby, se mi leggi) mi ha regalato i primi 5 libri di Harry Potter. Io stavo malissimo, avevo appena avuto la diagnosi di fibromialgia, perso il lavoro ed ero tornata a casa con la coda tra le gambe e una cartella medica che non significava niente e allo stesso tempo significava qualcosa di terribile. E mi sentivo sola. E in una sera di gennaio, dopo la morte di Alan Rickman, ho scoperto l’esistenza di Harry Potter (sì, ok, sapevo dell’esistenza di Harry Potter ma non l’avevo mai visto né letto). Così lei mi ha portato i primi 5 libri della saga. Erano i suoi, li aveva letti da ragazzina e non le erano piaciuti, così se ne stavano a prendere polvere sulla sua libreria. Sulla mia hanno trovato nuova vita, sono rinati, hanno assolto il compito che i libri dovrebbero avere: mi hanno raccontato storie.

Dal contenitore al contenuto

Lo hanno fatto mentre ero a letto malata, incapace di reagire, e leggevo nelle posizioni più strane, stropicciando la copertina. Mentre il mio comodino era cosparso di scatole di farmaci, e così qualcuna di quelle è stata strappata per diventare segnalibro di fortuna. Mentre mi innamoravo di un personaggio (suvvia, sapete di chi sto parlando) e sottolineavo ogni sua battuta, ogni descrizione della sua voce e delle sue mani, perché rileggerle mi avrebbe calmata. In quei mesi, su quel letto, mi sono resa conto che mi ero persa un mondo nei primi 24 anni della mia vita, e non solo il mondo di Harry Potter. Mi ero persa quel mondo in cui un libro è un oggetto sì, ma un oggetto che va usato, va vissuto, va letto.

Cosa è cambiato quando ho cominciato a comprare libri usati

Ed è così che ho cominciato a comprare libri usati e la mia vita da lettrice è cambiata. Quegli oggetti non erano più sacre reliquie da adorare sull’altare della mia libreria, erano personaggi, messaggi, intenzioni, interpretazioni. Erano parole. E se quelle parole non avevano avuto effetto su un’altra persona (com’era capitato alla mia amica con Harry Potter) potevano averne su di me. Invece di rimanere, immacolati e spenti, sulle librerie altrui, potevano rivivere tra le mie mani. Così ho cominciato a spulciare i siti di Libraccio e Comprovendo Libri, il marketplace di Facebook e i gruppi dedicati alla compravendita di libri usati. Ho cominciato a fare i conti e a capire che potevo leggere un’intera saga spendendo l’equivalente di un solo libro nuovo. E questo non vuol dire che abbia smesso di comprare libri nuovi, solo che ci penso su prima di spendere il doppio per il mero piacere di possedere una cosa SOLO MIA.

Le sorprese dentro i libri usati

E mi sono resa conto che c’è un piacere diverso nel sapere che, invece, quella cosa è appartenuta ad altri. A volte le persone da cui compro libri usati non li hanno mai letti, mi spediscono il libro intonso e quasi come se non fosse mai stato aperto. A volte il libro è un po’ ingiallito, e mi chiedo dove abbia passato la sua vita precedente. In cantina, in garage, in un salotto impolverato? A volte trovo sorprese deliziose e inaspettate. Un disegno di Anakin e Obi Wan all’interno di Star Wars – La vendetta dei Sith, vergato da un bambino che poi è cresciuto e ha smesso di amare quella saga. Delle righe verticali sul dorso di Espiazione che dimostrano che sì, quel libro è stato letto. E non è piaciuto, e chissà chi è questa ragazza a cui non è piaciuto Espiazione, che cosa fa, cosa le piace invece, che carattere ha? Un bigliettino che dice “buona lettura“, con un segnalibro e la bustina di una tisana, dentro Chiamami col tuo nome. Perché hai venduto Chiamami col tuo nome, ragazza sconosciuta? Per te non è stata una buona lettura e ti auguri che invece lo sia per me? Mi hai mandato una tisana perché speri che mi faccia stare meglio, mentre mi raggomitolo sul divano con il tuo (il mio) libro tra le mani? Forse qualche goccia di quella tisana ci finirà, sulle pagine del libro, non posso prometterti niente.