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Dolce e Gabbana a Palermo: l’evento dell’estate, che è stato capace di dividere esattamente a metà l’opinione di giornalisti ed esperti del settore. L’alta moda del duo di stilisti siciliani (Dolce per nascita, Gabbana per scelta) è stata osannata e criticata in egual misura. I due hanno paralizzato Palermo e provincia per giorni con la serie di eventi dedicati alla collezione alta moda autunno inverno 2017-18. L’alta gioielleria ha aperto il mega evento, con gioielli che sono opere d’arte di pietre e cristalli, allegorie faunistiche del lusso e della decadenza, della gioia di vivere e dell’artigianalità che da sempre contraddistingue le creazioni Dolce e Gabbana. Poi è stata la volta dell’alta moda donna a Palermo, nella passerella a cielo aperto di Piazza Pretoria, poi dell’alta sartoria maschile a Monreale. Il tutto condito da giochi pirotecnici e concerti dal vivo, balli fino all’alba e fiumi di champagne per i selezionatissimi invitati che hanno ammirato (molti per la prima volta) la meraviglia di Palermo

Barocca e decadente, lussuosa e tragica, straripante di bellezza e di dolore, Palermo come tutta la Sicilia è da sempre la musa ispiratrice di Dolce e Gabbana che, a 32 anni dal loro debutto nel fashion system, sono tornati a casa. Criticati per uno stile, a detta di alcuni, eccessivo e sempre uguale da diversi anni, sono il simbolo di tutto ciò che è siciliano. La moda Dolce e Gabbana è eccesso e pudore, peccato e redenzione, devozione e trasgressione. In questi giorni a Palermo, che si concluderanno stasera con lo show finale, Dolce e Gabbana hanno colto l’essenza della sicilianità. La sfilata d’alta moda in piazza Pretoria (una scelta non casuale: la location è conosciuta come “piazza della vergogna” per la nudità delle splendide statue di marmo attorno alla fontana) si è aperta con una citazione al Gattopardo. Altro elemento di spicco della cultura siciliana, il romanzo che ha saputo raccontare la decadenza della società baronale ma anche il fulcro della mentalità mafiosa che avrebbe poi plasmato la nostra isola, è stato celebrato con uno splendido abito da sera ottocentesco. Le citazioni alle mille culture e dominazioni, che hanno attraversato la Sicilia lasciando segni indelebili, sono continuate in ball gown e minidress, tanto pizzo e ricami barocchi, passando per accenni allo street style e al casualwear, splendidi fiori e grandi, immense piume colorate. La parte finale della sfilata di Dolce e Gabbana a Palermo è stata infatti dedicata al simbolo siciliano per eccellenza: il carretto, con i suoi colori vibranti e i suoi racconti per immagini, le piume e i pon pon. 

Io vi capisco, voi che avete aspramente criticato tutto ciò che è stata questa settimana di celebrazioni di Dolce e Gabbana a Palermo. Chi indosserà mai quegli abiti, chi potrebbe reggere il peso di giganteschi copricapo piumati? Non lo so, ma fatto sta che appena terminata la sfilata c’era già la fila per accaparrarsi uno di questi costosi, costosissimi pezzi unici. Lo ha scritto Suzy Menkes sulle pagine di Vogue: alcuni look sono stati ordinati addirittura in contemporanea alla sfilata, in una discreta stanzetta appositamente allestita. Che vi sia piaciuta o che l’abbiate trovata un circo disordinato, cercate anche voi di capirci: per noi siciliani questa è l’ascesa della nostra isola dalle sabbie mobili di sangue e di fango, in cui per troppi anni è stata relegata, all’olimpo della cultura e della bellezza. Il posto che le spetta. 

Foto da Vogue.co.uk