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Come vi avevo promesso, ecco qui il racconto della seconda parte della mia giornata a Milano per la fasion week! (qui trovate la prima parte).

Dopo esserci separati da Giulia, io e Carlo abbiamo proseguito il nostro giro verso Via Montenapoleone, ed è inutile sottolineare quanti soldi ci sono passati sotto il naso, sotto forma di auto di lusso, pellicce e borsette di Prada XD. Abbiamo anche visto la redattrice di Tu Style, Carlotta Marioni, come sempre molto elegante e raffinata nella sua semplicit.

Infine abbiamo raggiunto la nostra ultima meta della giornata, forse la più importante: il Vogue Talents corner, all’interno del quale abbiamo partecipato alla Vogue experience: a conversation with…Stella Jean. Si trattava di un incontro q/a con la splendida stilista italo-haitiana fautrice negli ultimi anni di una vera e propria rivoluzione nel mondo della moda etnica. E’ stato un incontro interessante, costruttivo, nel quale non si è parlato solo di moda e del quale vi ripropongo i punti salienti. 

Stella ha iniziato raccontando come sia nata la sua carriera di stilista. Il suo primo approccio con la moda è stato come modella, ha definito questo lavoro “come quello di un soldato: ti dicono cosa fare e tu obbedisci”. Ma lei aveva un messaggio da lanciare, un urlo che proveniva dal suo disagio interiore: la sensazione di non appartenere a nessun popolo, la mancanza di collocabilit sia in Italia che ad Haiti. Solo dopo è venuta la ricerca estetica. Non avendo mai studiato moda, non sa disegnare i bozzetti per cui lavora direttamente con le stoffe, trascorrendo tantissimo tempo in laboratorio. “E’ una cosa che gli stilisti bravi non fanno”, confessa sorridendo. E’ una donna molto umile e sempre col sorriso sulle labbra racconta della sua vittoria a Who’s on next?, il concorso per giovani fashion designer indetto da Vogue Italia, nel 2011 dopo ben due bocciature. “Nelle prime due edizioni ho presentato modelli completamente diversi da quelli che vedete sfilare adesso. Cercavo di essere qualcun altro, di copiare ciò che facevano gli altri perché pensavo che avrebbe funzionato. Invece l’unica cosa che funziona, nella moda come in qualsiasi forma d’arte, è raccontare il proprio messaggio personale.” E così è nata Wax and stripes philosophy, la sua collezione che mixa stoffe e stampe d’ispirazione africana e tagli sartoriali della tradizione italiana. Perché la moda, secondo Stella, non va soltanto vista ma anche ascoltata. Oggi siamo sovraesposti a molteplici modelli estetici, soprattutto grazie alle grandi catene di distribuzione che lanciano una collezione a settimana. L’alta moda ha quindi bisogno di essere non solo esteticamente gradevole (cosa comunque indispensabile), ma anche portatrice di un messaggio. La sua moda racconta una storia personale, quella del raggiungimento di una propria collocabilit nel mondo come essere unico appartenente a due diverse culture, ma lancia anche un messaggio universale: “io posso rimanere fedele a me stessa, alla mia storia, alla mia cultura d’appartenenza, senza per questo rinunciare ad incontrare l’altro, la sua storia, la sua cultura”. Le collezioni non si ispirano soltanto all’Africa, ma grazie al progetto di collaborazione con l’International Trade Centre (agenzia specializzata dell’ONU), vengono anche utilizzati materiali provenienti dal continente nero, in particolare le stoffe dal Burkina Faso. La nuova collezione, quella che Stella ha presentato oggi a mezzogiorno a Milano, presenta due importanti novita’: una nuova ispirazione, questa volta proveniente dai colori, dai profumi, dalle forme del Giappone, e il lancio della collezione uomo. La stilista rivela che quest’ultimo è stato un passo difficile nel suo percorso professionale, “perché non permette le stranezze e l’eccentricita’ della moda donna”, ma che la grande fonte d’ispirazione è stato il padre, e le camicie della tradizione sartoriale torinese che indossava negli anni ’60. A Stella vengono rivolte varie domande, sia dal pubblico in sala che dalle lettrici di Vogue tramite twitter. A tutte risponde con molta schiettezza: mi sorprende per esempio, quando parlando di multiculturalita’ nella scelta dei modelli per le sue sfilate dice: “il mondo sta cambiando, la multiculturalita’ è un dato di fatto e prima o poi sara’ normale vedere modelle nere sfilare in passerella a Milano. Quando faccio i casting spero sempre che si presentino modelle con tratti somatici e colori molto differenti, e se magari si presentano solo due modelle nere le prendo. Sì, uso la parola “nere” e non “di colore”: d’altra parte, si usa un giro di parole per dire che una persona è bianca? No! Se è bianca è bianca, se è nera è nera!”. 

Infine, una ragazza che come me sogna di diventare giornalista, le chiede se anche in questo campo, come nel suo, sia possibile andare avanti e trovare buone occasioni di lavoro nonostante le tante porte sbattute in faccia. Vi lascio con la risposta di Stella, e con alcune foto dell’evento e dei suoi abiti:

“In qualunque campo, se credi nelle tue capacita’, se credi di avere qualcosa di tuo da dare, un messaggio personale da lanciare, non devi arrenderti! Bussa a tutte le porte, una, dieci cento volte: prima o poi, anche solo per sfinimento, qualcuno ti aprira’!”